Nel giugno 2020, mentre il continente americano era in piena crisi COVID-19, 116 lavoratori agricoli hanno lasciato la Giamaica per gli Stati Uniti nell'ambito di un programma di lavoro stagionale. Erano destinati alla Gebbers Farm a Washington per prendere parte al raccolto delle mele.

Il ministro del lavoro e della sicurezza sociale della Giamaica ha elogiato il programma come un eccellente esempio della forza dei legami USA-Giamaica e un'ancora di salvezza sia per i lavoratori giamaicani che per l'economia nazionale. L'ambasciatore degli Stati Uniti in Giamaica ha affermato che il programma è stato vantaggioso per tutti, una partnership di grande efficacia. In un'intervista ad uno degli agricoltori in partenza, un giornalista di Loop Jamaica ha chiesto: "Come si sente la tua famiglia per il fatto che li lasci in questo momento?" L'agricoltore ha risposto: "Se rimango in Giamaica, probabilmente i ragazzi non avranno i libri di scuola per tornare al liceo a settembre, ho parlato con loro e il fattore di rischio c'è, ma un rischio che devo correre". [1]

Nel bel mezzo di questa pandemia globale, centinaia di migliaia di giamaicani, portoricani, messicani, sudafricani e altre persone provenienti da paesi colonizzati e precedentemente colonizzati nella periferia del mondo stanno lavorando nelle fattorie di tutto il Nord America e l’Europa per rifornire gli scaffali dei negozi di alimentari [2]. Molto prima del COVID-19, erano costretti a vivere in condizioni antigieniche, di sovraffollamento e in assenza di sicurezza. Oltre a non ricevere sufficienti dispositivi di protezione individuale, le condizioni dei lavoratori aggravano ulteriormente la diffusione del virus [3]. In Canada almeno seicento braccianti migranti hanno contratto il virus da quando sono arrivati ​​nel Paese e almeno due, entrambi messicani, sono morti [4]. Questi lavoratori, neri e latini, così come altri lavoratori non bianchi razzializzati, sono stati ora considerati essenziali, quindi devono ancora presentarsi al lavoro nonostante gli ordini di rimanere a casa. Sebbene considerati essenziali, sono anche trattati come sacrificabili, poiché molti non ottengono congedo retribuito per malattia, non hanno accesso all'assistenza o all'assicurazione sanitaria, mentre coloro che sono privi di documenti devono ancora affrontare la minaccia di espulsione.

La pandemia di COVID-19 ha messo in risalto i profondi problemi strutturali che colpiscono i lavoratori razzializzati non bianchi sia al centro che alla periferia. Tuttavia, molte analisi scientifiche dell'economia politica globale, almeno nell'era pre-COVID, sono o neutre dal punto di vista della razzializzazione o volontariamente indifferenti al trattamento delle disuguaglianze globali su base etnica. Anche se affrontano l'eredità del colonialismo, ignorano le logiche “razziali” in corso e l'oppressione ivi incorporata. Come possiamo capire l’incessante sfruttamento massivo del lavoro dei neri e di altri lavoratori non bianchi distinti su base etnica nel centro e nella periferia? Gli approcci prevalenti al capitalismo non sono sufficienti. È urgente che ancoriamo le nostre analisi al concetto di capitalismo razziale, elemento che ci aiuta a comprendere meglio le forze che guidano l’economia politica globale.


Pensatori neri radicali e capitalismo razziale

 Sebbene ancora ai margini, abbiamo assistito a un recente aumento dell'utilizzo del termine capitalismo razziale nelle scienze sociali. Il termine è stato reso popolare dall’opera fondamentale di Cedric Robinson Black Marxism pubblicata nel 1983. Tuttavia, il quadro di riferimento del capitalismo razziale risale all’indietro nel tempo, all'inizio del XX secolo, a pensatori radicali neri come Esther Cooper Jackson e W. E. B. Du Bois, a Oliver Cromwell Cox ed Eric Williams, fino a contemporanei come Ruth Wilson Gilmore. Capitalismo razziale si riferisce agli intrecci reciprocamente costitutivi dello sfruttamento razzializzato e coloniale all'interno del processo di accumulazione del capitale. Secondo questo quadro di riferimento, il capitalismo come lo conosciamo oggi, non sarebbe stato possibile se non a causa dell'imperialismo, del colonialismo, della schiavitù razziale, dell’espropriazione e del super-sfruttamento. L'accumulazione di capitale non sarebbe oggi possibile se non a causa di queste logiche ancora in atto. Questo filone di studi, quindi, prefigurava la teoria della dipendenza e dei sistemi mondiali spiegando come l'imperialismo e la colonizzazione creassero un sistema di scambio ineguale in cui la periferia è impoverita poiché fornisce, volgarmente parlando, lavoro razzializzato sottopagato (e schiavizzato) e materie prime al centro che si arricchisce.

Le teorie del capitalismo razziale evidenziano anche la centralità della “razza” rispetto all'accumulazione di capitale. Sostengono che il capitale e gli stati capitalisti assicurano la massimizzazione del profitto non semplicemente "Rendendo il lavoro astratto", come teorizzava Karl Marx, ma legando i profitti a ciò che Lisa Lowe ha definito "la produzione sociale della differenza" che include “razza”, sesso e nazionalità [5]. Du Bois ha descritto sia il carattere razziale e coloniale del capitalismo sia il modo in cui un'incredibile accumulazione di capitale è stata ottenuta attraverso il super-sfruttamento delle cosiddette “razze scure” presenti nel mondo e al centro.

