Fonte: Monthly Review - 01.03.2024

È sorprendente quanto spesso nei resoconti marxisti sull'oppressione delle donne si trascuri Friedrich Engels. Lo si liquida come un determinista, eccessivamente economicista e addirittura non marxista. Heather Brown, nel suo importante lavoro su Karl Marx e la questione di genere, considera Engels un "meccanicista grossolano" rispetto a Marx.[1] Un più recente giudizio sostiene che quanto scritto da Engels sulle donne rappresenti «una revisione di Marx».[2] Lise Vogel, una scrittrice di riferimento su Marx e la questione di genere, ritiene Engels responsabile delle successive, errate spiegazioni dualistiche capitalismo-e-patriarcato circa l’oppressione delle donne.[3]

Per altri teorici marxisti della riproduzione sociale, Engels semplicemente non figura nella discussione. In una raccolta del 2017 sulla teoria della riproduzione sociale e basata sull'economia politica marxista, Engels non viene menzionato nemmeno una volta a pieno titolo, ma solo come co-autore con Marx.[4]

Eppure Engels, a differenza di Marx, ha dedicato un intero libro alle origini dell'oppressione femminile: L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato, che metteva in discussione la visione accettata della famiglia nucleare come naturale e universale. È rimasto il testo di riferimento per molte donne socialiste del passato, come Eleanor Marx, Clara Zetkin, Rosa Luxemburg e Alexandra Kollontai, così come per quelle delle generazioni successive, come Claudia Jones e Angela Davis. In occasione del centenario della pubblicazione di L'origine della famiglia, femministe di diverso orientamento hanno ritenuto Engels talmente importante da dedicare un volume alla rivalutazione della sua eredità.[5] Se si include anche il libro di Engels sulla vita operaia del XIX secolo a Manchester, descritto da Eric Hobsbawm come pionieristico e che conteneva intuizioni anticipatrici sul cambiamento dei ruoli di genere, la tesi che Engels abbia poco da offrire riguardo all'oppressione di genere semplicemente non regge. Come sosterrò in questa sede, gli strumenti di analisi di Engels sono fondamentali per comprendere e trovare vie d'uscita dall'oppressione di genere oggi.




Le fonti di Engels

L’origine della famiglia, scritto nel 1884, si basava soprattutto sugli appunti di Marx al libro dell’antropologo statunitense Lewis Henry Morgan, Ancient Society che era stato pubblicato sette anni prima. Morgan seguiva il pensiero evolutivo contemporaneo nel caratterizzare la storia umana attraverso stadi progressivi, come “stato selvaggio”, “barbarie”, e civilizzazione, etichette che riflettevano il pensiero distorto, eurocentrico del suo tempo. Tuttavia, a differenza di molti suoi contemporanei, Morgan elogiava le antiche gentes parentali delle prime società per il loro carattere egualitario, e per il fatto che al loro interno, le donne, a differenza delle società successive, avevano un potere  rilevante. Le fonti di Morgan, relative al carattere delle società comunitarie che esistevano circa centomila anni fa, erano principalmente le popolazioni indigene recenti o ancora esistenti, come quelle dell'Australia e dell'America centrale, nonché i popoli irochesi del nord dello Stato di New York.

Gli appunti di Marx su Morgan, scritti tra il 1880 e il 1882 e pubblicati solo nel 1970 con il titolo The Ethnological Notebooks, consistono in lunghe note manoscritte e tabelle redatte in tedesco, inglese, francese e greco.[6] Esse rivelano l’entusiasmo di Marx per le idee di Morgan. Marx stava vivendo la rapida diffusione del capitalismo in tutto il mondo e la sua trasformazione delle società. La sua partecipazione alla Prima Internazionale lo mise in contatto con i rivoluzionari internazionali provenienti da società in cui erano presenti forme sociali più antiche. Ad esempio, diversi socialisti russi erano interessati alle comunità rurali tradizionali, rappresentate dalla mir [comunità agraria], che era organizzata secondo linee comunitarie, e si chiedevano quanto essa potesse essere un modello per una futura società socialista. Questi dibattiti riaccesero l'interesse sia di Marx che di Engels, già evidente in L'ideologia tedesca, per lo sviluppo storico delle società umane e per il modo in cui la crescente divisione del lavoro e lo sviluppo delle forze produttive avessero estromesso le precedenti relazioni egualitarie, comprese quelle tra donne e uomini.

Marx non condivideva il giudizio di Engels, secondo cui Ancient Society fosse significativo quanto il lavoro di Charles Darwin sull'evoluzione, ma rimase colpito dagli scritti di Morgan. Un aspetto che egli sottolineò fu l'importanza della premessa di Morgan alla base del suo testo secondo cui «non è stata la famiglia a portare avanti la società, ma la società a portare avanti la famiglia».[7] Quando Engels scrisse L'origine della famiglia nel 1884, Marx era già morto. Engels si basava quindi sugli appunti non riorganizzati di Marx e sul testo stesso di Morgan. Anche le altre fonti erano limitate, dal momento che l'antropologia e l'etnografia come discipline accademiche erano ancora agli albori ed erano disponibili poche ricerche o lavori sul campo.


Il genere e i modi di produzione

La tesi principale di Engels in L'origine della famiglia è che la famiglia, e il posto della donna al suo interno, è un’entità sociale in continua evoluzione, con forme e relazioni diverse in diversi modi di produzione. Engels trasse dagli studi di Morgan il fatto che, rispetto alla storia umana, l'oppressione delle donne fosse un fenomeno relativamente recente. Nelle precedenti società comunitarie, in cui la famiglia operava all'interno di una gens collettiva, entrambi i sessi lavoravano in cooperazione per produrre i beni necessari alla loro sopravvivenza. L'indispensabilità delle donne all’interno della produzione comunistica significava che le donne erano investite di poteri decisionali validi per l'intera comunità.

Engels descrisse, in maniera più esplicita di Morgan, come sia stato il passaggio alla società divisa in classi a determinare l'oppressione delle donne. Il passaggio dalle gens di cacciatori-raccoglitori allo sviluppo dell'agricoltura – quello che oggi verrebbe identificato come parte della transizione dal Paleolitico al Neolitico, in cui la raccolta di cibo venne sostituita dalla produzione di cibo – avvenne a fasi intermittenti per un lungo periodo di tempo. Il dominio di nuove forme di produzione (tra cui la crescente domesticazione degli animali e l'uso dell'aratro) coincise con l'istituzione della famiglia patriarcale e della linea di discendenza maschile. Lo sviluppo delle società divise in classi dipese dalla crescita del commercio di beni e dallo sviluppo di un surplus rispetto a quanto necessario per la sussistenza quotidiana. La gestione della casa fu separata dalle nuove fonti di ricchezza, perse il suo carattere pubblico e divenne un servizio privato che escludeva le donne dalla produzione sociale. La divisione sessuale del lavoro assunse ora una forma antagonista al genere, in cui le donne persero il loro precedente status sociale. Per Engels, ciò rappresentò la «la sconfitta sul piano storico universale del sesso femminile».[8]


Materialismo storico

Né Marx né Engels erano antropologi; piuttosto, essi si basarono sulle teorie antropologiche a loro contemporanee per sviluppare un approccio storico-materialista alla storia umana. Sia Marx che Engels elogiarono le scoperte di Darwin per aver fornito una dimensione ambientale più ampia allo sviluppo delle società umane e alle relazioni degli uomini con la natura e tra loro. I Quaderni di etnologia di Marx si avvalevano delle scoperte di Morgan per criticare gli antropologi britannici contemporanei, i cui lavori concepivano la famiglia e la proprietà privata come separati da fattori economici e materiali.

