Half-Earth Socialism: A Plan the Save the Future from Extinction, Climate Change and Pandemicsdi Troy Vettese e Drew Pendergrass, Verso, 2022.

Nella prossima generazione, l'umanità si troverà di fronte ad un futuro distopico, di disastri climatici ed estinzione di massa. Tuttavia, le uniche "soluzioni" offerte sono programmi di cap-and-trade [limitazione e scambio delle emissioni] privi di senso, catastrofici progetti di geoingegneria e conservazione privatizzata, che non faranno nulla per invertire i danni subiti dalla biosfera. Questi approcci mainstream presuppongono che il consumo nel Nord globale possa continuare senza sosta. Ma non lo può.

Come chiarisce questo libro, emozionante e provocatorio, dobbiamo accettare con umiltà che non possiamo comprendere o controllare completamente la Terra, ma possiamo controllare il nostro sistema economico e possiamo regolare l'energia e l'uso del territorio per il bene comune. Invece di permettere alle forze del libero mercato di distruggere il pianeta, dobbiamo lottare per una società post-capitalista in grado di garantire una buona vita a tutto il pianeta.

(Nota editoriale)




Una recensione pubblicata su The Socialist Standard




Un piano per salvare il futuro




Un flusso crescente di libri viene pubblicato sulla necessità di realizzare una autentica, mondiale  società socialista, senza denaro, senza salario, senza leader. Una società con libero accesso a tutti i beni e servizi, basata sulla cooperazione volontaria e sul principio da ciascuno secondo le sue capacità a ciascuno secondo i suoi bisogni. Molti di questi libri sono stati recensiti nel Socialist Standard, ma  su un livello qualitativamente più alto,  uno di essi  espone un piano dettagliato di come una società in cui il mercato è assente potrebbe operare in termini pratici e organizzativi. Half-Earth Socialism: A Plan the Save the Future from Extinction, Climate Change and Pandemics, di Troy Vettese e Drew Pendergrass, Verso, 2022,  si fonda su una profonda conoscenza e riflessione sui problemi scientifici e tecnologici che una tale società dovrebbe affrontare e superare. In tal senso, il libro costituisce un emozionante salto di immaginazione sui fondamenti di un mondo organizzato per il bene comune dell'umanità e dell'ambiente naturale.


Cosa succede se?

Il libro adotta una struttura narrativa  incorniciata da due capitoli che cominciano con degli "e se?". Il primo di questi è intitolato "Looking Backwards: 2047 (à la Edward Bellamy)" e descrive il "futuro distopico" con "collasso ambientale e livelli feudali di disuguaglianza" visti come inevitabili se l'attuale sistema sociale, basato su mercato e "valutazione monetaria" continuasse. Il secondo di questi capitoli, intitolato "News from 2047 (à la William Morris)", offre una sorta di profilo quotidiano di come potrebbe essere una società futura "senza denaro né mercato" e come potrebbe operare una volta che l'umanità decidesse collettivamente di prendere provvedimenti per invertire il declino della biosfera, "creare contemporaneamente una società giusta" e "fornire le basi per il socialismo nel corso della nostra vita". In questo gli autori evitano consapevolmente l'avvertimento di Marx di non scrivere "ricette per l'osteria dell'avvenire" . In realtà tentano di fare proprio questo, di descrivere ciò che chiamano "un'alternativa totale al capitalismo", cioè come dovrebbe funzionare  "la gestione dell’economia" nel socialismo, "una società in cui l'economia è controllata consapevolmente e democraticamente" - una definizione di socialismo che noi accetteremmo pienamente. Il libro offre, come affermano gli autori, "di tutto, da un piano per l'allocazione delle risorse a uno schema di ciò che la vita sembrerà".


Controllare il capitalismo?

Tra questi due capitoli gli autori fanno una serie di altre cose fondamentali. In primo luogo, esaminano alcune delle principali idee e schemi avanzati nel corso dei secoli in cui il capitalismo è esistito ed è cresciuto, per comprendere quel sistema e portarlo sotto controllo. Ripercorrono  una serie di "filosofie concorrenti sulla natura e gli sviluppi sociali ed economici": ad esempio Malthus, con il suo terrore dell'idea ancora comunemente diffusa della "sovrappopolazione", descritta qui come "pericolosamente esagerata"; Hegel, con la sua teoria dell'“umanizzazione della natura”; Mises e Hayek, che vedevano il mercato come l'unico modo fattibile per organizzare una società avanzata e come un sistema auto-organizzante con cui gli esseri umani interferiscono a loro rischio e pericolo; e Marx e Neurath, che vedono entrambi il capitale come ciò che "guida ciecamente la nave degli sciocchi verso il disastro ecologico", distruggendo "il mondo che non può vedere". Questa parte della loro analisi porta alla conclusione che ciò di cui c'è bisogno è la fine di quella che chiamano “la capitalizzazione della natura” e “un nuovo rapporto tra l'umanità e la natura'”. In caso contrario, vedono l'umanità di fronte a un futuro di "disuguaglianza, malattie, disastri climatici e impoverimento ecologico sempre maggiori".

