Fonte: The Guardian - 03.06.2024

Cambiamenti climatici, El Niño e carenze infrastrutturali alla base delle massicce inondazioni nel sud del Brasile. Secondo gli scienziati, calamità della stessa portata di quella che ha ucciso 169 persone diventeranno più comuni se non si riducono le emissioni.



Le devastanti alluvioni in Brasile sono rese due volte più probabili dalla combustione di combustibili fossili e alberi


Uno studio ha dimostrato che le inondazioni insolitamente intense, prolungate ed estese che hanno devastato il Brasile meridionale sono state rese almeno due volte più probabili dalla combustione umana di combustibili fossili e alberi.

Il disastro record, che ha causato 169 morti, distrutto case e raccolti, è stato aggravato dalla deforestazione, dai tagli agli investimenti e dall'incompetenza umana.

Il team di scienziati internazionali che ha condotto lo studio prevede che calamità di questa portata – le peggiori che abbiano mai colpito la regione – diventeranno sempre più comuni in futuro se non ci sarà una forte riduzione delle emissioni di gas serra che riscaldano il pianeta.

Centinaia di migliaia di persone nello stato di Rio Grande do Sul e nel vicino Uruguay stanno ancora cercando di ricostruire le loro vite dopo un mese di piogge persistenti che hanno fatto sfollare ottantamila persone e lasciato più di un milione senza servizi essenziali come elettricità e acqua potabile.

Durante il picco delle piogge del 1 maggio, la città di Santa Maria ha stabilito un record di precipitazioni di 213,6 mm nelle 24 ore. In soli tre giorni, la capitale dello Stato, Porto Alegre, è stata inondata da due mesi di pioggia, trasformando le strade in fiumi, gli stadi di calcio in laghi e danneggiando a tal punto l'aeroporto internazionale della città che ancora è chiuso.

Si prevede che il costo economico superi un miliardo di dollari e che l'impatto disastroso sull'agricoltura faccia aumentare i prezzi del riso – il Rio Grande do Sul di solito produce il 90% del raccolto brasiliano – e dei prodotti caseari in tutto il paese.

Il primato riservato all'agricoltura, da parte della regione, ha avuto un costo elevato. Gli autori dello studio affermano che negli ultimi decenni le difese naturali contro le inondazioni, come le foreste e le paludi lungo i fiumi, sono state disboscate per creare dei campi, spesso in violazione di norme ambientali poco applicate.

La catastrofe di Porto Alegre è stata aggravata dalla debolezza delle difese contro le inondazioni, che avrebbero dovuto resistere a sei metri d'acqua ma che, secondo quanto riferito, hanno iniziato a cedere a 4,5 metri.

Negli ultimi anni, i governi municipali avevano tagliato gli investimenti in queste protezioni, nonostante gli avvertimenti che questa regione, bassa, disboscata e all'incrocio di cinque fiumi importanti, sarebbe stata sempre più vulnerabile alle inondazioni a causa dei cambiamenti climatici causati dall'uomo. Oltre a non essere in grado di arrestare l'innalzamento delle acque, le barriere antialluvione della capitale dello Stato hanno intrappolato le acque, rallentando il processo di asciugatura e recupero [dei terreni].

Gli scienziati del gruppo World Weather Attribution hanno confermato la forte influenza dell'uomo sul disastro delle inondazioni, il quarto che ha colpito lo stato più meridionale del Brasile nell'ultimo anno e mezzo.

Hanno analizzato un periodo di quattro giorni e uno di dieci giorni di inondazioni, combinando le osservazioni meteorologiche con i risultati dei modelli climatici computerizzati. Hanno scoperto che i cambiamenti climatici causati dall'uomo hanno reso le piogge estreme da due a tre volte più probabili e dal 6% al 9% più intense. Un’influenza simile all'effetto naturale del fenomeno El Niño.

Oltre ad aumentare la frequenza e l'intensità delle piogge intense, il riscaldamento globale ha spinto più a Sud la fascia tropicale, che agisce come un muro, attraverso il Brasile centrale, capace di bloccare i fronti freddi provenienti dall'Antartide. Di conseguenza, le inondazioni che una volta erano più comuni a Nord, a Santa Catarina, ora sono più probabili nel Rio Grande do Sul. Oltre il 90% dello Stato, che copre un'area grande quanto il Regno Unito, è stato colpito.

Secondo gli autori, il riscaldamento globale sta anche aumentando la frequenza degli eventi El Niño e La Niña, associati a fenomeni meteorologici estremi. Nell'ultimo decennio non c'è stato un anno neutro senza nessuno dei due.

Guardando a un mondo che diventerà più caldo a causa delle emissioni delle automobili, delle fabbriche e della deforestazione, gli autori hanno scoperto che, se il riscaldamento globale dovesse aumentare dall'attuale livello di 1,2°C a 2°C, cosa sempre più probabile, una catastrofe di questo tipo nel Rio Grande do Sul diventerebbe da 1,3 a 2,7 volte più probabile. «Questi eventi diventeranno più gravi e frequenti», conclude il documento.

Lincoln Alves, ricercatore presso l'Istituto Nazionale Brasiliano per la Ricerca Spaziale, ha affermato che il clima in Brasile è già cambiato: «Questo studio di attribuzione[1] conferma che le attività umane hanno contribuito allo sviluppo di eventi estremi più intensi e frequenti, evidenziando la vulnerabilità del paese ai cambiamenti climatici. È essenziale che i responsabili delle decisioni e la società riconoscano questa nuova normalità».

Per ridurre al minimo l'impatto potenziale di futuri disastri, gli autori suggeriscono una pianificazione urbana più completa, maggiori investimenti nelle difese contro le alluvioni e una maggiore attenzione allo sviluppo sociale equo, perché le alluvioni possono creare una «trappola della povertà» in cui le comunità a basso reddito si trovano nelle aree più vulnerabili.

Una priorità dovrebbe essere quella di proteggere e rafforzare le barriere naturali, come le foreste e le paludi, ha dichiarato Regina Rodrigues, ricercatrice dell'Università Federale di Santa Catarina. «I cambiamenti nell'uso del suolo contribuiscono direttamente alla diffusione delle inondazioni eliminando le protezioni naturali e possono esacerbare i cambiamenti climatici aumentando le emissioni».

Come sempre, tuttavia, la misura più importante è ridurre rapidamente la combustione di alberi e l’uso di combustibili fossili che stanno causando sempre più carneficine in tutto il mondo.


Nota

[1] N.d.T. La locuzione «attribution study» fa riferimento alla “scienza dell’attribuzione”: «La scienza dell’attribuzione, che riguarda la comprensione del ruolo del cambiamento climatico rispetto ai modelli meteorologici naturali e alla variabilità climatica, può aiutarci a comprendere meglio le connessioni tra condizioni meteorologiche estreme e cambiamento climatico, fornire nuove informazioni su quali emissioni specifiche stanno causando gli impatti peggiori e contribuire a definire soluzioni climatiche». (blog.ucsusa. org/delta-merner)

Jonathan Watts

Traduzione di Alessandro Cocuzza

Fonte: The Guardian 03.06.2024