L'interesse di Marx ed Engels per le società antiche e precapitalistiche risiedeva nella loro forma sociale, in cui il lavoro era “parte della vita”, piuttosto che qualcosa di separato dal lavoratore. In L’evoluzione del socialismo dall’utopia alla scienza, Engels sosteneva che «la forza motrice decisiva di tutti gli eventi storici importanti» risiedeva «nello sviluppo economico della società, nella trasformazione dei modi di produzione e di scambio».[9] Il lavoro di Morgan forniva la prova che gli uomini non erano sempre dominanti all’interno della società e che, per la maggior parte della storia dell'umanità che risale a 130.000 anni, le società erano egualitarie, generalmente matrilineari e basate sulla cooperazione – in altre parole, l'esatto contrario dell'individualismo divisivo e della disuguaglianza di genere propria del capitalismo.


Nuclei familiari e forme di sussistenza

Engels seguì la teoria degli stadi della famiglia di Morgan, stadi che corrispondono storicamente a diversi modi di sussistenza. La famiglia “consanguinea”, con matrimoni separati da generazioni piuttosto che da legami di sangue, predominava nelle società raccoglitrici. La famiglia “punaluan” (da punalua in hawaiano, che significa “compagno intimo”), che aveva una struttura familiare più ampia, era generalmente matrilineare e diffusa nelle società basate sulla produzione alimentare. La famiglia “di coppia”, sosteneva Morgan, era presente nell'organizzazione “clanica” dei popoli agricoli, in cui il rispetto degli anziani e il lignaggio di nonni, genitori e figli funzionavano alla pari. Le categorie di Morgan basate sulla parentela e sul matrimonio possono essere fuorvianti, poiché mescolano forze biologiche e sociali. Le conclusioni di Morgan derivano anche dall'osservazione delle società di cacciatori-raccoglitori sopravvissute ai suoi tempi, la cui struttura potrebbe non essere stata la stessa delle società di cento o diecimila anni prima. Inoltre, la transizione verso la società di classe e la perdita dello status sociale superiore delle donne si protrassero molto a lungo. Come sottolinea l'antropologa Karen Sacks, quando ci si basa su istantanee etnografiche comparative delle società in un determinato momento, è difficile essere del tutto sicuri, di come esattamente e con quali cambiamenti, sia avvenuta questa transizione.[10]

Per Engels, fu lo sviluppo dell'agricoltura, dell'allevamento del bestiame, della lavorazione dei metalli e della tessitura, insieme allo sviluppo del commercio e della mercificazione dei beni, a determinare un possesso diseguale delle risorse. A dispetto di quanto affermano i suoi critici, Engels non sostenne che l'introduzione di strutture patriarcali fosse il risultato esclusivo degli sviluppi tecnologici. Come dimostra l'uso dell'aratro nell'agricoltura più intensiva alla fine del Neolitico, questi sviluppi ebbero un ruolo importante e portarono all’estromissione delle donne, soprattutto nelle ultime fasi della gravidanza o dopo il parto. Tuttavia, Engels sostenne che se inizialmente la divisione sessuale del lavoro non portò a disuguaglianze sociali, in seguito le causò, soprattutto perché il lavoro domestico femminile venne estromesso dalle fonti di produzione del surplus. La creazione di eccedenze da parte di una minoranza fu decisiva allo sviluppo sociale che rese possibile l’assoggettamento sistematico per classe e per genere.

 Eleanor Burke Leacock, basandosi sulle proprie ricerche antropologiche, collega la creazione di surplus alla specializzazione del lavoro finalizzato al commercio e alla guerra. La competizione tra gruppi di discendenza, all'interno dei quali inizia a prendere forma la famiglia individuale come unità economica, portò all'istituzionalizzazione delle funzioni “politiche” legate alla guerra e alla proprietà come qualcosa di separato dalle funzioni “sociali”. Si realizzò così la dicotomizzazione delle sfere “pubblica” e “privata” e l'istituzionalizzazione del dominio maschile.[11]


Engels aveva torto ad affidarsi a Morgan?

Engels seguì da vicino lo schema di Morgan. Maurice Bloch sostiene che in alcuni passaggi Engels sembra essersi appropriato delle tesi di Morgan.[12] Martha Giménez concentra le sue critiche sostenendo che Engels dà eccessivo affidamento «non marxista» al lavoro di Morgan e afferma che l'uso da parte di Engels dei termini – parentela, donna, uomo, famiglia, monogamia e civiltà –  usati da Morgan, non sia utile per l'analisi storico-materialistica.[13] Come ho già detto, è vero che l'adozione da parte di Engels della terminologia di Morgan è stata talvolta fuorviante. Tuttavia, lo scopo di Engels era quello di dimostrare la base materiale delle forme familiari e di conseguenza egli adattò l’analisi di Morgan. Ciò che caratterizzava la comunanza delle società basate sulla gens, affermava Engels in termini storico-materialistici, era che «la forza-lavoro degli uomini non dà ancora in questo stadio nessuna eccedenza rilevante sui suoi costi di mantenimento».[14]

Morgan era un evoluzionista sociale. Riteneva che le società umane si fossero sviluppate attraverso l'invenzione di metodi di produzione sempre più efficienti e per mezzo del crescente controllo della natura da parte dell'uomo. L'evoluzionismo sociale di Morgan esprimeva una visione del progresso nella storia che tracciava una linea retta fino alle moderne società occidentali, e che sembrava privilegiare alcune civiltà rispetto ad altre.[15] L’applicazione alle antiche società greche di una visione evolutiva delle gens, da parte di Morgan, limitava notevolmente questa lettura, che dava più peso alla proprietà e alla crescita delle città invece che allo sviluppo dei rapporti di classe - compresa la schiavitù - e che ignorava sviluppi simili avvenuti circa tremila anni prima nell'antico Oriente.[16] Tuttavia, il lavoro di Morgan forniva prove evidenti del legame tra lo status delle donne nella società e la produzione sociale e, nonostante affermazioni contrarie, in merito a ciò non esisteva alcuna differenza tra il pensiero di Marx e quello di Engels.[17] Marx, nei suoi The Ethnological Notebooks, ripeteva, approvandola, l'affermazione di Morgan secondo cui, una volta che l'umanità avesse superato la distorsione prodotta dal perseguimento della proprietà, la posizione delle donne potrebbe essere riportata al suo posto più elevato.[18] Engels,  in L'origine della famiglia, giunse alla stessa conclusione.

È anche sbagliato liquidare Morgan come un razzista. Nessun tipo di razzismo preminente nel XIX secolo nei confronti delle popolazioni indigene, risulta evidente nelle sue opere. Morgan era fortemente critico nei confronti del potere ingovernabile che la proprietà aveva assunto nel mondo moderno e, secondo lui, i popoli indigeni nordamericani possedevano qualità sociali di gran lunga superiori a quelle della società del suo tempo. Le considerava un modello per il futuro, per una «rinascita, in una forma più elevata, della libertà, dell'uguaglianza e della fraternità delle antiche gentes». Engels scelse proprio queste parole per concludere L'origine della famiglia.

Leacock si spinge oltre, sostenendo che il «materialismo rudimentale» di Morgan sia di gran lunga preferibile a ciò che si sviluppò successivamente all’interno dell’'antropologia statunitense: il relativismo culturale.[19] Una versione recente e sofisticata di questo concetto si trova in The Dawn of Everything di David Graeber e David Wengrow. Graeber e Wengrow non ritengono che le prime società raccoglitrici fossero più paritarie tra i sessi, né che costituissero formazioni sociali comuniste primitive.[20] Essi dubitano del fatto che i rapporti di potere tra i sessi siano mai stati diversi, dal momento che dipendono dalle prospettive individuali.[21] Il loro approccio relativista esclude una spiegazione materialista, considera il potere come arbitrario e inspiegabile e vede le prime società umane attraverso una lente contemporanea e individualista. Il punto centrale delle scoperte di Morgan, che fu d’ispirazione per Engels, è che l'essere sociale, i costumi e le relazioni nelle prime società erano completamente diversi dai nostri perché il lavoro sociale, l'organizzazione e i modi di pensare erano radicalmente diversi. Il resoconto di Engels è forse storicamente un pò troppo riduttivo, ma elabora il materialismo grossolano di Morgan in un più completo materialismo storico.

