Fonte: Climate&Capitalism - 11.06.2024

Dall'Accordo di Parigi del 2016, le sessanta maggiori banche private del mondo hanno finanziato [il settore dei] combustibili fossili con 6.900 miliardi di dollari.

Quasi la metà – 3,3 trilioni di dollari – sono stati destinati a piani di espansione [nel settore] dei combustibili fossili. Nel 2023, le banche hanno finanziato per 705 miliardi di dollari [il settore] dei combustibili fossili, 347 miliardi dei quali solo per l'espansione del settore. Il XV rapporto annuale Banking on Climate Chaos, che è stato redatto in modo da eliminare la propaganda ecologica, ha preso in esame i prestiti e le sottoscrizioni delle sessanta principali banche del mondo a favore di oltre 4.200 società che operano nel settore dei combustibili fossili.

JP Morgan Chase è il primo finanziatore al mondo [nel settore] dei combustibili fossili, avendo stanziato, nel 2023, 40,8 miliardi di dollari a favore di aziende produttrici di combustibili fossili. È anche il primo finanziatore di piani di espansione del settore nel 2023, mentre Mizuho è balzata al secondo posto nel rapporto sia per il finanziamento dei combustibili fossili (37,0 miliardi di dollari) sia per il finanziamento di piani di espansione [nel settore] dei combustibili fossili (18,8 miliardi di dollari). Il peggior finanziatore di piani di espansione [del settore] dei combustibili fossili dopo l'Accordo di Parigi è Citibank, che dal 2016 ha fornito 204 miliardi di dollari.

Recentemente, alcune banche hanno aumentato la loro esposizione al rischio climatico, riducendo le loro politiche già deboli. Bank of America, al terzo posto nella lista dei maggiori finanziatori del settore dei combustibili fossili per il 2023, ne è un esempio lampante: ha abbandonato le esclusioni sulle trivellazioni nell'Artico, sul carbone termico e sulle centrali elettriche a carbone; non ha divulgato informazioni sul rapporto energetico né ha fissato obiettivi di emissioni assolute a breve termine, ed ha abbandonato gli Equator Principles[1]. Al momento della pubblicazione del rapporto, è l'unica grande banca a mostrare contemporaneamente tutti questi fallimenti di politica climatica.

Il rapporto mostra un elevato finanziamento bancario per le pratiche più dannose per il clima legate ai combustibili fossili. Nel 2023, i peggiori finanziatori [del settore] dell'estrazione delle sabbie bituminose sono CIBC, RBC, Scotiabank, Toronto-Dominion Bank e Mizuho; mentre il Mitsubishi UFJ Financial Group (MUFG) ha impegnato 512 milioni di dollari per le aziende che effettuano trivellazioni offshore in acque ultra profonde; JP Morgan Chase ha finanziato il fracking con 6 miliardi di dollari e CITIC ha sostenuto [aziende dedite all’] estrazione del carbone con 7,6 miliardi di dollari. Le prime sessanta banche per dimensione degli asset hanno finanziato senza ritegno le pratiche dannose per i biomi sensibili: UniCredit ha stanziato 265 milioni di dollari a favore di aziende coinvolte nelle trivellazioni nell'Artico e Bank of America ha stanziato 162 milioni di dollari a favore di aziende che estraggono petrolio e gas nel bioma amazzonico.

Banking on Climate Chaos è stato redatto da Rainforest Action Network, BankTrack, Center for Energy, Ecology, and Development, Indigenous Environmental Network, Oil Change International, Reclaim Finance, Sierra Club e Urgewald. È stato approvato da 589 organizzazioni in sessantanovepaesi.

Risultati principali

  • Le sessanta maggiori banche a livello globale, nel 2023 hanno finanziato per 705 miliardi di dollari società che operano nel settore dei combustibili fossili, portando il totale, rispetto all'accordo di Parigi, a 6,9 trilioni di dollari.

  • Queste banche hanno finanziato con 347 miliardi di dollari nel 2023, e 3,3 trilioni di dollari in totale dal 2016, aziende in espansione – quelle aziende che la Global Oil& Gas Exit List e la Global Coal Exit List segnalano avere piani di espansione.

  • Nel 2023, JPMorgan Chase è al primo posto tra i maggiori finanziatori [del settore] dei combustibili fossili. La banca ha aumentato i suoi finanziamenti da 38,7 miliardi di dollari nel 2022 a 40,8 miliardi di dollari nel 2023.

  • Mizuho è al secondo posto per i finanziamenti complessivi. Mizuho ha aumentato i suoi impegni di finanziamento verso tutti i combustibili fossili tra il 2022 e il 2023, da 35,4 a 37 miliardi di dollari, salendo di quattro posizioni nella classifica annuale complessiva, dal 6° posto del 2022.