Proseguono quindi esaminando le varie soluzioni attualmente disponibili, soprattutto quelle "verdi" che vengono presentate come modi per arginare il degrado dell'ambiente (ad esempio, geoingegneria, cattura e stoccaggio del carbonio, energia nucleare, biocarburanti). Essi vengono rifiutati come rimedi fattibili di per sé, poiché i loro sostenitori tendono a immaginarne l'uso solo all'interno del contesto del mercato e della sua produzione e distribuzione di beni e servizi come merci. Come affermano gli autori: "Gli ambientalisti mainstream affrontano la crisi ambientale come un insieme di problemi tecnici discreti, affrontabili attraverso riforme frammentarie, lasciando intatte le fondamenta capitaliste della società". Gli autori sono particolarmente ostili alla zootecnia, definita "l'industria del bestiame che mangia la Terra", occupando essa "il 40 per cento della terra abitabile del pianeta" e che crea una "massiccia estinzione dei mammiferi". La loro soluzione, che iniziano a delineare qui, è praticare la "geoingegneria naturale", attingendo al carbonio e consentendo agli ecosistemi rigenerati di occupare metà della terra" (da cui il titolo del libro), e quindi ripristinare la biodiversità e creare "un sistema di energia completamente rinnovabile “. Sono anche fautori del veganismo, ritenendolo in grado di soddisfare 'l'esigenza di nutrire tutti con il minimo impatto ambientale”. Tutto ciò, tuttavia, lo considerano impossibile sotto il sistema capitalista, che per sua natura produce beni e servizi a scopo di lucro.


È possibile una pianificazione socialista?

È nel capitolo successivo, intitolato 'Planning Half-Earth", che si concretizza la soluzione proposta da loro. Vengono forniti dettagli su come le risorse della terra possono essere utilizzate in modo razionale e sostenibile nell'ambito di accordi mondiali che evitino il denaro, il mercato e lo scambio e utilizzino invece "un altro tipo di modello globale" basato su "modelli di valutazione integrati" (IAM) e "programmazione lineare'" Questi metodi, ci dicono, esistono già, ma il loro reale potenziale non può essere minimamente realizzato all'interno di un sistema di mercato. Riferendosi alle loro proposte come "utopismo scientifico", termine coniato dal teorico  Otto Neurath, affermano che un tale modello non ha bisogno di equivalenti universali come il denaro, ma può funzionare efficacemente “via in natura”(naturalmente), tramite una pianificazione mondiale. Esso, sostengono, può costantemente e in modo continuo "combinare molteplici obiettivi", riunendo tutte le informazioni necessarie riguardanti risorse, abilità e bisogni per garantire che la produzione e la distribuzione soddisfino tutti i ragionevoli requisiti che venissero democraticamente concordati da una cooperazione tra popoli a livello mondiale. In questo modo l'umanità potrebbe "offrire una buon livello di vita alle nostre  specie e allo stesso tempo proteggere l'ambiente". Ciò è del tutto possibile, proseguono, dato che "la densità di dati forniti nel mondo contemporaneo, abbinata agli algoritmi che gli scienziati del clima hanno progettato per gestirli, amplia notevolmente le capacità di pianificazione". Dopo aver spiegato tutto ciò in modo dettagliato, consigliano che il loro modello di una società socialista dovrebbe essere considerato "un esperimento mentale, che ci permetterà comunque di guardare al socialismo come una possibilità pratica".

Non c'è dubbio, tuttavia, che questa ricetta che osano scrivere per l'osteria dell'avvenire sia molto incoraggiante, fornendo molto in termini di controargomentazione efficace alle obiezioni secondo cui una società senza denaro non potrebbe essere organizzata in modo efficiente o che degenererebbe rapidamente portando alla penuria e al caos sociale. Le intuizioni che forniscono nella sezione "Limits of Planning" del loro capitolo "Planning Half-Earth" e nel capitolo "News from 2047" su aspetti di vita quotidiana forniscono anche spunti di riflessione utili e affascinanti su come la scelta democratica potrebbe avvenire all'interno di una società socialista tra persone libere di esprimere tale scelta.