“Quell'oscuro e vasto mare di lavoro umano in Cina e India, nei mari del Sud e in tutta l'Africa; nelle Indie Occidentali, in America Centrale e negli Stati Uniti - la grande maggioranza dell'umanità, sulle cui schiene piegate e spezzate poggiano oggi le pietre fondanti della moderna industria - condivide un destino comune; è disprezzato e rifiutato a causa del proprio colore e origine; pagato con salario inferiore a quello che garantisce un livello di vita dignitosa; cacciato, picchiato, imprigionato e di fatto ridotto in schiavitù; genera la materie prime e il lusso del mondo: cotone, lana, caffè, tè, cacao, olio di palma, fibre, spezie, gomma, seta, legname, rame, oro, diamanti, cuoio: - e fin dove arriverà questa lista? Tutto ciò viene raccolto ai prezzi più bassi possibili, fabbricati, trasformati e trasportati a guadagni favolosi; e la ricchezza risultante è distribuita e ostentata, e ha posto le basi del potere mondiale, del dominio universale e dell'arroganza armata di Londra e Parigi, Berlino e Roma, New York e Rio de Janeiro.… Dallo sfruttamento del proletariato nero arriva il plusvalore rubato alle bestie umane, cosa che, nelle terre messe a coltura, viene nascosto dalle macchine e dal controllo dell’energia” [6].

 La creazione di lavoratori "inferiori", "neri" e diversamente razzializzati nelle regioni colonizzate e periferiche del mondo - attraverso la schiavitù, l'espropriazione, lo sfruttamento, e il degrado generale - ha facilitato l’industrializzazione e la creazione di "lavoratori bianchi", nel momento in cui i contadini in Europa sono passati dal lavoro agricolo a quello in fabbrica [7]. La negritudine, in particolare, era e rimane, come afferma Charisse Burden-Stelly, “una categoria estesa di ricavo essenziale di plusvalore per una serie di funzioni politico-economiche, inclusa l'accumulazione, disaccumulazione, debito, obsolescenza programmata e assorbimento degli oneri delle crisi economiche" [8]. Pertanto, come ha scritto Du Bois, l'operaio nero era “La pietra fondante di un nuovo sistema economico del diciannovesimo secolo e per il mondo moderno" [9]. Inoltre, femministe marxiste come Claudia Jones negli anni Quaranta e molte altre oggi sostengono che le donne nere affrontano un'oppressione tripla o interconnessa nel sistema capitalista razziale, lungo gli assi di “razza”, classe e genere [10]. “Razza” e colonialismo, sostengono, strutturano lo sfruttamento dei lavoratori chiarendo come né l'induzione al lavoro né il plusvalore creato da tutti i lavoratori sia il medesimo. In tal modo, specificano perché lo sfruttamento capitalista è più intenso e brutale per i lavoratori di colore. Attraverso il quadro storico e strutturale del capitalismo razziale possiamo analizzare sia come l'accumulazione di capitale dipende da questa divisione razzializzata globale del lavoro, sia chi ne è sproporzionatamente colpito.

In che modo il capitalismo razziale ci aiuta a comprendere l'economia politica globale nel tempo del COVID-19? Esso storicizza la pandemia all'interno del lungo periodo del capitalismo razziale e mostra i meccanismi con cui il COVID-19 ha esacerbato le strutturali disuguaglianze razziali e coloniali già in essere e alla base dell'economia globale. Il capitale e gli stati hanno ritenuto "essenziale" il lavoro razzializzato nero e di altri non bianchi per il mantenimento dei profitti. I paesi del centro continuano a richiedere questi lavoratori sia all'interno dei loro paesi che nella periferia globale per garantire produzione e profitti continui in quasi tutti gli ambiti, esacerbando così le disuguaglianze razziali ed economiche sia all'interno che tra i paesi. Allo stesso tempo, gli stati razziali neoliberisti stanno ulteriormente marginalizzando questi stessi lavoratori escludendoli dalle protezioni sociali tanto necessarie per far fronte agli impatti del COVID 19 sulla loro salute, reddito e benessere generale. Infine, la letteratura sul capitalismo razziale illumina il motivo per cui, nonostante queste terribili condizioni sociali ed economiche, i lavoratori bianchi continuano a rifiutare di unirsi a un movimento antirazzista multietnico per la liberazione dall'imperialismo e dallo sfruttamento razziale capitalista.


L’inasprimento delle diseguaglianze su base razziale dentro e fra le nazion
i

Durante questa pandemia i miliardari hanno visto aumentare la propria ricchezza in proporzione [11]. Allo stesso tempo, i neri e altri lavoratori razzializzati non bianchi hanno giocato un ruolo sproporzionato nel mantenere il capitalismo in funzione. In tal modo, sperimentano una maggiore esposizione a malattie, maggiori rischi per la salute e, paradossalmente, maggiore precarietà economica. Già sovra rappresentati nel settore dei servizi: trasporti, assistenza sanitaria, preparazione del cibo, servizio di pulizia e manutenzione di edifici e terreni, cura e assistenza alla persona: a questi lavoratori, prevalentemente neri, latini, indigeni, arabi e asiatici, è stato richiesto di continuare a lavorare per fornire beni e servizi [12]. Questi sono anche i comparti industriali che devono affrontare il maggior numero di licenziamenti [13]. Allo stesso modo i magazzinieri e gli addetti alle consegne razzializzati di Amazon hanno assicurato la prosecuzione del commercio elettronico e della fornitura alimentare durante la pandemia, nonostante la mancanza di un adeguato distanziamento sociale, dispositivi di protezione individuale e igiene [14]. A New York City, il 75% di tutti i lavoratori in prima linea sono persone di colore [15]. All'incrocio tra razza, sesso e classe, le donne di colore hanno molte più probabilità di avere lavori ritenuti essenziali e in prima linea, inclusi cassieri, personale di custodia, infermieri, assistenti domestici, personale domestico, di assistenza e altro ancora [16]. In particolare, per quanto riguarda i lavoratori della sanità, i casi e le morti di COVID-19 corrispondono, per i lavori di questo settore, alle disparità razziali e di genere pre-COVID-19 [17]. Questi lavoratori sono costretti a rischiare la vita non solo per mantenere in vita gli altri attraverso il cibo, la salute, e i servizi igienico-sanitari, ma anche per garantire la continuazione di attività commerciali spesso non essenziali. Anche nello sport, c'era un'ostinata insistenza sul fatto che il basket statunitense e gli atleti del football, ad esempio, che sono prevalentemente neri, dovessero proseguire l’attività durante la pandemia, generando profitti per i proprietari di squadre e fornendo intrattenimento sportivo ai privilegiati che potevano permettersi di lavorare da casa [18].