  • JPMorgan Chase è la maggiore tra le banche che si sono impegnate, nel 2023, a finanziare società con piani di espansione per i combustibili fossili, secondo la Global Oil& Gas Exit List e la Global Coal Exit List. Gli impegni di finanziamento sono passati da 17,1 miliardi di dollari nel 2022 a 19,3 nel 2023. Mizuho è al secondo posto per i finanziamenti alle aziende con piani di espansione (18,8 miliardi di dollari).

  • Mitsubishi UFJ Financial Group (MUFG) (15,4 miliardi di dollari) si colloca al terzo posto tra i finanziatori di aziende con piani di espansione nel settore fossile dello scorso anno. Il quarto posto è condiviso da RoyalBank of Canada (RBC) (14,9 miliardi di dollari), Scotiabank (14,8 miliardi di dollari), Bank of America (14,7 miliardi di dollari) e Citi (14,6 miliardi di dollari), ognuna delle quali ha impegnato più di 14,5 miliardi di dollari per le società in espansione. Citi si classifica come il peggior finanziatore delle società con piani di espansione [nel settore] dei combustibili fossili per il periodo 2016-2023.

  • Il totale dei finanziamenti impegnati per le aziende con capacità di importazione ed esportazione di gas metano (GNL) in fase di sviluppo è aumentato da 116,0 miliardi di dollari nel 2022, a 121,0 miliardi di dollari nel 2023.

  • Mizuho e MUFG, due delle tre grandi banche giapponesi, dominano la classifica dei finanziamenti per l'importazione/esportazione di metano (GNL), fornendo rispettivamente 10,9 miliardi di dollari e 8,4 miliardi di dollari alle aziende in espansione nel settore.

  • I prestiti rappresentano il 58% dei finanziamenti di questo rapporto nel 2023, in calo rispetto al 65% del 2022. La sottoscrizione totale di obbligazioni a sostegno dei combustibili fossili è aumentata, dal 2022 al 2023, di 24,3 miliardi di dollari, mentre i prestiti sono diminuiti di 97,1 miliardi di dollari nello stesso periodo.

  • I finanziamenti per le acquisizioni sono saliti a 63,3 miliardi di dollari nel 2023, il valore più alto dal 2020, in quanto l'industria del petrolio e del gas sta subendo un'ondata di consolidamenti e acquisizioni.

  • Le sei grandi banche statunitensi, JPMorgan Chase, Wells Fargo, Bank of America, Goldman Sachs, Citigroup e Morgan Stanley, sono i primi sei finanziatori delle attività di gas fracking. Le cinque società successive hanno sede in Canada e negli Stati Uniti: RoyalBank of Canada, CIBC, US Bancorp, Scotiabank e Toronto DominionBank.

  • Il 15,4% dei finanziamenti in dollari emessi nel 2023 ha scadenza successiva al 2030; il 3,7% ha scadenza successiva al 2050. I finanziamenti per l'estrazione di combustibili fossili, o per le infrastrutture con scadenza successiva al 2030, rischiano di incagliarsi. I finanziamenti con scadenza successiva al 2050 sollevano seri interrogativi sugli impegni climatici degli emittenti e delle banche.

  • In termini di politiche bancarie, solo poche banche hanno aggiunto nuove politiche di esclusione dei combustibili fossili nel 2023. Alcune nuove politiche delle banche europee e australiane limitano il finanziamento di progetti a nuovi giacimenti convenzionali di petrolio e gas, il che rappresenta uno sviluppo positivo. Purtroppo, diverse banche, tra cui Bank of America e PNC, hanno annullato le loro precedenti esclusioni nel 2023.

  • Le banche continuano a dare priorità agli obiettivi “net zero”, anche se le prime ricerche suggeriscono che questi obiettivi, come altre politiche bancarie, lasciano delle scappatoie per il finanziamento continuo [del settore] dei combustibili fossili.


Nota


[1] N.d.T. «Gli EquatorPrinciples (EP) sono linee guida internazionali a supporto delle istituzioni finanziarie che si impegnano volontariamente ad applicarle al finanziamento di progetti relativi a grandi infrastrutture e impianti industriali, ad esempio impianti energetici, petrolchimici, miniere, infrastrutture nel campo dei trasporti e delle telecomunicazioni.

Le banche che li adottano, e che successivamente li implementano, si devono dotare di strutture organizzative e strumenti atti a identificare e gestire il rischio sociale e ambientale connesso ai progetti che considerano per il finanziamento».«Gli EP prevedono l’assegnazione di una categoria di rischio ai progetti da finanziare (A indica un alto livello di rischiosità, B medio, C basso) basata su variabili quali le caratteristiche socio-ambientali del paese, il settore industriale di appartenenza e le caratteristiche proprie del progetto in esame». Fonte: http://intesa16csr.message-asp.com/it/capitale-finanziario/gestione-dei-rischi-dimpresa/gli-equator-principles


Traduzione di Alessandro Cocuzza

Fonte: Climate&Capitalism 11.06.2024


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