L'importanza di questa svolta non può essere sottovalutata. Essa contrassegnò il primo tentativo marxista di cogliere storicamente la sovrapposizione delle relazioni sociali e di genere. Portando alla luce lo status delle donne nelle società precedenti la divisione in classi, ha liberato la conoscenza delle condizioni delle donne nella società, da quelli che Sacks chiama «paraocchi sessisti» e ha posto l'oppressione delle donne come un problema storico, piuttosto che biologico.[22] Ha aperto la strada a nuovi modi di pensare allo status delle donne nella società. Come dice sinteticamente Rosalind Delmar, se per il materialismo storico l'oppressione era un problema da analizzare, allora, per la politica rivoluzionaria è anche un problema da risolvere.[23]


Il nesso stato-famiglia

Engels riunì i ruoli sociali dello Stato e della famiglia patriarcale, sostenendo che entrambi costituivano sovrastrutture sorte in risposta alla divisione delle società in classi. Seguì Morgan nell'evidenziare la connessione tra la schiavitù e le forme di dominio nella famiglia all’interno della società classica, cosiddetta, civilizzata, in cui gli schiavi erano spesso classificati insieme a donne e bambini.[24] Le società di classe nell'Antica Grecia richiedevano «l'istituzione di una forza pubblica» che potesse tenere le persone in schiavitù e sotto controllo. Gli Stati erano strumenti delle classi sfruttatrici. Gli Stati sembravano essere al di sopra del conflitto sociale, eppure fornivano un apparato legale e armato a favore della classe sfruttatrice.[25] Allo stesso modo, la famiglia monogama o patriarcale, pur apparendo universale e parte della natura umana, è un prodotto della storia, e anche del conflitto di classe. Engels indicò nella famiglia l’«anello centrale» per l’imposizione dei diritti legali di proprietà.[26]

La trattazione della famiglia nelle società capitaliste, da parte di Engels, si concentra sul modo in cui essa istituzionalizza il lavoro domestico come un servizio privato, che rafforza ulteriormente l'oppressione delle donne. Engels spiega che: «Con la famiglia patriarcale, e ancor più con la famiglia singola monogamica, le cose cambiarono. [La direzione del]l’amministrazione domestica perdette il suo carattere pubblico. Non interessò più la società. Divenne un servizio privato; la donna divenne la prima serva, esclusa dalla partecipazione alla produzione sociale».[27] «La moderna famiglia singola», scrisse, «è fondata sulla schiavitù domestica della donna, aperta o mascherata, e la società moderna è una massa composta nella sua struttura molecolare da un complesso di famiglie singole».[28]

Engels dimostrò pure che, nel capitalismo, la famiglia – nonostante l'ideologia universale e indifferenziata che la circonda – si differenzia in maniera fondamentale a seconda della classe sociale. La famiglia borghese era principalmente un mezzo per consolidare e trasmettere la proprietà e la ricchezza. Era intrisa di ipocrisia: ostentava pubblicamente la monogamia, cosa che per gli uomini solo raramente era vera. Engels denunciò gli effetti oppressivi delle versioni borghesi, idealizzate, della famiglia e la lunga ombra morale che gettavano su tutta la società.[29] La famiglia operaia, invece, veniva esclusa dai mezzi di produzione ed era generalmente priva di proprietà; spesso, tutti i suoi membri erano costretti al lavoro salariato. Ciò rendeva i rapporti al suo interno molto diversi da quelli della famiglia borghese e, sosteneva Engels, essa conteneva il potenziale per rapporti più liberi e meno condizionati socialmente.[30]

Engels ritenne che un passo in avanti verso la liberazione delle donne dall'isolamento della casa privatizzata consistesse nella loro partecipazione al lavoro retribuito, anche se ciò avveniva sotto le impietose condizioni dettate dallo sfruttamento capitalistico. Ciò avrebbe aperto una crepa nella famiglia patriarcale estremamente individualizzata.[31] Engels menzionò anche il potenziale dello sviluppo della grande industria e dei progressi tecnologici per alleviare l'intensità del lavoro domestico. L’Origine della famiglia è attraversato dalla profonda consapevolezza della possibilità di liberazione delle donne attraverso la trasformazione delle circostanze sociali e l'abbattimento degli stereotipi di genere ereditati dalla società.

Ma per sradicare le condizioni costrittive e oppressive della famiglia capitalistica, sosteneva Engels, era necessario trasferire i mezzi di produzione nella proprietà comune e istituire una nuova organizzazione sociale che non fosse guidata dall'accumulazione di capitale e dallo sfruttamento di classe. Solo allora i lavori domestici privati e la cura dei bambini, attualmente svolti all’interno della singola famiglia capitalistica, potrebbero avere il potenziale per diventare «un pubblico interesse», cioè forniti su base sociale.[32] Engels vide gli inizi di questo cambiamento nelle lotte della classe operaia contro il sistema capitalistico, un processo che aveva in sé i mezzi per abolire lo sfruttamento e sciogliere le catene dell'oppressione.[33]

Il nesso famiglia-Stato su cui Engels richiamò l'attenzione è rimasto centrale nelle società  capitalistiche di oggi. Si potrebbe affermare che per stabilire i parametri della riproduzione sociale, gli Stati fanno affidamento sulle famiglie in misura ancora maggiore rispetto ai tempi di Engels. Gli Stati, in modo formale o informale, continuano a regolamentare e a fare affidamento sulla famiglia. Il diritto di famiglia costituisce una parte importante dei sistemi giuridici degli Stati. Anche l'Unione Europea può legiferare in materia di diritto di famiglia se ci sono implicazioni transfrontaliere. Ogni Stato nazionale, indipendentemente dall'etica o dalla religione, filtra le leggi sulla tassazione, sulla proprietà e sull'eredità, così come i pagamenti del welfare, attraverso la famiglia. Sebbene gli sviluppi sociali abbiano minato l’osservanza e la stabilità del matrimonio, le convenzionali nozioni di matrimonio e famiglia rimangono fondamentali per la proprietà ed altri diritti. Inoltre, negli ultimi tempi, gli Stati neoliberali si sono affidati ancora di più alla famiglia per colmare il divario nella fornitura dei servizi pubblici.