Instaurare il socialismo

Tutto ciò si aggiunge a un lavoro meticolosamente studiato e documentato, che convincerà, almeno a grandi linee, qualsiasi lettore imparziale sia dell'urgente necessità di un diverso tipo di società sia anche di un modo praticabile in cui potrebbe essere organizzata se i lavoratori a livello mondiale dovessero attivarsi per istituirla. Un tipo di organizzazione sociale senza denaro e senza la coercizione dovuta al lavoro salariato. Tuttavia, mentre il libro è anche efficace nello smascherare, come affermano gli autori, "le delusioni delle politiche di centro e della sinistra", ciò che è in qualche modo meno convincente riguarda il meccanismo di come può nascere la società che essi auspicano. Sì, il socialismo dovrà essere pianificato in anticipo, come chiariscono gli autori, ma, come sostiene il Partito socialista, esso può iniziare seriamente solo una volta che la maggioranza ha iniziato ad accettare questa prospettiva e può funzionare solo se i piani sono completamente sviluppati prima che il cambiamento avvenga. Gli autori sembrano pensare che possa essere pianificato a metà in anticipo, ma che ci vorrà del tempo dopo che è stato pianificato perché sia pienamente operativo. Tuttavia, una volta che la necessaria diffusione della consapevolezza della necessità del socialismo è stata raggiunta e sono stati fatti piani per realizzarlo, non sembra esserci motivo per cui una società democratica, senza denaro e senza mercato non possa essere votata attraverso un'azione politica democratica (cioè, l'urna elettorale), per poi essere implementata ed essere operativa praticamente da subito. Il controllo politico necessario per coordinare il cambiamento sarà già presente. Sì, alcune modifiche, alcune pratiche per tentativi ed errori, alcune revisioni continue saranno necessarie, ma nulla di tutto ciò impedirà alle strutture di base del socialismo di operare pienamente sia a beneficio dell'umanità che dell'ambiente. E, chissà, forse sarà anche sulla falsariga dei "modelli di valutazione integrata" e della "valutazione lineare" immaginati dagli autori?

La loro principale obiezione all'istituzione del socialismo in questo modo attraverso le urne sembra essere quella per cui la classe capitalista non lo permetterà. A sostegno di ciò, parafrasano (piuttosto che citare direttamente) l'introduzione di Engels del 1886 alla prima traduzione inglese del volume I del Capitale di Marx, ove si dice che "se un partito socialista devoto dovesse mai vincere [le elezioni], la classe dirigente scatenerebbe una "ribellione a favore della schiavitù" contro una "rivoluzione pacifica e legale". Eppure la prova principale che adducono che ciò sarebbe accaduto, cioè il rovesciamento del governo Allende in Cile nel 1973, è poco rilevante, dal momento che quel regime non era in alcun modo socialista nel senso in cui loro (o noi) sostengono l'idea. E, in effetti, le opinioni di Marx su ciò erano molto più sfumate di quanto suggeriscano gli autori e non escludono un'acquisizione pacifica e democratica da parte della maggioranza attraverso le urne. Inoltre, gli autori sembrano anche mostrare una certa ingenuità nell'essere disposti a riconoscere i passati o attuali regimi oppressivi del capitalismo di stato (ad esempio, l'Unione Sovietica, la Cina maoista, Cuba) come in qualche modo tentativi di socialismo o sulla via verso di esso, quando qualsiasi connessione di questi regimi al socialismo è puramente retorica. Il loro sfortunato punto cieco in quest'area li porta persino a riferirsi a Trotsky e Stalin come "socialisti del XX secolo" e l'ANC in Sud Africa come partito del "socialismo moderno e internazionalista".


Umanità e natura

Ma questi sono punti di contesa relativamente minori per noi in un libro importante che racchiude un'enorme quantità di conoscenza e riflessione in poco più di 200 pagine. Sostiene fondamentalmente ciò che sostiene il Partito socialista: una società interamente democratica di lavoro significativo che liberi tutti gli esseri umani dalla minaccia della povertà e in cui il governo delle persone sia sostituito dall'amministrazione delle cose. Affronta anche in modo convincente l'argomento relativo alla "motivazione" (parte dell'obiezione spesso sentita sulla "natura umana"), caratterizzando il socialismo come una società in cui la "motivazione" sarà fornita da "incentivi positivi" come "obbligo sociale, soddisfazione personale, orgoglio', e la forte attenzione posta al degrado in corso e al possibile collasso dell'ambiente naturale.


Traduzione di Giuseppe Sottile - Redazione di Antropocene.org

Fonte: The Socialist Standard N. 1423 marzo 2023