Fonte: Climate&Capitalism - 27.07.2024

Ottava parte di un articolo sulle cause e le implicazioni dell’entrata del capitalismo globale in un'epoca in cui le malattie infettive sono sempre più diffuse. Le mie opinioni sono soggette a continui dibattiti e verifiche pratiche. Attendo vostri commenti, critiche e correzioni.

[Parte 1] [Parte 2] [Parte 3] [Parte 4] [Parte 5] [Parte 6] [Parte 7]



Calore mortale

I precedenti articoli di questa serie si sono concentrati su due tendenze globali che stanno alimentando nella nostra epoca l'emergere di nuove malattie virali. La deforestazione e la crescita urbana hanno ridotto o eliminato le barriere naturali che impedivano, in gran parte, le propagazioni dei virus dalla fauna selvatica agli animali da allevamento e all'uomo, mentre la concentrazione del bestiame negli allevamenti ha creato ambienti ideali per l'evoluzione di questi virus in forme più contagiose e letali.

Un resoconto completo delle nuove piaghe del capitalismo deve includere anche l'impatto della crisi climatica globale. Il solitamente cauto Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), conclude [il Report del 2022] sostenendo che, con un'altissima probabilità, «i rischi climatici stanno contribuendo sempre più a un numero crescente di esiti negativi per la salute».

«La variabilità e il cambiamento del clima (compresi temperatura, umidità relativa e precipitazioni) e la mobilità delle popolazioni sono significativamente e positivamente associati agli aumenti osservati della dengue a livello globale; del virus chikungunya in Asia, America Latina, Nord America ed Europa (alta probabilità); del vettore della malattia di Lyme Ixodes scapularis in Nord America (alta probabilità); e del vettore della malattia di Lyme e dell'encefalite da zecche Ixodes ricinus in Europa (media probabilità). Temperature più elevate (probabilità molto alta), forti precipitazioni (probabilità alta) e inondazioni (probabilità media) sono associate a un aumento delle malattie diarroiche nelle regioni colpite, tra cui il colera (probabilità molto alta), altre infezioni gastrointestinali (alta probabilità) e malattie di origine alimentare dovute a Salmonella e Campylobacter (media probabilità)».[1]

In effetti, come sottolinea Colin Carlson del Center for Global Health Science and Security della Georgetown University, «i cambiamenti climatici causati dall'uomo hanno già provocato una morte di massa su scala simile a una pandemia».

«Escludendo la COVID-19... il cambiamento climatico ha superato il numero di morti di tutte le emergenze sanitarie riconosciute dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e di rilevanza internazionale. Ogni anno, i cambiamenti climatici uccidono un numero di persone quattordici volte superiore a quello dell'epidemia di Ebola del 2014 in Africa occidentale».[2]

I risultati mortali del cambiamento climatico includono inondazioni, incendi boschivi e siccità, ma in questa serie [di articoli] ci concentriamo sulle malattie corporee. A questo proposito, le principali minacce del riscaldamento globale per la salute umana riguardano le ondate di calore potenzialmente letali, l'ampliamento della gamma dei vettori e l'alterazione del viroma globale.*

Ondate di calore

Se non si interviene in modo deciso per ridurre le emissioni di gas serra, il cambiamento climatico renderà col tempo inabitabili ampie zone della Terra, caratterizzate per la maggior parte, o la totalità dell'anno, da temperature a cui il metabolismo umano non può sopravvivere. Ma il percorso verso Hothouse Earth [Terra-serra] non è lineare. In assenza di una catastrofe generalizzata, stiamo già assistendo a un numero sempre maggiore di ondate di calore – intervalli di temperature estreme che possono causare esaurimento da calore, crampi da calore e colpi di calore, spesso portando a morte prematura. Tra il 1990 e il 2019, le ondate di calore della durata di due o più giorni hanno causato oltre 153.000 morti in più all'anno. Quasi la metà dei decessi si è verificata in Asia e circa un terzo in Europa.[3] Una sola ondata di calore europea, nel 2022, ha ucciso 62.000 persone.