Come aveva previsto Engels, lo Stato capitalistico proteggerà sempre la famiglia privata. La Costituzione degli Stati Uniti non menziona la famiglia, ma la Corte Suprema degli Stati Uniti, come abbiamo visto di recente, si pronuncia sull'aborto; si pronuncia anche sul matrimonio, sulla contraccezione, sulle malattie mentali dei membri della famiglia, sul diritto della polizia di perquisire una casa e su molti altri aspetti legati alla vita familiare. La storica della famiglia Stephanie Coontz, sottolinea che l'intervento dello Stato americano ruota attorno alla creazione di una chiara definizione della famiglia “normale” come istituzione privata, autonoma e autosufficiente. L'assoggettamento delle famiglie all'autorità pubblica derivava dal tentativo di «costruire definizioni individualistiche di responsabilità privata [...] che fossero particolarmente adatte a un ordine sociale competitivo e strutturalmente diseguale». Inoltre, l'autrice scrive che le politiche assistenziali degli Stati Uniti si basano su un forte impegno nei confronti della famiglia nucleare e della domesticità femminile. L'idea che esista una privacy familiare primordiale è un mito, sostiene l'autrice, anche perché la famiglia non esiste come unità autonoma e privata. «La famiglia nucleare forte», continua l'autrice, «è in larga misura una creazione dello Stato forte».[34]

Una stretta sovrapposizione famiglia-Stato può essere vitale per gli Stati più deboli e di recente formazione. Ad esempio, la Costituzione irlandese del 1937, redatta nell'Irlanda del Sud dopo l'espulsione degli inglesi, specificava che il nuovo e fragile Stato sarebbe stato uno Stato cattolico per un popolo cattolico, in cui il «lavoro delle donne» sarebbe stato incluso in ciò che era buono per la società. La famiglia aveva un ruolo importante. Il documento affermava che la vita domestica della donna forniva allo Stato «un sostegno senza il quale il bene comune non potrebbe essere raggiunto» e che le “madri” non avrebbero dovuto accettare un lavoro retribuito trascurando i loro doveri domestici.[35] Nel caso dell'Irlanda, tali dichiarazioni erano alla base del rifiuto di assicurare uno Stato sociale completamente finanziato con fondi pubblici.


La famiglia borghese e l’oppressione

Engels sosteneva che il modello della famiglia monogamica è al servizio degli interessi della borghesia. Come Marx ed Engels scrissero nel Manifesto del Partito Comunista, la famiglia, per le classi possidenti, una volta tolto ogni sentimentalismo, è «un rapporto di denaro».[36] Engels sviluppò ulteriormente questo concetto. Basata sulla supremazia dell'uomo e sulla monogamia, la famiglia borghese ha lo scopo esplicito di stabilire una paternità indiscussa. È il veicolo legale per trasmettere la proprietà e il capitale ai membri della famiglia e, allo stesso modo, un ulteriore mezzo per accumulare ricchezza e impedirne la distribuzione.

Engels, pur sottolineando la base economica della famiglia, ne approfondì la dimensione ideologica. È qui che egli diede il meglio di sé. La famiglia borghese appare come «un contratto libero», ma, in una società in cui tutto è merce, le nozioni di “libero” e “uguale” nella relazione matrimoniale è un velo sugli interessi materiali che la guidano e i rapporti di potere oppressivi al suo interno.[37] Nonostante tutta  la sua ricchezza e i suoi privilegi, la famiglia borghese nasconde anche una crudele oppressione. Marx ed Engels avevano già commentato l'ambiente opprimente della famiglia borghese, che copre la “schiavitù latente” delle donne.[38] L'Origine della famiglia riprende questo tema, descrivendo la famiglia come «fondata sulla schiavitù domestica della donna, aperta o mascherata».[39] Inoltre, Engels individuò l'ipocrisia e l'oppressione di genere della famiglia capitalistica. I mariti possono avere  libertà sessuale, ma per le donne ciò è considerato un crimine. Engels vide nel potere riconosciuto all'uomo nei matrimoni borghesi, un'estensione della sua supremazia economica.[40] La costruzione capitalistica della famiglia legittima l'autorità maschile come senso comune «senza alcun bisogno di titoli e privilegi legali speciali». Successivamente aggiunse che «il carattere peculiare del dominio dell’uomo sulla donna» deriva dal capitalismo stesso e può essere smantellato solo quando «la prerogativa della famiglia monogamica in quanto unità economica della società» viene anch'essa abolita.[41]


La famiglia operaia e i ruoli di genere

La vita familiare della classe operaia, come Engels sapeva benissimo, era nettamente diversa da quella delle classi agiate. La morale borghese sulla sacralità della famiglia non si estendeva di certo alle famiglie della classe operaia.[42] In La condizione della classe operaia in Inghilterra, Engels, citando le testimonianze dei medici alla Factories Inquiry Commission [Commissione d'inchiesta sulle fabbriche] all'inizio degli anni Quaranta del XIX secolo, descrive come bambini di appena sei anni venissero strappati dalle loro case e messi nelle fabbriche e nei mulini, con conseguenti disabilità fisiche permanenti e talvolta persino la morte, una pratica disumana che costituiva un “assassinio sociale”.[43] Inoltre, il reclutamento di massa di tutti gli adulti abili al lavoro lasciava al caso la cura dei bambini più piccoli. Quando i genitori trascorrevano entrambi dodici o tredici ore al giorno in fabbrica, i neonati e i bambini più piccoli venivano a volte affidati alle cure di balie per una somma esigua, ma erano per lo più trattati come “erbacce selvatiche", abbandonati a se stessi.[44]

Il lavoro femminile e minorile nell'industria sconvolse la vita delle persone e diede luogo a nuove forme di oppressione, in particolare per le donne. Engels osservò che «soltanto la grande industria dei nostri tempi le ha riaperto, ma sempre limitatamente alla donna proletaria, la via della produzione sociale. Ma in maniera tale che se essa compie i propri doveri nel servizio privato della sua famiglia, rimane esclusa dalla produzione pubblica, e non ha la possibilità di guadagnare nulla; se vuole prendere parte attiva all’industria pubblica e vuole guadagnare in modo autonomo, non è più in grado di adempiere ai doveri familiari».[45] L'espressione “doveri familiari” ci irrita, ma il punto cruciale, sottolineava Engels, è che esiste un conflitto fondamentale tra lavoro retribuito e lavoro non retribuito, e attraverso l’istituzione della famiglia individualizzata, il capitalismo richiede alle donne di svolgere entrambi.

Engels sottolineò anche come l'esperienza del lavoro salariato di massa per le donne abbia messo in discussione le idee esistenti sui ruoli di genere definiti all'interno della famiglia. Durante le ondate di disoccupazione maschile, le donne divennero le principali fonti di reddito per la famiglia, mentre gli uomini venivano spesso lasciati a casa. Egli descrisse come gli uomini che lavoravano si trovassero a passare la giornata in alloggi umidi e poveri, a rammendare vestiti e calze per la famiglia o a preparare i pasti per quando le loro mogli e i loro figli tornavano a casa esausti dalla fabbrica.[46] Tutto ciò si trasformò in «un mondo capovolto» rispetto alle idee accettate su uomini e donne. Egli scrisse che «se la supremazia della donna sull’uomo, che inevitabilmente è provocata dal sistema di fabbrica, è inumana, anche l’originaria supremazia dell’uomo sulla donna doveva essere inumana». La costruzione sociale del genere non era passata inosservata a Engels. Egli proseguì: «dobbiamo ammettere che un così totale capovolgimento nella posizione dei sessi può derivare unicamente dal fatto che, fin dal principio, i sessi sono stati posti uno di fronte all’altro in una posizione sbagliata».[47]

Le acute osservazioni di Engels sulla variabilità sociale dei ruoli di genere sfatano l'idea che egli adottasse una posizione meccanicamente economicista. Engels è stato criticato da Shulamith Firestone per aver elaborato una teoria incentrata su un «costrutto economico» che escludeva il genere.[48] Engels è stato accusato di essere soggetto a pregiudizi legati al genere quando si confrontò con il lavoro domestico e, secondo Holly Lewis, di essere colpevole di «sessismo oppositivo», che «limita la sua analisi».[49] Queste critiche, a mio avviso, non riescono a distinguere tra l'uso del linguaggio, influenzato dall’idioma dell’epoca, e l'analisi vera e propria. Come ho dimostrato, non è vero che Engels fosse ignaro della costruzione sociale dei ruoli di genere. Tuttavia, è vero che Engels scrisse in un idioma che portava i segni delle opinioni accettate dagli uomini e dalle donne dell'epoca, compresi i ruoli di genere predefiniti. Egli scrisse che quando i lavoratori maschi vengono lasciati disoccupati a casa, il lavoro domestico li “desessualizza”, e che le donne che lavorano molte ore in fabbrica tolgono alla donna “tutta la femminilità”.[50] Tuttavia, il punto sostanziale del suo discorso era che nel capitalismo industriale lo sfruttamento costringe i lavoratori, uomini e donne, in posizioni umilianti, e attingendo al linguaggio di genere del suo tempo, lo espresse in modo maldestro. Il linguaggio e le nuove idee possono scontrarsi ed Engels, nel pieno dei grandi cambiamenti sociali che lo circondavano, non era impermeabile a questo ritardo linguistico. Non possiamo certo aspettarci che Engels parlasse la lingua del coerente antisessismo non binario che utilizziamo oggi.