Allo stesso modo, i lavoratori razzializzati dei paesi periferici vengono reclutati nel centro per aiutare i paesi del Nord America ed europei a gestire le cure e a ottenere persino maggiori profitti durante la pandemia. Donne asiatiche, caraibiche, dell’America centrale e meridionale e dell’Africa rappresentavano il 75% di tutti gli operatori sanitari nati all'estero nel 2018 e l'83% di tutti gli infermieri professionisti nati all'estero e presenti negli Stati Uniti [19]. Le assistenti infermiere diplomate, ad esempio, tendono ad essere donne di colore, e per lo più donne nere, e Il 20% di queste donne di colore nasce fuori dagli Stati Uniti [20]. L'industria alimentare offre un quadro simile. Uno studio sulla produzione alimentare ha rilevato che su 1,87 milioni di posti di lavoro in aziende in prima linea nella produzione agricola e nella trasformazione degli alimenti in dieci industrie negli Stati Uniti, 790.000 sono operai immigrati, di cui nove su dieci sono latini [21]. Allo stesso modo, in Italia, la quota maggiore di lavoratori stagionali provengono da Africa e Medio Oriente, tra cui Burkina Faso, Ghana, Mali, Marocco e Tunisia [22]. Inoltre, secondo le stime del 2019, ci sono circa 560.000 migranti che lavorano in Italia senza permesso di lavoro o documenti di soggiorno [23].

Non sorprende, quindi, che in Nord America, Europa e Brasile, siano proprio queste persone, in particolare le popolazioni africane e di origine africana che già vivono sotto il peso di secoli di supremazia bianca e razzismo strutturale, a morire in misura sproporzionata a causa del virus [24]. Questi lavoratori a causa della costrizione al lavoro spinta dal bisogno e per i salari bassi sono più esposti di altri. Le strutture che accolgono lavoratori agricoli e gli impianti di lavorazione della carne sono stati luoghi di orribili focolai di COVID-19 [25]. Inoltre, i decessi per COVID-19 si verificano più frequentemente tra i pazienti che hanno comorbidità, come l'ipertensione e il diabete. Negli Stati Uniti la segregazione residenziale, l’allocazione ineguale delle risorse basata sulla “razza”, esclusione dagli alloggi, e l'accesso inadeguato all'assistenza sanitaria sono tutti fattori di comorbidità che rendono neri e altre popolazioni razzializzate non bianche più esposte all’infezione da COVID-19 [26]. L’imposizione di restrizioni domiciliari non aiutano necessariamente questi lavoratori, come ad esempio lavoratori neri e altre popolazioni minoritarie poiché essi tendono a trovare alloggio e scuole in ambienti con molta più presenza di inquinanti e meno accesso a cibo nutriente [27]. Questi sono risultati che hanno radici e collegamento con un razzismo strutturale e il ricavo di manodopera razzializzata dove si uniscono redlining, segregazione residenziale e scolastica sul modello Leggi di Jim Crow e servizi pubblici sottofinanziati nelle e per le comunità abitate da minoranze, un diretto ritorno al periodo della schiavitù dei lavoratori africani e di discendenza africana. Attraverso il quadro del capitalismo razziale, possiamo analizzare come l'attuale accumulazione di capitale nel periodo COVID dipende ancora da questo sfruttamento razzializzato e coloniale, e continua a plasmare chi ne subisce gli effetti più negativi.

Così, nonostante il fatto che in generale, e fino ad ora, molti paesi africani e caraibici abbiano fatto molto bene nel contenere la diffusione del virus COVID-19 e ridurre al minimo il numero di vittime, lo sfruttamento capitalista rinforza e intensifica i modelli di dominazione coloniale globale e super sfruttamento razziale in paesi periferici in questa e in altre aree. Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, i paesi dell'Africa e dei Caraibi hanno relativamente superato gli stati nordamericani ed europei. A partire da dicembre 2020, la Giamaica, per esempio, ha segnalato 12.684 casi confermati e 294 decessi. Allo stesso modo, St. Vincent e Grenadine, Grenada, Dominica e St. Kitts e Nevis hanno casi che vanno da 30 a 116 e non hanno registrato un solo decesso per COVID. Certo, la Repubblica Dominicana si distingue con 165.940 casi confermati e 2.404 decessi, ma questa è una chiara eccezione rispetto alla tendenza generale. Una tendenza simile esiste per i paesi africani. Il Sudafrica si distingue con 994.911 casi cumulativi e 26.521 decessi, ma altri dati variano da 122.413 casi e 1.901 morti in Etiopia e 83.576 casi e 1.247 morti in Nigeria, a 22.081 casi e 133 morti in Costa d'Avorio e 524 casi e 10 morti alle Mauritius. Ci sono molti motivi per essere cauti su questi numeri. Ci sono problemi con i test e il monitoraggio. Tuttavia, il test e il monitoraggio rappresentano una sfida per numerosi paesi, in particolare gli Stati Uniti. Di fatto, è chiaro che molti paesi della periferia del mondo hanno evitato che grandi masse di persone fossero colpite da sintomi correlati al COVID senza nemmeno sperimentare l’aumento dei tassi di mortalità che affliggono il Nord America e i paesi europei [28].