Poiché le ondate di calore aumentano in frequenza, durata e intensità, colpiscono ogni anno un numero maggiore di persone. Il Countdown on Health and Climate Change di «Lancet», la valutazione più completa sull'argomento, ci dice che:

«Gli adulti di età superiore ai 65 anni e i neonati di età inferiore a un anno, per i quali il caldo estremo può essere particolarmente pericoloso per la vita, sono oggi esposti a un numero di giorni di ondate di calore doppio rispetto a quello che avrebbero sperimentato nel 1986-2005.... Nel 2020, oltre il 60% dei giorni in cui ci sono state temperature elevate, minacciose per la salute, hanno avuto una probabilità più che doppia di manifestarsi a causa dei cambiamenti climatici antropogenici, e i decessi, legati al caldo, delle persone di età superiore ai 65 anni sono aumentati dell'85% rispetto al periodo 1990-2000».[4]

Il rapporto di «Lancet» prevede che, anche se l'aumento della temperatura globale sarà mantenuto a poco meno di 2°C, ci sarà comunque un aumento dell'1120% dell'esposizione alle ondate di calore per le persone con più di 65 anni entro il 2041-2060, e un aumento del 2510% entro il 2080-2100. «In uno scenario di assenza di ulteriori misure di mitigazione, gli aumenti previsti sono ancora più elevati, salendo al 1670% entro la metà del secolo e al 6311% entro il 2080-2100».[5]

Senza considerevoli impegni di mitigazione, si prevede che un aumento della temperatura globale di poco meno di 2°C causerà un aumento del 370% dei decessi annuali legati al caldo entro il 2050.[6]


Fonte:
«Lancet» 2023, Countdown on Health and Climate Change

 

Gamma di vettori

Circa il 17% di tutte le malattie infettive, e oltre il 30% delle malattie infettive emergenti, sono diffuse da vettori – insetti, zecche e altri organismi che trasportano parassiti, batteri o virus da esseri umani o animali infetti a esseri umani non infetti. L'esempio più noto e mortale è la malaria: trasmessa dalle zanzare, uccide ogni anno oltre 400.000 persone, soprattutto bambini sotto i cinque anni. Altre malattie trasmesse dalle zanzare sono la dengue, il virus del Nilo occidentale, la chikungunya, la febbre gialla, l'encefalite, la Zika e la febbre della Rift Valley.

Con l'aumento delle temperature globali, le aree geografiche in cui le zanzare e le zecche portatrici di malattie possono sopravvivere e riprodursi si stanno espandendo, esponendo un numero sempre maggiore di persone alle infezioni. Il virus del Nilo occidentale, un tempo limitato a parti dell'Africa centrale, è ora presente in Nord America e in Europa. I casi di febbre dengue sono raddoppiati ogni decennio dal 1990 – «The Lancet» stima che «quasi la metà della popolazione mondiale è ora a rischio di questa malattia potenzialmente letale».[7]

Entro la metà del secolo, un aumento della temperatura globale di soli 2°C causerà un'espansione del 23% delle aree del mondo in cui le zanzare della malaria possono prosperare,[8] e almeno cinquecento milioni di persone, precedentemente fuori portata, saranno esposte alle zanzare che trasmettono dengue, chikunguyna, Zika e altri agenti patogeni.[9]

Interruzione del viroma

Come abbiamo visto, la maggior parte delle nuove malattie emergenti sono zoonotiche: hanno avuto origine negli animali selvatici e sono passate, spesso attraverso specie intermedie, all'uomo.

Si conoscono circa 263 virus che infettano l'uomo.[10] Sebbene abbiano causato danni enormi, sono una piccola frazione della minaccia virale. «Almeno 10.000 specie di virus hanno la capacità di infettare l'uomo, ma attualmente la maggior parte circola silenziosamente nei mammiferi selvatici».[11] Per millenni, ogni gruppo di virus ha circolato solo tra poche specie di mammiferi, semplicemente perché c'era poca sovrapposizione tra gli areali [aree di distribuzione] di molte specie.

Ora, però, i cambiamenti climatici stanno costringendo gli animali a diffondersi o ad abbandonare i loro territori tradizionali, portando con sé i virus.

«Anche nel migliore dei casi, si prevede che gli areali geografici di molte specie si sposteranno di un centinaio di chilometri o più nel prossimo secolo. In questo processo, molti animali porteranno i loro parassiti e patogeni in nuovi ambienti. Ciò rappresenta una minaccia misurabile per la salute globale».[12]

In un importante studio pubblicato su Nature nel 2021, Colin Carlson, Greg Alpery e i loro collaboratori hanno mappato i probabili spostamenti geografici di 3.129 specie di mammiferi fino al 2070.

