Fonte: Climate&Capitalism - 06.06.2023

Gli uccelli sono molto sensibili ai cambiamenti del loro ambiente e agiscono come precoci sistemi di allarme delle minacce alla natura. Per fermare il loro massacro è necessario un immediato cambiamento e in particolare una riforma agraria.



In tutto il mondo, il 49% di tutte le specie di uccelli selvatici è in forte declino. L'autorevole rapporto di BirdLife International, State of the World's Birds 2022, stima che oggi ci siano quasi tre miliardi di uccelli selvatici in meno in Canada e negli Stati Uniti rispetto a qualche decennio fa, e circa 600 milioni in meno nell'Unione europea. Sono disponibili dati meno completi per il sud del mondo, ma degli studi condotti in alcuni paesi sudamericani, africani e asiatici hanno evidenziato cali simili.

Molti resoconti sul declino delle popolazioni di uccelli si limitano ad elencare molteplici possibili cause: turbine eoliche, urbanizzazione, cambiamenti climatici, disboscamento, incendi, caccia e persino gatti domestici. L'assenza di dati su quali siano i fattori più importanti di questo declino è stata una comoda scusa per non fare nulla per salvare gli uccelli.

Un importante studio, pubblicato il 15 maggio da PNAS - the Proceedings of the National Academy of Sciences, elimina questa scusa. Il titolo indica chiaramente la causa principale: Le attività agricole stanno determinando il declino delle popolazioni di uccelli in tutta Europa. Lo studio «fornisce una forte evidenza di un effetto diretto e predominante delle attività agricole su larga scala continentale».

Questo è lo studio di gran lunga più esteso finora condotto sulle dinamiche delle popolazioni di uccelli. Oltre cinquanta ornitologi, zoologi, biologi ed ecologi hanno analizzato decenni di dati sulle popolazioni di 170 specie di uccelli in oltre 20.000 siti in 28 paesi europei, misurandoli rispetto a quattro pressioni note sulle popolazioni di uccelli: intensificazione agricola, variazione della copertura forestale, urbanizzazione e variazione della temperatura.

Tra il 1980 e il 2016 le popolazioni di uccelli europee sono diminuite complessivamente di un quarto, ma il numero di uccelli nelle aree agricole è diminuito di oltre la metà. Le aree dominate da grandi aziende agricole hanno registrato cali maggiori rispetto alle aree in cui la maggior parte delle aziende agricole sono più piccole.

La causa principale del declino degli uccelli è l'agricoltura ad uso intensivo di prodotti chimici. Alcuni uccelli vengono uccisi dai pesticidi o dagli erbicidi, ma gli impatti più importanti sono la perdita di cibo, soprattutto di insetti e altri invertebrati da cui dipende la maggior parte delle specie di uccelli, e la diffusione di monocolture ad alta intensità di fertilizzanti che eliminano le aree di rifugio e di nidificazione. Le popolazioni che si nutrono di insetti sono diminuite più di tutte le altre.

In breve, il crollo delle popolazioni di uccelli nei terreni agricoli è strettamente correlato all'Apocalisse degli insetti nell'Antropocene, uno studio pubblicato recentemente. Il massacro di insetti sta uccidendo masse di uccelli.

L'agricoltura industriale non è, ovviamente, l'unica responsabile. La perdita di habitat derivante dalla crescita urbana e dalla deforestazione ha causato, in quelle aree, cali rispettivamente del 27,8% e del 17,7%. Il cambiamento climatico ha avuto effetti contrastanti: gli uccelli settentrionali che preferiscono il freddo sono diminuiti del 39,7% e le specie di uccelli meridionali che preferiscono il caldo sono diminuite del 17,1%. Nel complesso, tuttavia, il più importante killer di uccelli è l'agricoltura capitalista su larga scala.

Così conclude lo studio:

«Considerando sia il travolgente impatto negativo dell'agricoltura intensiva, sia l'omogeneizzazione introdotta dai cambiamenti di temperature e di uso del suolo, i nostri risultati suggeriscono che il destino delle comuni popolazioni di uccelli europei dipende dalla rapida attuazione di un cambiamento che realizzi profonde trasformazioni nelle società europee, e in particolare da una riforma agraria.»



Ian Angus

Traduzione a cura della Redazione di Antropocene.org

Fonte: Climate&Capitalism 06.06.2023


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