Fonte: Antagonism Press - 20.10.1999

Il comunismo non è la dominazione della natura, quanto il riconciliarcisi e quindi il rigenerare la natura: gli esseri umani non trattano più la natura meramente come un oggetto per il proprio sviluppo, come un qualcosa di utile,ma come un soggetto... non separato da loro, non foss’altro che perché la natura è in loro stessi. (Jacques Camatte)

Questo è un testo che ci auguriamo possa affacciarsi su due direzioni. Da una parte, speriamo che venga letto da persone interessate alla liberazione animale che desiderino considerare il motivo per cui esiste e come funziona lo sfruttamento degli animali. Dall'altra, speriamo venga letto da quanti si definiscono anarchici o comunisti e o non considerano affatto la liberazione animale, o simpatizzano personalmente per essa, ma non vedono come si possa collegare ad una posizione politica più ampia. Mentre sono sempre esistiti gruppi e individui con i piedi in entrambe le staffe, per la maggior parte la discussione tra le persone coinvolte nella liberazione animale e nel comunismo sono state di derisione.

Il "dibattito" esistente consiste principalmente in offese e raramente si spinge al di là di commenti del genere "Hitler era vegetariano" (in realtà, non lo era: si iniettava "sangue di toro" nei testicoli, e se fosse stato vegetariano, significherebbe che non si può essere contemporaneamente comunisti e pittori paesaggisti, o austriaci?). Noi speriamo di promuovere l'inizio di un vero dibattito riguardo alla relazione tra "questione animale" e "questione sociale". Questo testo non pretende di fornire tutte le risposte o di essere un "manifesto comunista" per gli animali, ma pensiamo che affronti alcune questioni basilari.

[...] Con l'abolizione del capitalismo, gli interessi dell'industria zootecnica non esisterebbero più; non esisterebbe la propaganda delle aziende che vendono carne. Il processo produttivo degli alimenti di origine animale non sarebbe più mistificato: sarebbe trasparente. Anziché in base all’aspetto delle confezioni che si trovano nei supermercati, le persone potrebbero decidere se mangiare prodotti di origine animale in base ad una chiara comprensione degli effetti che questi hanno sulla loro salute e sulla società, oltre che su cosa comportano per gli animali. Ciò avverrebbe nel contesto di un processo di radicale cambiamento che implicherebbe la messa in discussione di gran parte di ciò che viene considerato “normale” nella vita quotidiana. Potremmo anche aspettarci l’eliminazione della violenza sistematica attualmente insita nei rapporti umani e la generazione di una società generalmente più compassionevole. Come componenti del sistema industriale, gli allevamenti intensivi scomparirebbero: chi vorrebbe lavorarci?

Antagonism Press
ottobre 1999

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