Engels e la riproduzione sociale

Una critica più sostanziale mossa a Engels dalle femministe marxiste è che egli non sia riuscito a descrivere in termini storico-materialistici l'articolazione strutturale tra il modo di produzione e il modo di riproduzione umana. A questo proposito, è necessario far presente una carenza nell’analisi di Engels. Engels non individuò completamente la funzione della famiglia operaia all’interno del capitalismo, soprattutto perché non esplorò in dettaglio l'economia politica di tale processo. Egli riconobbe l'importanza della separazione del singolo nucleo familiare dalla società e come ciò fosse alla base dell'oppressione di genere nel capitalismo. Propugnò una rivoluzione sociale in cui la famiglia individualizzata avrebbe cessato di essere “l'unità economica della società” e in cui la gestione dell'attività domestica sarebbe stata trasformata in un'attività sociale completa e la cura e l'educazione dei bambini sarebbero diventate una questione pubblica. Tuttavia, egli non spiegò completamente, dal punto di vista del lavoro salariato, come nel capitalismo la famiglia operaia fosse bloccata in questa condizione di emarginazione.

Marx espose questo concetto in modo molto più completo. Nell'esplorare la nozione di riproduzione semplice, egli distinse tra il lavoro in fabbrica – che definiva consumo produttivo – e il lavoro individuale in casa, o consumo individuale. A differenza dei precedenti modi di produzione, nel capitalismo la popolazione attiva non produce più da sola i beni di cui ha bisogno, né ha accesso ad essi attraverso lo scambio diretto dei propri prodotti. Il proprio mantenimento e la propria riproduzione dipendono interamente dalla vendita della propria forza-lavoro. Gli operai usano il denaro pagatogli per l'acquisto della forza-lavoro trasformandolo in mezzi di sussistenza.[51] Anche la dimensione storica di tutto ciò era importante, come nota in modo perspicace Antonella Picchio: «Quando il lavoro è diventato lavoro salariato» ne è seguito che «il lavoro di riproduzione, la cura e il lavoro domestico sono diventati lavoro non salariato».[52] Giustamente Engels insistette sul fatto che il capitalismo portava alla separazione della famiglia dalla sfera pubblica, mentre la produzione di merci dominava tutti gli aspetti della vita sociale, compresa la famiglia. Tuttavia, in L'origine della famiglia non sviluppò il legame economico tra lavoro salariato e non salariato, con la stessa precisione di Marx. Questo spiega, in parte, le previsioni errate di Engels su ciò che sarebbe accaduto alla famiglia operaia.


La scomparsa della famiglia operaia?

In L'origine della famiglia Engels rivolse la propria attenzione alla famiglia borghese basata sulla proprietà, sull'eredità e sulla ricchezza. La famiglia operaia, in confronto, gli sembrava in continuo mutamento a causa degli sconvolgimenti dovuti alla diffusa industrializzazione e perdeva ogni base materiale. Engels lasciava intendere che la vita familiare della classe operaia fosse più libera, anche nelle relazioni sessuali, perché al di fuori delle restrizioni della vita borghese. Tuttavia, come si è visto, lo sconvolgimento della famiglia provocato dall'industrializzazione fu solo un fenomeno temporaneo. Engels non previse come il capitalismo avrebbe attinto alla famiglia operaia per stabilizzare l'offerta di lavoro. La rapida industrializzazione, che risucchiò donne e bambini nel lavoro salariato, può aver avuto benefici a breve termine per il capitale, ma a lungo termine si rivelò nociva. I livelli di mortalità infantile e di infortuni salirono alle stelle; le malattie femminili e le morti precoci proliferarono. L'immigrazione, in particolare dall'Irlanda, colonia britannica colpita dalla carestia, poté compensare la diminuzione dell'offerta di manodopera, ma a lungo termine fu necessario un mezzo più stabile per assicurare la riproduzione sociale della forza lavoro.

Questo è ciò che tentarono di fare i Factory Acts britannici di metà ottocento. Introducendo misure di protezione per le donne incinte e vietando il lavoro minorile, essi stabilirono di fatto le condizioni per la ricostituzione della famiglia operaia, che avrebbe fornito, oggi, un flusso costante di lavoratori su base individuale – nutriti e rifocillati quotidianamente – e, domani, nuovi lavoratori. La nascita del moderno modello di famiglia nucleare, in altre parole, è stata voluta dalle esigenze dell'accumulazione di capitale. I lavoratori maschi vennero reinventati come capifamiglia, le donne come casalinghe e l'infanzia venne riconfigurata come un periodo prolungato di cura ed educazione. Con lo sviluppo dell'industrializzazione nel ventesimo secolo, divenne prioritaria una forza lavoro più longeva, più qualificata e sempre più produttiva, e il modello patriarcale con 2,4 figli a famiglia doveva assicurare il soddisfacimento di queste nuove esigenze lavorative.[53]

Engels sottovalutò il fatto che sia il capitale che il lavoro avrebbero attinto alla famiglia in modi diversi e con interessi diversi. Dal punto di vista della classe dominante, questa struttura familiare contribuiva a una maggiore stabilità in termini di offerta di lavoro. Dal punto di vista della classe operaia, il salario familiare appariva come un miglioramento per le donne e i bambini che lavoravano sino alla morte nelle fabbriche. Nel caso della Gran Bretagna, le rendite materiali dell'imperialismo britannico, unite al successivo boom economico, legittimarono il modello della famiglia con un salario maschile in crescita. Tuttavia, l'ideologia superava la realtà, dal momento che per la maggior parte delle famiglie operaie non c'era altra scelta se non quella di continuare a svolgere un lavoro retribuito per far quadrare i conti. Il modello del  maschio capofamiglia comportava anche un costo molto elevato per le donne. Rafforzava i concetti sul culto della “vera femminilità” e sul posto della donna in casa; sminuiva il lavoro domestico e normalizzava le idee sessiste sul lavoro “delle donne”.

Questa visione fu straordinariamente diffusa, anche tra i settori del movimento sindacale dell'epoca. In Irlanda, ad esempio, la leadership sindacale si spinse oltre e sostenne la legislazione degli anni '30 che vietava l'impiego delle donne nell'industria, mentre la salute e la sicurezza delle donne non erano più un problema. Questo fu un caso estremo su come l'ideologia capitalistica della famiglia potesse essere divisiva e dannosa per la classe operaia, uno sviluppo che l'analisi di Engels non aveva del tutto previsto.


Engels equiparò produzione e riproduzione?

