Fonte: Climate&Capitalism - 23.05.2024

Gli impegni e i piani delle grandi compagnie petrolifere e del gas in materia di clima sono pericolosamente insufficenti e portano il mondo sulla via del caos climatico e di danni diffusi alle comunità. Gli argomenti a favore della conservazione nel sottosuolo di petrolio, gas e carbone non sono mai stati così forti, ma le grandi compagnie petrolifere e del gas continuano ad estrarre e a impedire una transizione rapida ed equa verso l'energia pulita e rinnovabile.

Il rapporto di Oil Change International: Big Oil Reality Check, analizza gli impegni e i piani per il clima di otto compagnie petrolifere e del gas internazionali – Chevron, ExxonMobil, Shell, TotalEnergies, BP, Eni, Equinor e ConocoPhillips – rispetto a dieci parametri che rappresentano il minimo indispensabile per allinearsi all'Accordo di Parigi per limitare il riscaldamento globale al di sotto di 1,5 °C.


Risultati principali:

Il rapporto Big Oil Reality Check rileva che queste major petrolifere non si allineano agli accordi internazionali per l'eliminazione graduale dei combustibili fossili e per limitare l'aumento della temperatura globale a 1,5°C. Ogni compagnia è a un livello «gravemente insufficiente» o «insufficiente» per quanto riguarda la maggior parte dei parametri e tre di esse (Chevron, ConocoPhillips ed ExxonMobil) sono «gravemente insufficienti» – la valutazione più bassa – per quanto riguarda tutti i parametri.

Insieme, gli attuali piani di estrazione di petrolio e gas di queste otto compagnie sono compatibili con un aumento della temperatura globale di oltre 2,4°C, che probabilmente porterà a una devastazione globale. Queste compagnie, da sole, sono sulla buona strada per utilizzare il 30% del nostro budget di carbonio rimanente per limitare l'aumento della temperatura globale a 1,5°C.

Delle otto compagnie analizzate, sei hanno obiettivi espliciti di aumento della produzione di petrolio e gas. Quelle che non hanno tali piani stanno promuovendo nuovi progetti [per la produzione] di combustibili fossili, vendendo attività inquinanti piuttosto che chiuderle, mascherando le loro azioni come un contributo alla transizione energetica mentre perpetuano l'inquinamento climatico.


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Nessuna delle otto compagnie ha fissato obiettivi dettagliati per garantire una riduzione rapida e costante delle proprie emissioni totali, a partire da ora. Tutte le compagnie intendono affidarsi alla cattura e allo stoccaggio del carbonio (CCS), alle compensazioni e/o ad altri metodi che ritardano e distraggono dall'abbandono dei combustibili fossili e prolungano gli impatti dell'energia sporca sulla salute e sulla sicurezza delle comunità.

Tutte le compagnie non soddisfano i requisiti di base per un giusto piano di transizione per i lavoratori e le comunità in cui operano. Nessuna soddisfa i requisiti di base per il rispetto dei diritti umani.

Mentre l'anno scorso, alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, il mondo si era impegnato a «abbandonare i combustibili fossili», il rapporto Big Oil Reality Check rivela che le compagnie petrolifere e del gas si stanno muovendo nella direzione opposta, raddoppiando le trivellazioni che provocano danni al clima e alimentano disastri avvelenando noi, la nostra aria, la terra e l'acqua.

Se le compagnie petrolifere e del gas fossero serie riguardo alla crisi climatica, il primo modo in cui potrebbero dimostrarlo sarebbe quello di smettere di "gettare benzina sul fuoco" – vale a dire evitando nuove esplorazioni, l’espansione o la produzione di combustibili fossili. Invece, sei delle otto compagnie (Chevron, ExxonMobil, TotalEnergies, ConocoPhillips, Equinor ed Eni) hanno l'obiettivo esplicito di aumentare la produzione di petrolio e gas.

Anche quelle compagnie (BP e Shell) che non hanno piani espliciti per aumentare la produzione totale stanno presentando, perché vengano approvati, nuovi progetti riguardanti i combustibili fossili; nel mentre [queste due compagnie] si inquadrano come contribuenti alla transizione energetica con una diversa strategia: vendere asset inquinanti ad altre aziende che quasi certamente continueranno a bruciare fossili. La vendita di asset inquinanti può far sembrare che BP e Shell stiano andando in una direzione migliore, ma la realtà è che questa strategia protegge i loro profitti mentre l'inquinamento climatico continua.

Il rapporto Big Oil Reality Check rivela che nessuna delle compagnie analizzate ha fissato obiettivi dettagliati per garantire da subito una riduzione rapida e costante delle emissioni totali. Invece di eliminare la produzione il più rapidamente possibile, ogni compagnia intende affidarsi alla cattura e allo stoccaggio del carbonio (CCS), alle compensazioni e/o ad altri metodi che ritardano e distraggono dalla cessazione [della produzione e dell’uso] di combustibili fossili e prolungano gli impatti dell'energia sporca sulla salute e sulla sicurezza della comunità. Tutte fanno lobby per non affrontare la situazione climatica, fanno greenwashing e a parte questo, manovrano per ostacolare la transizione energetica.

Sebbene negli ultimi anni molte compagnie abbiano cooptato il concetto di “giusta transizione” dai movimenti per il lavoro e per la giustizia climatica, tutte le compagnie non soddisfano i criteri di base per i Piani di Giusta Transizione, né per i lavoratori e nemmeno per le comunità in cui operano. Cinque compagnie hanno ottenuto il punteggio di «gravemente insufficiente» e tre quello di «insufficiente».

Per quanto riguarda la tutela dei diritti umani, cinque compagnie hanno ottenuto il punteggio di «gravemente insufficiente» e tre quello di «insufficiente». Il bilancio di queste compagnie in materia di tutela dei diritti umani e dei diritti delle popolazioni indigene è molto preoccupante. A queste compagnie si stanno  opponendo le comunità che sono in prima linea contro i loro progetti, a difesa dei diritti umani, della salute e della sicurezza.

Un'indagine di Oil Change International del marzo 2024 ha rivelato che ExxonMobil, Chevron, TotalEnergies, BP, Shell ed Eni sono tutte complici nel consentire la fornitura di greggio a Israele. Tutto questo nel contesto di un continuo massacro di palestinesi a Gaza da parte dell'esercito israeliano, e delle crescenti prove di crimini di guerra. I diritti umani non sono negoziabili e l'apparente indifferenza di queste compagnie è un'altra ragione per cui non ci si dovrebbe fidare della loro azione per il clima.

Traduzione di Alessandro Cocuzza

Fonte: Climate&Capitalism 23.05.2024


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