Fonte: ICM Institut de Ciències del Mar - 25.07.2022

I cambiamenti climatici di origine antropica sono diventati uno dei principali fattori ambientali, incidono fortemente sulla biodiversità marina e sul funzionamento degli ecosistemi, interagendo con altri fattori di stress indotti dall'uomo. Oltre al graduale riscaldamento degli oceani, all'acidificazione, alla deossigenazione e all'innalzamento del livello del mare, le attività umane hanno causato un rapido aumento della frequenza e dell'intensità di eventi climatici estremi, come le onde di calore marine.


Gli eventi di mortalità di massa, associati alle onde di calore marine, potrebbero essere la nuova normalità nel Mediterraneo.

Un team internazionale guidato dall'Institut de Ciències del Mar (ICM-CSIC) ha scoperto che, tra il 2015 e il 2019, il Mediterraneo ha sperimentato una serie di ondate di calore marino che hanno colpito tutte le regioni del bacino, provocando ricorrenti eventi di mortalità di massa per tutto il periodo analizzato.

I dettagli sono riportati in uno studio recentemente pubblicato sulla rivista Global Change Biology.

Questa ricerca ha coinvolto anche il Centre d'Estudis Avançat de Blanes (CEAB), l'Institut Mediterrani d'Estudis Avançats (IMEDEA), l'Instituto Español de Oceanografía (IEO), l'Universitat de Barcelona (UB), l'Universidad de Alicante (UA), l'Universidad de Sevilla (US) e il Museo del Mar de Ceuta, oltre ad altri centri internazionali.

Secondo lo studio, le popolazioni di circa 50 specie (tra cui coralli, spugne e macroalghe) sono state colpite da questi eventi lungo migliaia di chilometri di coste del Mediterraneo, dal Mar de Alboran alle coste del Vicino Oriente.

"Gli impatti della mortalità sono stati osservati tra la superficie e i 45 metri di profondità, dove le ondate di calore marino registrate sono state eccezionali, interessando più del 90% del Mediterraneo e raggiungendo temperature superiori ai 26ºC in alcune aree", spiega Joaquim Garrabou, ricercatore dell'ICM-CSIC e uno degli autori dello studio.


Le specie fondamentali più colpite

Alcune delle specie più colpite dagli episodi di mortalità di massa nel Mediterraneo sono fondamentali per mantenere il funzionamento e la biodiversità dei principali habitat costieri. Tra questi, le praterie di Posidonia oceanica e il coralligeno, che costituiscono due degli habitat più rappresentativi di questo mare.

Questo è il primo studio che valuta gli effetti della mortalità di massa su scala mediterranea per cinque anni consecutivi. In totale, hanno partecipato più di 30 gruppi di ricerca provenienti da 11 Paesi, rendendo possibile l'osservazione dell'incidenza e della gravità della mortalità in ogni angolo del bacino del Mediterraneo. Di fatto, è stato ottenuto il quadro più completo finora esistente degli impatti degli eventi di riscaldamento estremo sugli organismi e sugli ecosistemi del Mediterraneo.

"Purtroppo, i risultati del lavoro mostrano che il Mar Mediterraneo sta vivendo un'accelerazione degli impatti ecologici associati al cambiamento climatico, che rappresenta una minaccia senza precedenti per la salute e il funzionamento dei suoi ecosistemi", affermano Cristina Linares e Bernat Hereu, della Facoltà di Biologia e dell'Istituto di Ricerca sulla Biodiversità dell'Universitat de Barcelona.

 

Dall'eccezione alla norma

La crisi climatica sta colpendo seriamente gli ecosistemi marini di tutto il mondo e il Mediterraneo non fa eccezione. In particolare, le ondate di calore marine associate a questa crisi stanno causando eventi di mortalità massiccia in tutti gli ecosistemi costieri di questo bacino a causa della loro maggiore frequenza, intensità ed estensione.

"Di fronte a questo scenario, è essenziale comprendere la relazione tra le diverse risposte biologiche della biodiversità marina e i diversi livelli di esposizione al calore", afferma Free Espinosa dell’Universidad de Sevilla.

David Díaz ed Emma Cebrián, rispettivamente dell'IEO e del CEAB, si rammaricano del fatto che, ad oggi, "l'elevata variabilità delle risposte osservate tra specie e popolazioni, su scale spaziali e temporali molto diverse, ha compromesso la nostra capacità di esplorare questa relazione".

Ora, grazie a questa analisi temporale e spaziale, è stato possibile dimostrare che esiste una relazione significativa tra la durata delle ondate di calore e l'incidenza degli eventi di mortalità.

"Gli eventi di mortalità di massa nel Mediterraneo sono equivalenti agli eventi di sbiancamento osservati consecutivamente anche nella Grande Barriera Corallina, suggerendo che questi episodi sono ormai la norma piuttosto che l'eccezione", spiega il professore Alfonso Ramos dell’Universidad de Alicante.

Per tutti questi motivi, la comunità scientifica esorta a rafforzare il coordinamento e la cooperazione a livello regionale, nazionale e internazionale, come è stato fatto per questo lavoro, al fine di raggiungere decisioni di gestione più efficaci in grado di affrontare l'emergenza climatica.


Traduzione a cura della Redazione di Antropocene.org

Fonte: ICM Institut de Ciències del Mar 25.07.2022