Un ulteriore ambito di contestazione dell'opera di Engels, che talvolta è oggetto di aspre critiche da parte delle femministe marxiste, è la sua concezione del rapporto tra produzione (di merci) e riproduzione (di persone). Il passaggio che diede origine a questa contestazione si trova nella prefazione alla prima edizione de L'origine della famiglia, dove Engels scrisse:

«Secondo la concezione materialistica, il momento determinante della storia, in ultima istanza, è la produzione e la riproduzione della vita immediata. Ma questa è a sua volta di duplice specie. Da un lato, la produzione di mezzi di sussistenza, … dall’altro, la produzione degli uomini stessi: la riproduzione della specie. Le istituzioni sociali entro le quali gli uomini di una determinata epoca storica e di un determinato paese vivono, sono condizionate da entrambe le specie della produzione; dallo stadio di sviluppo del lavoro, da una parte, e dalla famiglia, dall’altra».[54]

La duplice natura della produzione e della riproduzione a cui Engels si riferiva qui, si basa sulla premessa storico-materialistica secondo cui «gli uomini devono essere in condizione  di vivere per fare la storia», il che dipende dall’avere i mezzi di sussistenza e la capacità di riprodursi. Non si tratta di due fasi diverse, ma di una realtà congiunta nelle società precedenti, in cui entrambi i processi erano necessari per la sopravvivenza. Subito dopo il passo sopra citato, Engels prosegue affermando che, man mano che si sviluppa la produzione dei mezzi di sussistenza, questa prevale sempre più sulla produzione della vita. Certamente, ciò che emerge complessivamente da L'origine della famiglia è che i cambiamenti nelle strutture familiari sono stati determinati dal cambiamento della natura della produzione, piuttosto che da sviluppi paralleli.

Alcune correnti femministe socialiste degli anni Settanta hanno interpretato la prefazione di Engels come una giustificazione per una teoria dei due sistemi di oppressione delle donne: il modo di produzione da un lato e il lavoro domestico dall'altro, uno derivante dal capitalismo e l'altro dal patriarcato. L'interpretazione della teoria dualistica è stata spesso intesa a significare che l'oppressione delle donne opera in modo relativamente autonomo rispetto allo sfruttamento capitalistico.[55]

Come hanno sostenuto Lisa Vogel ed altri, questa teoria dei “due modi” è problematica. Identificare l'oppressione di genere come derivante da un potere patriarcale socialmente distinto, relativamente autonomo e spesso mal definito all'interno del capitalismo rappresenta, come afferma Vogel, «una misteriosa coesistenza di spiegazioni disgiunte dello sviluppo sociale».[56] Il patriarcato viene a volte inteso come un'ideologia, a volte come una norma oppressiva di genere e a volte come una struttura sociale, ma le sue origini precise non vengono spiegate. Inoltre, esso tende a basarsi su un pensiero binario essenzialista rispetto al genere, che fissa uomini e donne nel perimetro del sesso biologico assegnato loro alla nascita.

Tuttavia, imputare a Engels una visione a “due modi” è particolarmente scorretto, perché la sua tesi generale era che la riproduzione non può essere considerata in modo isolato rispetto agli altri processi sociali. Il modo di produzione esistente influenza tutte le relazioni sociali, comprese quelle di genere. Gli uomini non detengono una posizione di maggior potere che, indipendentemente dai fattori sociali, hanno avuto la lungimiranza di utilizzare per modellare la società dandole una forma patriarcale. Piuttosto, come dice Giménez, «gli uomini, come le donne, sono esseri sociali le cui caratteristiche riflettono la composizione sociale all'interno della quale emergono come agenti sociali».[57]


Engles e le donne nel contesto del lavoro retribuito

Si ritiene spesso che Engels abbia peccato di «riduzionismo economico» per aver creduto che l'ingresso (o il reinserimento) delle donne nel lavoro salariato avrebbe condotto alla loro liberazione.[58] Engels ritenne l’ingresso delle donne nel lavoro salariato come un primo passo nella lotta contro l'oppressione di genere, ma non di per sé come il mezzo per porvi fine. In effetti, egli descrisse le donne all’interno dell’«industria pubblica» come «la prima condizione per la liberazione della moglie»; qualcosa che indebolisce la famiglia monogamica e accresce la possibilità della sua abolizione come unità economica della società.[59] Engels fu fin troppo consapevole delle dure condizioni in cui le donne versavano nelle fabbriche, nonché dell'estremo sfruttamento e della sofferenza a cui erano sottoposte. Tuttavia, Engels osservò anche come l'ingresso in massa delle donne nel mondo del lavoro retribuito ribaltasse le norme familiari e gli stereotipi di genere esistenti. Ciò trasformò il modo in cui le donne pensavano a sé stesse, abbatté alcune delle divisioni tra pubblico e privato istituite dalla famiglia, e portò le donne in uno spazio sociale più ampio, che diede loro una maggior rilevanza sociale. Il «cameratismo e l'azione sociale [...] il rispetto di sé, la fiducia in se stesse e il coraggio che la vita di fabbrica comportava» erano in netto contrasto con l'atmosfera «ristretta e confinata» della casa, per utilizzare le parole di uno storico dell'epoca, che descrisse il cambiamento sociale che ciò comportava.[60] Nonostante le condizioni brutali delle miniere e delle fabbriche, le donne che entravano nell'”industria pubblica”, notò Engels, andavano oltre i «diritti perfettamente uguali in sede giuridica», perché questo lavoro apriva la strada alla resistenza collettiva e all'organizzazione».[61]

Il riconoscimento da parte di Engels dell'importanza sociale del (re)ingresso delle donne tra i salariati si verifica nel nostro presente, quando le donne continuano a entrare nella forza lavoro con numeri storicamente elevati. In tutto il mondo, l'occupazione femminile è a livelli record. Nel mio Paese, l'Irlanda, il numero di donne nel mondo del lavoro è aumentato di oltre un quinto negli ultimi trent'anni. Tale forza lavoro femminile e diversificata nell’appartenenza etnica [racially diverse], oggi in espansione - compresa la categoria dei "lavoratori essenziali" nella sanità, nel commercio al dettaglio e nell'istruzione, ben visibile dall'inizio della pandemia da COVID – costituisce oggi il moderno proletariato dei servizi. Negli Stati Uniti, in Francia e nel Regno Unito, ciò ha comportato un aumento delle lotte operaie e nei settori dell'assistenza e nei  servizi in cui lavorano le donne. In America Latina, questo processo ha incoraggiato grandi movimenti sociali per i diritti di genere. Nel Nord del mondo, le donne, che ora rappresentano quasi la metà della classe operaia, hanno un maggiore peso e un rinnovato potere sociale. Il numero crescente di donne che svolgono un lavoro retribuito porta anche alla luce la contraddizione che sta alla base della famiglia capitalistica: il capitale ha bisogno di un maggior numero di lavoratori, donne incluse, ma lo fa in assenza di qualsiasi sostegno sociale aggiuntivo per la cura e il lavoro domestico. Questa profonda e irrisolvibile contraddizione è chiaramente osservabile nelle recenti mobilitazioni nel Regno Unito e in Irlanda per l'inadeguatezza dei servizi di assistenza all'infanzia.

L'ingresso delle donne nel mondo del lavoro, unito alla crisi sociale degli alloggi, continua a sconvolgere i vecchi modelli di famiglia. La famiglia nucleare patriarcale ed eteronormativa è in declino nel Nord globale. Nel Regno Unito, il 15,4% delle famiglie è composto da un solo genitore; il 25% delle famiglie londinesi è composto da nuclei familiari di una sola persona e il 28% delle persone di età compresa tra i 20 e i 34 anni vive con i genitori.[62] In tutta l'Unione Europea, sia per gli uomini che per le donne, la percentuale di nuclei familiari con un solo adulto è aumentata più rapidamente di quella degli adulti che vivono in coppia.[63] Negli Stati Uniti, i nuclei familiari composti da una sola persona e da donne senza coniuge rappresentano poco più del 46% di tutti i tipi di famiglia.[64] In altre parole, in molte parti del Nord globale, le famiglie (nel senso tradizionale di nucleo) sono in fase di cambiamento e sono diventate norma, diverse di modalità di vita. Non si tratta di uno sviluppo inevitabile, e in diversi Paesi l'estrema destra conservatrice sta tentando vigorosamente di invertire tale tendenza. Tuttavia, la crescita complessiva delle donne nel lavoro retribuito, come previsto da Engels, insieme alle numerose crisi sociali del capitalismo odierno, hanno contribuito a scardinare le vecchie norme di genere e hanno portato a un cambiamento delle aspettative politiche sulle famiglie e sui ruoli di genere tradizionali.