All'inizio della pandemia, mentre i governi europei e nordamericani non sapevano come gestire la malattia, con neri e altre persone razzializzate all'interno di quegli stessi paesi ricoverati in ospedale e con tassi di mortalità sproporzionatamente alti, è stata una sorpresa vedere come i paesi a maggioranza nera non stavano solo gestendo meglio del previsto, ma sovraperformando il centro occidentale dell’Impero. Abbondano ipotesi per spiegare la performance dei paesi africani e caraibici, dalla struttura per età della popolazione, a fattori climatici legati alla temperatura e all'umidità, fino a coloro che reificano la “razza” alla ricerca del nesso di causalità nelle variazioni genetiche tra "razze" [29]. In un titolo poi ritrattato, la BBC ha persino affermato in modo offensivo che sarebbe potuta essere la "povertà" a risparmiare le nazioni africane dal COVID-19 [30].

Nonostante queste affermazioni infondate, lo sappiamo bene, le economie africane e caraibiche, a causa dei rapporti di lungo periodo della dominazione coloniale, rimangono legate alla politica economia globale in modi che le rendono ancora più sensibili agli effetti di questa pandemia. Questi paesi si trovano in una posizione strutturale di estrema dipendenza dai mercati internazionali e da viaggi e scambi internazionali, fattore che li rende eccezionalmente vulnerabili sia alla diffusione di COVID che ai suoi effetti economici negativi. Ma in tutta l'Africa e il Caraibi, i governi hanno agito in anticipo, hanno limitato e chiuso le scuole, i luoghi di lavoro e eventi pubblici, limitato gli spostamenti, alcuni hanno offerto sostegno economico ai cittadini, lanciato vigorose campagne d’informazione pubblica e una risposta coordinata in materia di salute pubblica con un’ampia collaborazione da parte delle persone. Alcuni notano che i paesi africani hanno il vantaggio di avere già sviluppato infrastrutture che si sono occupate di altri focolai ed epidemie, come Ebola. Se le mascherine fossero state costose e di difficile accesso, i paesi caraibici e africani avrebbero potuto condividere ben altra sorte. Tuttavia, è stato in gran parte grazie a risposte rapide, centralizzate e coordinate del governo che i paesi dell'Africa e dei Caraibi si sono comportate bene nel contenere il virus e ridurre al minimo la perdita di vite umane.

Tuttavia, la sostenibilità della sicurezza contro il COVID in un sistema di capitalismo razziale è molto rischiosa. La Giamaica, ad esempio, ha registrato un picco di casi tra agosto e settembre 2020 dopo la riapertura dei confini internazionali e l'allentamento delle restrizioni interne [31]. Ciò solleva seri interrogativi sul futuro di questi paesi in un mondo colpito dal COVID e post COVID. Come faranno le economie che dipendono dal turismo e da frequenti viaggi internazionali? Cosa succederà nei paesi che dipendono dalle rimesse quando i lavoratori all'estero che inviavano denaro a casa stanno ora ricevendo salari influenzati dal COVID, tagli di stipendio e licenziamenti? Potranno questi governi garantire che non andranno più perse vite al ritorno dei lavoratori nelle zone di produzione delle esportazioni? E per i paesi che dipendono dallo sfruttamento delle risorse naturali, quale sarà il piano per il futuro quando, a causa della riduzione internazionale della domanda, i prezzi delle materie prime crolleranno in maniera eclatante? Molti paesi africani e caraibici continuano ad essere oberati dagli oneri di un debito insostenibile nel mezzo di questa crisi sanitaria. Le economie del G20 hanno consentito ai paesi più fortemente indebitati di sospendere i rimborsi bilaterali del debito per un periodo di tempo, ma non hanno affatto contemplato una cancellazione del debito [32]. Pertanto, come ha espresso Walter Rodney in How Europe underdeveloped Africa, la questione della dipendenza e delle eredità del colonialismo attraverso cui si riproduce la dipendenza permane ancora.

Attraverso la lente del capitalismo razziale, possiamo elaborare su scala complessiva il fatto che i lavoratori neri sono costretti a lasciare la Giamaica, dove la loro salute era sostanzialmente garantita e, letteralmente, affrontare la malattia e la morte negli Stati Uniti per ottenere un reddito a loro essenziale, lavorando a basso salario. I paesi più ricchi dell’Impero continuano a ricavare manodopera sottopagata dalla periferia. Paesi già colonizzati vincolati da rapporti di dipendenza si trovano ora in una posizione ancora più precaria. Africani e persone di discendenza africana continuano a subire gli effetti del virus in misura sproporzionata a causa delle logiche razziali e coloniali in corso.


