Cemento. Arma di costruzione di massa, di Anselm Jappe, Elèuthera, 2022. Se c'è un materiale in grado di rappresentare la perfetta concretizzazione della logica capitalista, questo è il cemento. Realizzato con tecniche industriali e in quantità smisurate – con disastrose conseguenze non solo ecologiche ma anche sanitarie – ha ormai conquistato l'intero pianeta «uccidendo» l'architettura vernacolare, contribuendo all'oblio delle tecniche tradizionali e dunque al declino dell'artigianato, e annullando ogni differenza.

Ma al di là della monotonia intrinseca di questo materiale, già denunciata dai situazionisti, a preoccupare è la sua adesione a quell'obsolescenza programmata che ha definitivamente trasformato le costruzioni in merce. Con conseguenze spesso tragiche come attesta il crollo del ponte Morandi a Genova. È dunque cruciale ricostruire la storia di questo materiale, analizzando tanto la narrativa proposta dai suoi numerosi sostenitori – di ogni tendenza ideologica – quanto le riserve dei suoi rari detrattori. E così Jappe ne ripercorre la storia, dall'epoca romana ai giorni nostri, evidenziando attraverso innumerevoli esempi i catastrofici danni che il suo massiccio utilizzo ha prodotto e continua a produrre.

Il cemento ha cancellato tutte le peculiarità locali, tutte le tradizioni, e si è imposto come unica legge fin negli angoli più remoti del pianeta, dove l'arte di edificare un tempo rispondeva a una pluralità di tecniche e di immaginari. E così, uniformando i luoghi, ha esteso il proprio monotono regno al mondo intero.


Ho cominciato a concepire questo saggio subito dopo il crollo del viadotto Morandi, nel 2018, a Genova. Mi sono rapidamente convinto che la causa di quel collasso, da molti ritenuto «incomprensibile», risiedeva nel fatto stesso che il ponte fosse in cemento armato, un materiale con una durata di vita molto limitata. Era quindi un caso da manuale dell’obsolescenza programmata, tanto vitale per il capitalismo. Tuttavia, mentre facevo ricerche sulle malefatte del cemento armato, ho scoperto che a suo carico erano già state sollevate notevoli obiezioni, anche se la loro diffusione era rimasta piuttosto limitata. Mi sembrava quindi opportuno riassumere queste critiche, che troppo spesso si perdono in considerazioni puramente tecniche.
Anselm Jappe


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