Engels e la privatizzazione della cura

Come abbiamo visto, una caratteristica distintiva dell'analisi di Engels era che l'oppressione di genere è contraddistinta dalla differenza di classe. Ai nostri giorni, all'ombra di un divario di ricchezza sempre più ampio, la differenza di classe all'interno del genere è diventata più evidente. All'interno del divario retributivo di genere, sono presenti anche quelli di classe e di razza. Per le lavoratrici a bassa retribuzione, il doppio carico del lavoro retribuito e non retribuito grava pesantemente. Per le donne della classe media e alta delle società occidentali, il lavoro domestico non retribuito può essere esternalizzato (a pagamento), consentendo loro di perseguire l'uguaglianza nelle professioni e nei lavori più pagati. Queste donne in carriera - alcune delle quali occupano oggi posizioni chiave nella gestione del capitalismo - abitano un altro mondo rispetto a quello delle loro sorelle operaie, che sono bloccate in lavori poco retribuiti e spesso part-time, e che devono destreggiarsi tra lavoro retribuito e non retribuito. All'inizio del XX secolo, molte donne socialiste si ispirarono a Engels per sostenere un movimento di donne operaie per il cambiamento sociale, che avesse obiettivi politici diversi dai movimenti femministi liberali dell'epoca. Nel XXI secolo è emersa una frattura politica simile: una nuova corrente socialista radicale e marxista-femminista ha trovato la sua voce all'interno del femminismo, fermamente posizionata contro il femminismo neoliberale mainstream.

Tuttavia, coloro che parlano e scrivono in nome del femminismo marxista sono spesso in disaccordo con Engels per quanto riguarda il rapporto di riproduzione sociale all'interno del sistema capitalistico. Ad esempio, Giménez, marxista strutturalista, critica quello che definisce «l'eccessivo storicismo» di Engels e sottolinea invece come le strutture della riproduzione sociale si articolino congiuntamente alle altre strutture del capitalismo, in particolare con la produzione, e che questa articolazione strutturale combinata determina il sistema nel suo complesso.[65]

Il materialismo storico di Engels delineava una dinamica sociale differente. Egli riteneva che le forme familiari si trasformassero in base alle esigenze dei modi di produzione, secondo un'analisi che era profondamente storica. La sua identificazione della famiglia nel capitalismo – insieme ai sistemi statali, giuridici e politici – come parte delle sovrastrutture della società capitalistica ha indicato come queste sovrastrutture si relazionino e interagiscano con le fondamenta economiche della società. Contrariamente a un'opinione comunemente diffusa, Engels non vedeva le relazioni economiche meccanicamente determinanti per qualsiasi cosa; piuttosto, riteneva che anche gli elementi sovrastrutturali «esercitano la loro influenza sul corso delle lotte storiche» in modo innegabilmente reciproco.[66]

L’importanza della descrizione basata sulla sovrastruttura, in relazione alla famiglia e ad altri sistemi di riproduzione sociale, è che essa permette un'importante differenziazione: lo stato capitalistico, le strutture sociali e la coscienza sociale sono soggetti a continui cambiamenti, mentre il modo di produzione capitalistico, al di fuori delle rivoluzioni, in qualsiasi momento costituisce la base relativamente stabile di un ordine sociale.[67] Per quanto riguarda la riproduzione sociale, questo ci permette di cogliere il carattere sempre mutevole delle sue diverse componenti –  non solo la cura delle persone che avviene nella casa, ma anche i sistemi sanitari, educativi e assistenziali – compresa la loro natura di genere, che è modellata da, e a volte entra in conflitto con, le esigenze lavorative dell'accumulazione del capitale.

Questa dinamica sociale può essere messa in secondo piano nei resoconti troppo strutturalisti della riproduzione sociale, che a volte cercano di “riposizionare” i sistemi di riproduzione sociale (così come li conosciamo ora) come una categoria essenziale e stabile del sistema economico capitalistico. Alcuni sottolineano che il lavoro umano è «una categoria essenziale» del capitalismo, piuttosto che una categoria sempre in mutamento e definita in relazione alle trasformazioni del capitale stesso.[68]

La riproduzione sociale domestica ha subito cambiamenti sostanziali in tempi recenti, proprio in risposta ai cambiamenti del capitalismo. Un numero sempre maggiore di donne che svolgono un lavoro retribuito, insieme alla contestazione politica dell'ordine patriarcale, ha contribuito ad aumentare la diversità nella composizione dei nuclei familiari e a una forte tendenza ad allontanarsi dalla famiglia nucleare eteronormativa. L'evoluzione dei cambiamenti nella composizione dei nuclei familiari si è verificata soprattutto a causa dei diversi modelli di occupazione femminile, che a loro volta rispondono al bisogno del capitale di un'offerta di lavoro in continua espansione. Il risultato è stato una forte tendenza - soprattutto nel Nord globale - ad allontanarsi dalla famiglia nucleare eteronormativa, essa stessa prodotto di una diversa epoca del capitalismo.

Engels, ai suoi tempi, era fin troppo consapevole degli sconvolgimenti sociali delle famiglie operaie provocati dalla rapida industrializzazione nelle città della Gran Bretagna del XIX secolo. Anche oggi, le singole case e le famiglie sono in prima linea nel fronteggiare l’impennata del costo della vita e le altre pressioni sociali che minacciano la loro sopravvivenza quotidiana e la loro salute. Le case hanno dovuto ospitare un numero maggiore di persone perché i figli adulti, non riuscendo a trovare un alloggio a prezzi accessibili, rimangono più a lungo in quelle dei genitori. Altre famiglie sono state divise da migrazioni, cambiamenti climatici e guerre. Nel frattempo, il capitalismo si rifiuta di fornire anche modesti progressi nell'assistenza pubblica ai bambini e agli anziani. L'assistenza è lasciata sempre più al settore privato. La riproduzione sociale, su questa base sempre più individualizzata e privata, è una riproduzione sociale a basso costo, ma ha raggiunto quello che giustamente è stato definito da Nancy Fraser «un punto di crisi».[69] Le intuizioni di Engels circa il ruolo della famiglia nel capitalismo, sull'oppressione della sfera privata, e sul fatto che per socializzarla davvero sia necessaria niente meno che una rivoluzione sociale, lo rendono molto adatto ai nostri tempi.


Note:

[1] Heather A. Brown, Marx on Gender and the Family: A Critical Study, Haymarket, Chicago, 2013, pp. 174–75.

[2] Vincent Streichhahn, Friedrich Engels: From the ‘Woman Question’ to Social Reproduction Theory,” in «Engels @200: Reading Friedrich Engels in the 21st Century», Frank Jacob (a cura di), Büchner Verlag, Darmstadt, 2020, pp. 235–70.

[3] Lise Vogel, Marxism and the Oppression of Women: Toward a Unitary Theory, Haymarket, Chicago, 2013, p. 136.

[4] Tithi Bhattacharya (a cura di), Social Reproduction Theory: Remapping Class, Recentering Oppression, Pluto, Londra, 2017.

[5] Janet Sayers, Mary Evans e Nanneke Redclift (a cura di)., Engels Revisited: Feminist Essays, Routledge, Oxford, 1987.

[6] Karl Marx, The Ethnological Notebooks, Van Gorcum, Assen 1974.

[7] Marx, The Ethnological Notebooks, 18.