Capitalismo razziale, stati e operazioni di soccorso per il Covid-19

Il capitalismo razziale ci aiuta anche a comprendere la risposta degli stati alla pandemia, operazione mirata a preservare il sistema e tutelare gli interessi del capitale bianco. Il neoliberismo promuove il mercato e la responsabilità individuale come soluzioni alla disuguaglianza razziale. L'ideologia neoliberista e lo stato neoliberista giustificano e garantiscono l’accumulazione di capitale attraverso la privatizzazione, la violenza razzializzata di stato e lo smantellamento delle tutele sociali identificando beni pubblici e istituzioni pubbliche con persone di colore continuamente razzializzate e demonizzate [33]. Oggi, gli stati continuano a riprodurre le disuguaglianze basate sulla “razza” e sulla cittadinanza per mezzo dei programmi di assistenza e aiuti legati al COVID-19. Non solo queste protezioni non hanno raggiunto i più vulnerabili, ma hanno deliberatamente escluso proprio le persone più colpite dal virus: i neri, popoli indigeni e altre persone razzializzate come non bianche. Gli aiuti per il coronavirus negli Stati Uniti previsti dallo U.S.Coronavirus Aid, Relief, and Economic Security Act del marzo 2020 hanno offerto una sovvenzione di 1.200 dollari una tantum a persone che vivono al di sotto di una certa soglia di reddito e ulteriori 600 dollari a settimana per persone che ricevono un sussidio di disoccupazione. Tuttavia, quelle persone erano ancora in debito di rate e affitti. Inoltre, secondo uno studio, le famiglie delle minoranze avevano molte più probabilità di subire ritardi nella ricezione di questi pagamenti rispetto a famiglie bianche e persone con redditi molto bassi (meno di 10.000 dollari nel 2019) hanno accusato più ritardi rispetto a quelli con redditi più elevati mentre gli affittuari avevano maggiori probabilità di subire ritardi rispetto ai proprietari di abitazione [34]. Sei mesi dopo l'inizio della pandemia le persone guadagnano meno, così come neri e latini hanno segnalato più in generale difficoltà nei pagamenti delle bollette, dell'affitto, del mutuo e delle fatture per cure mediche [35]. Il provvedimento ha escluso in ogni settore i lavoratori privi di documenti, compreso in quello della produzione alimentare. Lo ha fatto attraverso una serie di misure, ad esempio escludendo i lavoratori che utilizzano codici di identificazione per la presentazione della dichiarazione dei redditi, come fanno solitamente i lavoratori privi di documenti, escludendo così intere famiglie, anche se i figli o i coniugi sono cittadini statunitensi o residenti permanenti nel caso di presentazione congiunta delle dichiarazioni dei redditi [36]. Allo stesso tempo, una serie di disposizioni del provvedimento ha fornito un enorme sgravio che ha ulteriormente arricchito le società e i miliardari, consentendo alle società di aumentare le detrazioni di interessi, facilitando maggiori rimborsi per imposte pagate negli anni precedenti e rimuovendo il limite alla capacità di utilizzare le perdite per compensare tasse su altri guadagni [37].

Allo stesso modo, nel Regno Unito, la clausola che impedisce il ricorso ai fondi pubblici ha impedito agli immigrati l'accesso al sostegno finanziario e sociale da parte dello Stato, anche in pandemia [38]. In Danimarca, gli immigrati sono tenuti a mostrare una certa quantità minima di reddito annuo. Poiché migliaia di lavoratori hanno perso il lavoro o è stato chiesto loro di ridurre l'orario di lavoro a causa della pandemia con conseguente riduzione del reddito, molti lavoratori immigrati ora rischiano di perdere il visto o di vedersi rifiutare il permesso di soggiorno o le domande di residenza [39]. In Italia il governo ha cercato di colmare la grave mancanza di lavoratori agricoli stagionali approvando il rilascio di permessi di soggiorno a circa 560.000 lavoratori migranti privi di documenti, nonostante una vigorosa opposizione. Tuttavia, i permessi durano solo sei mesi e si applicano ai lavoratori agricoli e domestici, escludendo quindi gli altri settori che fanno comunque molto affidamento sul lavoro irregolare, come l'edilizia e i servizi alimentari [40]. Questo, in Italia, è quindi un tentativo di colmare una carenza di manodopera piuttosto che di riformare in modo completo le condizioni di sfruttamento razzializzato. Questi stati continuano a difendere strenuamente le categorie di razza e cittadinanza.

Gli stati stanno anche espandendo la propria funzione di carcerazione e sorveglianza razziste. Persino mentre il virus devasta gli Stati Uniti, in particolare nelle carceri e nelle strutture di detenzione, il governo degli Stati Uniti non ha fatto alcuna mossa reale per liberare la maggior parte dei detenuti neri e latini. Coloro che gestiscono prigioni e strutture di detenzione continuano a manifestare una mancanza di preoccupazione circa le misure di contenimento della diffusione del COVID-19 e la fornitura di cure mediche adeguate alle persone in stato di fermo [41]. Questa insistenza nel mantenere una popolazione carceraria fa eco all'argomento di Gilmore secondo cui la criminalizzazione produce e riproduce libertà e non-libertà basate su gerarchie razziali. In Texas, i detenuti messi al lavoro avevano il compito di trasferire i corpi delle vittime del COVID-19 dall'ospedale agli obitori permanenti o mobili per due dollari l'ora  [42]. Di fatto le forze dell'ordine statunitensi hanno continuato a rinchiudere le persone con accuse insignificanti, contestando ad esempio il reato di protesta, e l'agenzia di contrasto all'immigrazione (ICE) ha continuato a espellere persone con sintomi da coronavirus. Ancora una volta, le donne di colore presenti in queste strutture hanno sopportato sofferenze particolari dal momento che le segnalazioni di isterectomie forzate di massa fino a dicembre 2019, e forse in corso, si legano alla lunga storia di pratiche mediche razziste e di sterilizzazioni forzate di donne di colore negli Stati Uniti [43]. Certo, alcuni stati come la Spagna hanno rilasciato migranti detenuti, ma senza alcun sostegno; molte di queste persone sono costrette a vivere in campi che tuttavia li espongono indebitamente al COVID-19, mentre altri hanno espulso con voli charter lavoratori privi di documenti [44]. Indipendentemente da ciò, tutte queste misure per fornire sostegno ai lavoratori sono disposizioni temporanee. Gli stati sono impegnati a pianificare un ritorno a un'organizzazione economica basata su ideologie neoliberiste tese a garantire l'accumulazione di capitale attraverso rapporti di sfruttamento razzializzati e di esproprio piuttosto che immaginare un futuro diverso, una diversa svolta in avanti.