Hanno scoperto che anche con un riscaldamento moderato, centinaia di migliaia di animali che non hanno mai interagito prima si incontreranno, portando ad almeno «quindicimila casi di trasmissione interspecifica di almeno un nuovo virus (ma potenzialmente molti di più) tra una coppia di specie ospiti selvatiche»[13] La riduzione delle foreste e delle aree selvagge fa sì che le nuove aree di diffusione ed evoluzione virale dei mammiferi saranno probabilmente vicine ai centri di popolazione umana e alle fattorie. Questo a sua volta aumenterà la probabilità che nuove malattie zoonotiche infettino gli esseri umani.

«Gli effetti del cambiamento climatico sui modelli di condivisione virale dei mammiferi sono probabilmente destinati a produrre a cascata la futura comparsa di virus zoonotici. Tra le migliaia di eventi di condivisione virale previsti, è probabile che alcune delle zoonosi a più alto rischio, o potenziali, trovino nuovi ospiti. Le stesse regole generali per la trasmissione interspecifica spiegano i modelli di spillover per le zoonosi emergenti, e le specie virali che riescono a passare con successo da una specie all'altra hanno la più alta propensione all'emergere di zoonosi. ...

«Il cambiamento climatico potrebbe facilmente diventare la forza antropica dominante nella trasmissione virale interspecifica, che avrà senza dubbio un effetto conseguente sulla salute umana e sul rischio di pandemia».[14]

In  particolare, lo studio ha rilevato che, sebbene le migrazioni [di virus] continueranno per tutto il prossimo secolo, «la maggior parte dei primi incontri avverrà nel periodo 2011-2040».[15]

In breve, il cambiamento climatico sta già costringendo a una ridistribuzione globale della fauna selvatica, portando migliaia di virus potenzialmente patogeni a un contatto più ravvicinato con l'uomo. Nei prossimi anni, il viroma globale, notevolmente disturbato, sarà più pericoloso che mai.

Come ha dichiarato Alpery al Guardian, «questo lavoro fornisce ulteriori prove inconfutabili che i prossimi decenni non saranno solo più caldi, ma anche più malati».[16]

 

Note

[1] Intergovernmental Panel On Climate Change (IPCC), Climate Change 2022 – Impacts, Adaptation and Vulnerability: Working Group II Contribution to the Sixth Assessment Report of the Intergovernmental Panel on Climate Change, Cambridge University Press, 2023, p. 1045.

[2] Colin J. Carlson, After Millions of Preventable Deaths, Climate Change Must Be Treated like a Health Emergency, «Nature Medicine» 30, no. 3, Marzo 2024, pp. 622-623.

[3] Qi Zhao et al., Global, Regional, and National Burden of Mortality Associated with Non-Optimal Ambient Temperatures from 2000 to 2019: A Three-Stage Modelling Study, «The Lancet Planetary Health»5, no. 7,Luglio 2021, e415-25.

[4] The 2023 Report of the «Lancet» Countdown on Health and Climate Change: The Imperative for a Health-Centred Response in a World Facing Irreversible Harms, «The Lancet» 402, no. 10419, Dicembre 2023, p. 1.

[5] Ibid., p. 13.

[6] Ibid., p. 2.

[7] Ibid., p. 17.

[8] Ibid., p. 17.

[9] Sadie J. Ryan et al., Global Expansion and Redistribution of Aedes-Borne Virus Transmission Risk with Climate Change, «PLOS Neglected Tropical Diseases» 13, no. 3,28 Marzo 2019, e0007213.

[10] Dennis Carroll et al., The Global Virome Project, «Science» 359, no. 6378, 23 Febbraio 2018, pp. 872-74.

[11] Colin J. Carlson et al., Climate Change Increases Cross-Species Viral Transmission Risk, «Nature» 607, no. 7919, 21 Luglio 2022, pp. 555-62.

[12] Ibid., p. 555.

[13] Ibid., p. 558.

[14] Ibid., pp. 559, 561.

[15] Ibid., p. 560.

[16] Oliver Milman, Potentially Devastating’: Climate Crisis May Fuel Future Pandemics, The Guardian, 28Aprile 2022.

* N.d.T. Per «viroma globale» s’intende la totalità di tutti i virus che colonizzano un particolare ambiente o il nostro pianeta. Il termine si usa anche in riferimento all’uomo, in tal caso con «viroma umano» si indica la totalità di tutti i virus che colonizzano il nostro corpo.


Ian Angus

Traduzione di Alessandro Cocuzza

Fonte: Climate&Capitalism 27.07.2024


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