[8] Friedrich Engels, L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello stato, Editori Riuniti, Roma, 1970, p. 84.

[9] Friedrich Engels, L'evoluzione del socialismo dall'utopia alla scienza, Editori Riuniti, Roma, 1970, 46.

[10] Sacks sottolinea come la formazione della classe è frutto di un processo disomogeneo caratterizzato da differenze geografiche. Vedi Karen Sacks, Sisters and Wives: The Past and Future of Sexual Equality, University of Illinois Press, Chicago, 1982.

[11] Eleanor Burke Leacock, Women’s Status in Egalitarian Society: Implications for Social Evolution, «Current Anthropology», 19, n. 2, pp. 235–32, 255.

[12] Maurice Bloch, Marxism and Anthropology, Oxford University Press, Oxford, 1983,p.  46.

[13] Martha Giménez, Marxist and Non-Marxist Elements in Engels’s Views on the Oppression of Women, in «Engels Revisited», 42.

[14] Engels, L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello stato, p. 82.

[15] Per esempio, Lewis Morgan in Ancient Society parla del motivo per cui «alcune tribù sono rimaste indietro nella corsa verso il progresso». Non fa alcun riferimento al colonialismo in quanto tale. Vedi Lewis Henry Morgan, Ancient Society or Researches in the Lines of Human Progress from Savagery through Barbarism to Civilisation, Henry Holt and Company, New York, 1887, p. 3.

[16] Eleanor Burke Leacock, Myths of Male Dominance, Monthly Review Press, 1981, pp. 115–19.

[17] Heather A. Brown ritiene che Engels si sia basato su Morgan molto più di Marx (vedi  Brown, Marx and Gender, pp. 134-38). Una valutazione errata, come sottolineo.

[18] Marx, The Ethnological Notebooks, 14.

[19] La teoria della "cultura della povertà" propria degli anni '70 è emersa da questo modo di pensare, sostenendo che la "cultura" etnica o sociale sia il principale ostacolo alla mobilità sociale verso l'alto. Leggi Eleanor Burke Leacock, Individuals and Society in Anthropological Theory, «Dialectical Anthropology», 10, n. 1/2, 1985, pp. 69–91.

[20] Vedi la recensione di Chris Knight, Nancy Lindesfarne e Jonathan Neale a The Dawn of Everything di di David Graeber e David Wengrow. The Dawn of Everything’ gets human history wrong, MR Online, 17.12.2021.

[21] David Graeber e David Wengrow, The Dawn of Everything, Allen Lane, Londra, 2021, p. 47, 74.

[22] Sacks, Sisters and Wives, p. 243.

[23] Rosalind Delmar, “Looking Again at Engels’s Origin of the Family” in The Rights and Wrongs of Women, J. Mitchell e A. Oakley (a cura di), Penguin Books, Londra, 1979, p. 287.

[24] Engels, L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello stato, p. 85.

[25] Engels, L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello stato, p. 201.

[26] Engels, L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello stato, p. 206.

[27] Engels, L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello stato, p. 101.

[28] Engels, L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello stato, p.101.

[29] Engels, L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello stato, p. 109.

[30] Engels, L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello stato, p. 99.

[31] Engels, L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello stato, p. 101.

[32] Engels, L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello stato, p. 103.

[33] Engels, L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello stato, p. 109.

[34] Stephanie Coontz, The Way We Never Were: American Families and the Nostalgia Trap, Basic Books, New York, 1992, p. 171, 189.

[35] Constituzione dell'Irlanda, Articolo 41.2.

[36] Karl Marx e Friedrich Engels, L'ideologia tedesca, Editori Riuniti, Roma, 1972, p. 50.

[37] Engels, L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello stato, pp. 106-107.

[38] Marx e Engels, L'ideologia tedesca, p. .22.

[39] Engels, L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello stato, p. 101.

[40] Engels, L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello stato, p. 109.

[41] Engels, L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello stato, p. 101.

[42] Marx e Engels, L'ideologia tedesca, p. 56.

[43] Friedrich Engels, La condizione della classe operaia in Inghilterra, in Marx Engels, Opere vol. 4, Lotta Comunista, Sesto San Giovanni, 2021, p. 308. 

[44] Engels, La condizione della classe operaia in Inghilterra, 407. Vedi anche Paul Cammack, Marx on Social Reproduction, «Historical Materialism» 28, n. 2, 2020, pp. 1–31.

[45] Engels, L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello stato, p. 101.

[46] Engels, La condizione della classe operaia in Inghilterra, p. 409.

[47] Engels, La condizione della classe operaia in Inghilterra, p. 410.

[48] Shulamith Firestone, The Dialectic of Sex: The Case for Feminist Revolution, Verso, Londra, 2015, p. 15. Firestone non teorizza pienamente la categoria di sex-class, sebbene sia un termine ripreso da altre femministe radicali, come ad esempio da Christine Delphy.

[49] Holly Lewis, The Politics of Everybody: Feminism, Queer Theory, and Marxism at the Intersection, Zed Books Londra, 2016, p. 123.

[50] Engels, La condizione della classe operaia in Inghilterra, p. 409.

[51] Karl Marx, Il capitale, Libro primo, in Marx Engels, Opere vol. 30, Edizioni Lotta Comunista, Sesto San Giovanni, 2022, p. 588.

[52] Antonella Picchio, Social Reproduction: The Political Economy of the Labour Market, Cambridge University Press, Cambridge, 1992.

[53] Per un resoconto completo di questo processo, vedi L. German, Sex, Class and Socialism, Bookmarks, Londra, 1992, pp. 15–42.

[54] Engels, L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello stato, pp. 34-35.

[55] Vogel, Marxism and the Oppression of Women, p. 22.

[56] Vogel, Marxism and the Oppression of Women, pp. 28–29.

[57] Martha Giménez, Marx, Women, and Capitalist Social Reproduction, Haymarket, Chicago, 2018, p. 347.

[58] Vedi, ad esempio, Sayers, Evan e Redclift, Engels Revisited, tra le altre raccolte di saggi su Engels.

[59] Engels, L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello stato, p. 101.

[60] Ivy Pinchbeck, Women Workers and the Industrial Revolution, Virago Press, Londra, 2018, p. 308.

[61] Engels, L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello stato, p. 101.

[62] Office for National Statistics, Families and Households in the UK: 2021, 09.03.2022, ons.gov.uk.

[63] Eurostat, Household Composition Statistics: Increasing Number of Households Composed of Adults Living Alone, «Eurostat: Statistics Explained», giugno 2023, europa.eu.

[64] Finances Online, Number of US Households in 2024: Demographics, Statistics, and Trends, financesonline.com.

[65] Per l'influenza di Louis Althusser su Giménez, vedi Andrew Ryder, Ideology and Social Reproduction of Gender: The Reading of Althusser in Lise Vogel and Judith Butler, relazione presentata alla conferenza Women’s Emancipation and Human Emancipation: New Approaches to an Old Question, Eötvös Loránd University, Budapest, 12.11.2015.

[66] Friedrich Engels, Selected Works, vol. 3, Progress Publishers, Mosca, 1970, pp. 487–89.

[67] Per un'elaborazione di questo punto vedi Chris Harman, Base and Superstructure, «International Socialism» 2, n. 32, 1986, pp. 3-44.

[68] Bhattacharya, Social Reproduction Theory, p. 19.

[69] Nancy Fraser, Capitalismo cannibale. Come il sistema sta divorando la democrazia, il nostro senso di comunità e il pianeta. Laterza, Bari, 2023.


Marnie Holborow

Traduzione e revisione di Giovanni Fava, Walter Dal Cin e Luciano Dal Mas

Fonte: Monthly Review vol. 75, n. 10 (01.03.2024)


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