 
Capitalismo razziale e solidarietà dei lavoratori multietnici

La letteratura sul capitalismo razziale aiuta anche a spiegare perché, in questo momento, i lavoratori bianchi, non come individui, ma come categoria analitica di classe all'interno della gerarchica razziale globale del sistema capitalista, non stanno unendo le forze con i neri, gli indigeni, i latini e altri lavoratori razzializzati per formare un movimento di massa contro il sistema del capitalismo razziale. In Black Reconstruction, Du Bois sostiene che l'interesse materiale non era l'unico incentivo per i lavoratori bianchi negli Stati Uniti del diciannovesimo secolo. In questo sistema capitalista razziale dove prevale l'ideologia suprematista bianca, anche i lavoratori bianchi cercano di mantenere il valore pubblico e psicologico della “bianchezza”, cioè uno status sociale e un senso di superiorità dall'essere classificato come "non nero" [45]. Questa “casta di colore fondata e mantenuta dal capitalismo ", ha affermato Du Bois," è stato adottata, mantenuta e approvata dal lavoro bianco e ha provocato la subordinazione del lavoro nero assoggettandolo ai profitti dei bianchi in tutto il mondo" [46]. Il razzismo ha fornito un fondamento materiale e ideologico ampiamente accettato per questa divisione razzializzata globale del lavoro, fattore che implica il super-sfruttamento delle cosiddette “razze più scure”. I movimenti sindacali nordamericani ed europei lo hanno in larga misura accettato, poiché il concetto di socialismo, come ha notato Du Bois, è stato talvolta utilizzato in modo tale da escludere i non bianchi del centro e della periferia dal “regno della giustizia industriale" [47].

Il razzismo e la supremazia bianca non sono costanti nel tempo, ma l’impegno della classe operaia e della classe media bianca per la supremazia bianca e il capitalismo razziale è riprodotto dalla continua evoluzione delle strategie di accumulazione del capitale. Il neoliberismo, come altre strategie di accumulazione che lo precedono, ha avuto un impatto negativo e più intenso sulle persone di colore. Tuttavia, ora, più bianchi della classe lavoratrice e media stanno sperimentando gran parte di quella precarietà e impoverimento ben noto alle loro controparti nere [48]. Come Du Bois e altri hanno a lungo sostenuto, tali preoccupazioni di classe storicamente non hanno portato alla unificazione di massa dei lavoratori bianchi e degli altri lavoratori di colore. Piuttosto si sono sviluppati nuovi schieramenti di razzismo anti-nero e nativismo razzista guidati sia dal capitale bianco che dai lavoratori bianchi [49]. Ora che i salari dei lavoratori bianchi sono crollati (anche se non così tanto come per i lavoratori di colore) molti si aggrappano al loro salario psicologico di bianchezza, come hanno fatto nell'era della Ricostruzione. Molti si oppongono a politiche che migliorerebbero il loro benessere, come le leggi sul controllo delle armi, l’estensione dell'assistenza sanitaria e gli investimenti sulle scuole pubbliche [50]. Infatti, il sostegno bianco della classe media a Donald Trump negli Stati Uniti e alla Brexit nel Regno Unito sembra essere guidato maggiormente dalle ansie di preservare la posizione relativa nella gerarchia razziale globale di classe rispetto ad un effettivo svantaggio economico materiale [51]. Allo stesso modo, durante la pandemia COVID-19, stiamo assistendo a un'intensificazione del nazionalismo bianco e dell'estremismo suprematista bianco [52].

Nonostante l'ondata di proteste di Black Lives Matter in risposta all'omicidio di George Floyd, che ha coinvolto espressioni storiche di solidarietà multirazziale nella lotta contro la polizia razzista negli Stati Uniti, resta vero che poco più della metà degli elettori bianchi ha votato per Trump nel 2020, e in numeri assoluti ancora maggiori rispetto alle elezioni del 2016. Pertanto, le classi lavoratrici e medie bianche continuano a replicare i modelli precedenti di devozione alla supremazia bianca e al capitalismo razziale, sostenendo avidamente un sistema che mina il proprio benessere. Che i lavoratori bianchi spesso cerchino candidati che promettono di farlo per il loro predominio razziale significa che dobbiamo considerare come il capitalismo razziale, e non solo il capitalismo, sia ciò che dà forma sia allo sfruttamento che alla solidarietà.


Conclusione

Sia durante questa crisi che dopo il suo superamento, la vita delle persone si gioca e giocherà sul modo in cui comprendiamo il sistema capitalista. Le persone soffrono, ma non tutti soffrono allo stesso modo. Le condizioni attuali non sono sorprendenti per quelli di noi che adottano un approccio capitalistico razziale allo studio dell'economia politica globale. Il capitalismo razziale come quadro teorico e analitico aumenta sia il nostro potere esplicativo che quello predittivo. Evidenzia chi continua a generare ricchezza durante questa pandemia e sicuramente anche dopo. I lavoratori neri e altri lavoratori razzializzati nel centro e nella periferia sono stati sfruttati in maniera sproporzionata: dobbiamo comprenderlo se vogliamo salvare vite umane. Mentre i governi diffondono e somministrano il vaccino COVID-19, si parla molto di dare la priorità ai più anziani, agli operatori sanitari (senza specificare quali persone in entrambe le categorie). Ma contrastare il modello razziale in coloro che sono colpiti in modo sproporzionato da COVID-19 non è una priorità in queste discussioni. Allo stesso tempo, affrontare queste lacune interpretative legate al modello razziale nei confronti del COVID-19 richiede il riconoscimento e lo sviluppo di modi per guadagnare la fiducia delle persone appartenenti a comunità razzializzate che hanno una lunga e continua storia di danni subiti da parte delle istituzioni mediche e scientifiche. Questi sono i termini nei quali dobbiamo raccogliere la sfida. Se non lo faremo, perderemo.

 

Note

[1]More Farm Workers Leave for the United States,” Loop News, June 13, 2020.

[2] Harriet Grant, “‘No Food, Water, Masks, or Gloves’: Migrant Farm Workers in Spain at Crisis Point,” Guardian, May 1, 2020.

[3] James Rippingale, “Consumers Are Not Aware We Are Slaves Inside the Greenhouses,” Al Jazeera, October 16, 2019; Kate Cimini, “California Farmworkers Face New Perils From Mask Shortage as Growers Try to Roll Out Other Protections,” The Californian, March 26, 2020; Emma Wallis, “Forgotten Migrant Workers in Southern Spain Speak Out About Conditions,” Info Migrants, September 30, 2020.

[4] Amanda Coletta and Gabriela Martínez, “Canada Coronavirus: Migrant Farmworkers Die; Mexico Wants Answers,” Washington Post, June 19, 2020.

[5] Lisa Lowe, Immigrant Acts (Durham: Duke University Press, 1996).

[6] E. B. Du Bois, Black Reconstruction in America 1860–1880 (1935; repr. New York: Free Press, 1992), 15–16.

[7] Du Bois, Black Reconstruction; C. L. R. James, Black Jacobins (1938; repr. New York: Vintage, 1989); Cedric Robinson, Black Marxism (1983; repr. Chapel Hill: University of North Carolina Press, 2000); Eric Williams, Capitalism and Slavery (1944; repr. Chapel Hill: University of North Carolina Press,1994).

[8] Charisse Burden-Stelly, “Modern U.S. Racial Capitalism,” Monthly Review 72, no. 3 (July–August 2020).

[9] Du Bois, Black Reconstruction.

[10] Claudia Jones, An End to the Neglect of the Problems of the Negro Woman! (New York: National Women’s Commission CPUSA, 1949).

[11] Hiatt Woods, “How Billionaires Saw Their Net Worth Increase by Half a Trillion Dollars During the Pandemic,” Business Insider, October 30, 2020.

[12] Tiana Rogers, Charles Rogers, Elizabeth VanSant-Webb, Lily Gu, Bin Yan, and Fares Qeadan, “Racial Disparities in COVID-19 Mortality Among Essential Workers in the United States,” World Med Health Policy, August 5, 2020.

[13] Jocelyn Frye, “On the Frontlines at Work and at Home: The Disproportionate Economic Effects of the Coronavirus Pandemic on Women of Color,” American Progress, April 23, 2020.

[14] Allana Akhtar, “California Just Fined Amazon $1,870 for Poor Workplace Safety During the Coronavirus Pandemic,” Business Insider, October 14, 2020; Jay Greene, “Amazon Far More Diverse at Warehouse Than in Professional Ranks,” Seattle Times, August 14, 2015; Aimee Picchi, “US Billionaires Gained Almost $1 Trillion in Wealth During the Pandemic,” CBS News, October 20, 2020.

[15]New York City’s Frontline Workers,” New York City Comptroller, March 26, 2020.

[16] Campbell Robertson and Robert Gebeloff, “How Millions of Women Became the Most Essential Workers in America,” New York Times, April 18, 2020; U.S. Bureau of Labor Statistics, “Labor Force Statistics from the Current Population Survey, Employed Persons by Detailed Industry, Sex, Race, and Hispanic or Latino Ethnicity,” accessed May 20, 2020.

[17] Elizabeth McClure, Pavithra Vasudevan, Zinzi Bailey, Snehal Patel, and Whitney Robinson, “Racial Capitalism Within Public Health — How Occupational Settings Drive COVID-19 Disparities,” American Journal of Epidemiology 189, no. 11 (2020): 1244–253; Frye, “On the Frontlines at Work and at Home.”

[18] Tom Goldman, “Even in a Pandemic, the NFL Is Ready to Dominate the Sports Landscape,” NPR, September 10, 2020; Chris Bumbaca, “NBA Commissioner Adam Silver ‘Anxious’ but Confident on the Eve of Restart,” USA Today, July 29, 2020.

[19] Jeanne Batalova, “Immigrant Health-Care Workers in the United States,” Migration Policy, May 14, 2020.

[20] S. Nursing Assistants Employed in Nursing Homes: Key Facts (Bronx, NY: PHI, 2019).

[21] Susan Ferriss and Joe Yerardi, “Trump Attacks Them. COVID-19 Threatens Them. But Immigrants Keep the US Fed,” Public Integrity, September 28, 2020.

[22] Alessandra Corrado, Migrant Crop Pickers in Italy and Spain (Berlin: Heinrich Böll Foundation, 2017).

[23]Italy to Offer Permits to Illegal Migrants for Farm Work in COVID Crisis,” Reuters, May 5, 2020.

[24] Whitney N. Laster Pirtle, “Racial Capitalism: A Fundamental Cause of Novel Coronavirus (COVID-19) Pandemic Inequities in the United States,” Health Education & Behavior 47, no. 4 (2020): 504–8; Kia Lilly Caldwell and Edna Maria de Araújo, “COVID-19 Is Deadlier For Black Brazilians, a Legacy of Structural Racism That Dates Back to Slavery,” The Conversation, June 10, 2020; Tim Cook, Emira Kursumovic, and Simon Lennane, “Exclusive: Deaths of NHS staff from COVID-19 Analysed,” HSJ, April 22, 2020; Haroon Siddique, “British BAME COVID-19 Death Rate ‘More Than Twice That of Whites,’” Guardian, April 30, 2020.

[25]COVID-19 in Rural America: Impact on Farms and Agricultural Workers,” National Center for Farmworker Health, December 9, 2020; Aritz Parra, “Virus Spike in Spain Reveals Plight of Seasonal Farm Workers,” ABC News, July 4, 2020; Anthony Reuben, “Coronavirus: Why Have There Been So Many Outbreaks in Meat Processing Plants,” BBC, June 23, 2020.

[26] Pirtle, “Racial Capitalism.”

[27] Harriet A. Washington, “How Environmental Racism Is Fuelling the Coronavirus Pandemic,” Nature, May 19, 2020.

[28]Weekly Epidemiological Update – 29 December 2020,” World Health Organization, December 29, 2020.

[29] David Evans and Eric Werker, “How Africa’s Age Structure Will Affect the Impact of COVID-19,” PLoS ONE 15, no. 9 (2020); Paulo Mecenas, Renata Travassos da Rosa Moreira Bastos, Antonio Carlos Rosário Vallinoto, and David Normando, “Effects of Temperature and Humidity on the Spread of COVID-19: A Systemic Review,” PLoS ONE 15, no. 9 (2020); Hugo Zeberg and Svante Pääbo, “The Major Genetic Risk Factor for COVID-19 Is Inherited from Neanderthals,” Nature 587 (2020): 610–12.

[30]Outrage as BBC Links Low COVID-19 Deaths in Africa to Poverty on Continent,” Sahara Reporters, September 3, 2020; Eddy Mwanza, “Too Poor to Die? BBC Africa Report Causes Uproar,” Kenyans, September 3, 2020.

[31] Arthur Hall, “No Need to Panic,” Jamaica Observer, August 22, 2020.

[32]The IMF Response to COVID-19,” International Monetary Fund, October 28, 2020, accessed January 20, 2021.

[33] George Lipsitz, “Introduction: A New Beginning,” Kalfou: A Journal of Comparative and Relational Ethnic Studies 1, no. 1 (2014): 11–12; Keeanga-Yamahtta Taylor, From #BlackLivesMatter to Black Liberation (Chicago: Haymarket, 2016).

[34] Stephen Roll and Michal Grinstein-Weiss, “Did CARES Act Benefit Reach Vulnerable Americans? Evidence from a National Survey,” Brookings, August 25, 2020.

[35] Kim Parker, Rachel Minkin, and Jesse Bennett, “Economic Fallout from COVID-19 Continues to Hit Lower-Income Americans the Hardest,” Pew Social Trends, September 24, 2020.

[36] CARES Act, S. 3548, 116th Cong. (2019–2020).

[37] Terry Gross, “How the CARES Act Became a Tax-Break Bonanza for the Rich, Explained,” NPR, April 30, 2020.

[38] Frey Lindsay, “Thousands of Migrants in the UK Are Seeking Relief from ‘No Recourse to Public Funds,’” Forbes, July 30, 2020.

[39]Greencard – Extension,” Danish Immigration Service, accessed January 20, 2021.

[40] Stefania D’Ignoti, “Italy’s Coronavirus Amnesty: Migrant Rights or Economic Self-Interest,” New Humanitarian, May 25, 2020.

[41]Coronavirus Lawsuit Against ICE: Complaint and Declarations,” Lawyers for Civil Rights, March 27, 2020; Alejandro Lazo and Zusha Elinson, “Inside The Largest Coronavirus Outbreak in Immigrant Detention,” Wall Street Journal, April 30, 2020; Benoit Hasse, “Coronavirus: de nouveaux cas de contamination au centre de retention de Paris-Vincennes,” Le Parisien, April 17, 2020; Jon Ironmonger, “Coronavirus: UK Detention Centers ‘Emptied in Weeks,’” BBC, May 7, 2020.

[42] Scottie Andrew, “Inmates in El Paso Are Volunteering to Move Bodies of COVID-19 Victims at Medical Examiner’s Office,” CNN, November 16, 2020.

[43] Nicole Narea, “The Outcry Over ICE and Hysterectomies, Explained,” Vox, September 18, 2020; Project South, “Re: Lack of Medical Care, Unsafe Work Practices, and Absence of Adequate Protection Against COVID-19 for Detained Immigrants and Employees Alike at the Irwin County Detention Center,” e-mail to Joseph V. Cuffari, Cameron Quinn, Thomas P. Giles, and David Paulk, September 14, 2020, available at projectsouth.org.

[44] Karina Piser, “The End of Immigration Detention Doesn’t Mean the End of Fortress Europe,” Foreign Policy, July 31, 2020; Bethan Staton and Laura Hughes, “The UK to Pursue Jamaica Deportation Despite Partial Court Reprieve,” Financial Times, February 11, 2020.

[45] Du Bois, Black Reconstruction.

[46] Du Bois, Black Reconstruction, 30.

[47] E. B. Du Bois, Darkwater (New York, Dover, 1999), 27.

[48] Michael Dawson, “Hidden in Plain Sight: A Note on Legitimation Crises and the Racial Order,” Critical Historical Studies 3, no. 1 (2016): 143–61; Nancy Fraser, “Expropriation and Exploitation in Racialized Capitalism: A Reply to Michael Dawson,” Critical Historical Studies 3, no. 1 (2016): 163–78.

[49] Du Bois, Black Reconstruction; Huey Newton, The Huey P. Newton Reader (New York: Seven Stories, 2002); David Roediger, Wages of Whiteness (London: Verso, 1991).

[50] Jonathan Metzl, Dying of Whiteness (New York: Basic, 2019).

[51] Gurminder Bhambra, “Brexit, Trump, and ‘Methodological Whiteness:’ On the Misrecognition of Race and Class,” British Journal of Sociology 68, no. S1 (2017): S214–32; Robbie Shilliam, Race and the Undeserving Poor (New York: Columbia University Press, 2018).

[52]ADL H.E.A.T. Map,” Anti-Defamation League, accessed January 20, 2021; Seth G. Jones, Catrina Doxsee, and Nicholas Harrington, “The Escalating Terrorism Problem in the United States,” Center for Strategic and International Studies, June 17, 2020.

 
Zophia Edwards
Assistant Professor of Sociology and Black Studies, and Director of Black Studies at Providence College, RI, USA. La sua ricerca esamina gli impatti del colonialismo e dei movimenti sindacali multirazziali sulla formazione dello stato, sulle istituzioni statali e sullo sviluppo a lungo termine nei paesi ricchi di risorse nel sud del mondo, con particolare attenzione a Trinidad e Tobago. Il suo lavoro è stato pubblicato, tra gli altri, su The Sociological Review, Political Power and Social Theory.


  Saggi e articoli da Monthly Review in traduzione italiana


 


Fonte: Monthly Review vol.72 n.10 ( 01.03.2021)

Traduzione di Alessandro Perduca - Redazione di Antropocene.org