Il 9 agosto 2021, il Gruppo intergovernativo di esperti scientifici sui cambiamenti climatici (IPCC) delle Nazioni Unite ha pubblicato Cambiamenti climatici 2021: la base della scienza fisica.

Questa è la Parte I del suo Sesto Rapporto di Valutazione (AR6), redatto dal Gruppo di Lavoro , il quale descrive in dettaglio lo stato attuale del cambiamento climatico. La Parte I del Rapporto generale AR6 sarà seguita da altre due parti aggiuntive. L’uscita della Parte II, redatta dal Gruppo di Lavoro, sul tema "impatti", è prevista per il febbraio del 2022. La Parte III, redatta dal Gruppo di Lavoro, sul tema "attenuazione", dovrebbe uscire nel marzo del 2022.

 Il segno di quanto siano diventate serie le questioni - con i colloqui COP26 delle Nazioni Unite sul clima a Glasgow il prossimo novembre, considerati da molti come un ultimo tentativo di raggiungere una soluzione globale a favore dell’umanità - è il fatto che già durante l'estate sono trapelate le prime bozze dei Rapporti Parte II e Parte III. Alla fine di giugno, la parte II di AR6 era pervenuta all'agenzia di stampa francese AFP (Agence-France Presse), che ha in seguito pubblicato un articolo sul Rapporto trapelato (“Crushing Climate Impacts to Hit Sooner than Feared - Impatti climatici schiaccianti colpiranno prima del temuto”.

Giorni prima della pubblicazione della Parte I, la sezione chiave della Parte III, un “Riepilogo per i responsabili politici”, è trapelato da scienziati associati a Scientist Rebellion and Extinction Rebellion Spain. Un articolo che annuncia la fuga di notizie, intitolato “IPCC Sees Degrowth as Key to Mitigating Climate Change” (L'IPCC vede la decrescita come la chiave per mitigare il cambiamento climatico), è stato pubblicato il 7 agosto dal giornalista Juan Bordera e dall'ecologo Fernando Prieto sulla rivista online spagnola Contexto y Acción (CTXT). Il Riepilogo trapelato non è altro che la bozza del documento accettato dal Gruppo di Lavoro III prima che dei governi (che nel processo di adozione formale dell'IPCC hanno la facoltà di apportare modifiche al Riepilogo prima della sua pubblicazione), possano eliminare o annacquare gli elementi chiave.

Verso la fine di agosto c’è stata una seconda fuga della Parte III (questa volta del Capitolo Uno del terzo Rapporto), proveniente dalle stesse fonti. Questa fuga del Rapporto era stata annunciata in un articolo di Bordera, Prieto e altri 4 autori, pubblicato su CTXT e intitolato “Il Rapporto trapelato dell'IPCC rivela che il modello di crescita del capitalismo è insostenibile” (MR Online, 23 agosto 2021).

La Parte I: il "Rapporto sulla Base delle Scienze Fisiche", contiene poche novità per chi segue la scienza del clima, ma fornisce una maggiore attendibilità e concretezza rispetto ai suoi risultati. La cosa più significativa del Rapporto è la rivelazione che anche nel caso di SSP1-1.9 (lo scenario più basso di emissioni di gas ad effetto serra) con le proiezioni più ottimistiche di SSP (Shared Socioeconomic Pathways) [1] in cui le emissioni di carbonio a livello globale raggiungono il picco nei prossimi quattro anni, le conseguenze per l'umanità sarebbero comunque catastrofiche se comparate con tutti i precedenti storici. Questo comporterebbe diversi eventi "composti" di condizioni meteorologiche estreme, note come stranezze globali (tra cui forti precipitazioni, inondazioni record, ondate di calore, siccità, rotture dei monsoni, mega-tempeste, scioglimento dei ghiacciai e aumento del livello del mare), che colpirebbero ogni regione ed ecosistema del mondo.

Il secondo scenario, SSP1-2.6 (anche questo ottimista),  —  in cui l'aumento della temperatura media globale rimarrebbe leggermente al di sotto di 2°C, nella "migliore stima" per il 2081–2100 — è una sorta di ultima speranza e comporta pericoli sproporzionatamente maggiori. Gli altri tre scenari sono quasi impensabili, anche se più coerenti con le tendenze attuali, e minacciano addirittura l'esistenza della civiltà e dell'umanità stessa.

Nello scenario più ottimistico, SSP1-1,9 (in cui la temperatura non cresce di 1,5°C fino al 2040), si stima che l'aumento della temperatura globale a medio termine (2041-2060) rimarrà nell'intervallo di 1,2-2°C e che poi, verso la fine del secolo (2081-2100), a causa dell'implementazione di tecnologie a emissioni negative, ritornerà a 1,4°C. Tuttavia, è importante capire che persino questo scenario altamente ottimistico prevede un caldo estremo e piogge abbondanti molto più frequenti. L'innalzamento del livello del mare sarà irreversibile nel corso dei secoli, forse dei millenni. Aumenterà l'acidificazione degli oceani, con tutti i pericoli che questo comporta. Il meglio che si può sperare, a questo punto, è che l'ultima minaccia per l'umanità venga respinta e che entro la fine del secolo la temperatura media globale possa essere nuovamente ridotta al di sotto di 1,5°C. Ma anche in questo caso alcuni degli effetti negativi del cambiamento climatico - che rappresentano tremende minacce per miliardi di persone - continueranno a manifestarsi nel ventunesimo secolo.

Nel caso del SSP5-8.5 (il quinto e più apocalittico degli scenari considerati), risultante dal proseguimento senza ostacoli del "
business as usual " capitalista, si prevede che la temperatura media globale aumenterà entro la fine del secolo di 3,3 - 5,7°C (miglior stima 4,4°C): una catastrofe assoluta per l'umanità e per innumerevoli altre specie del pianeta.

La fuga di sezioni della Parte II del Sesto Rapporto di Valutazione sugli “impatti”, arrivate all'Agence-France Presse, ha portato alla diffusione di una serie di affermazioni del Rapporto, rese poi di dominio pubblico. Secondo l'agenzia francese, il Rapporto "avverte che i precedenti importanti shock climatici hanno drammaticamente alterato l'ambiente e spazzato via la maggior parte delle specie, sollevando la domanda se l'umanità non stia seminando i semi della propria morte". [Citando le parole del rapporto stesso]: "La vita sulla Terra è in grado di riprendersi da un drastico cambiamento climatico evolvendosi in nuove specie e creando nuovi ecosistemi. Gli umani non ne sono in grado." La Parte II conclude: “Abbiamo bisogno di un cambiamento che agisca su processi e comportamenti a tutti i livelli: individui, comunità, imprese, istituzioni e governi. Dobbiamo ridefinire il nostro modo di vivere e di consumare.”

Tuttavia è la Parte III sulla “attenuazione” a offrire le maggiori sorprese. Il 7 agosto Contexto y Acción (CTXT) , nell'articolo di Bordera e Prieto, dichiara di aver ottenuto una bozza confidenziale del "Riepilogo per i responsabili politici" della Parte III redatta dal Gruppo di Lavoro. L’articolo cita alcuni passaggi chiave (vedi: “Abbiamo fatto trapelare il prossimo rapporto IPCC!,” Scientist Rebellion). Altrettanto significative, seppur non citate dall’articolo, sono altre parti del “Riepilogo per i responsabili politici”, che richiedono un'attenta considerazione. Una conclusione importante della Parte III del Rapporto è che non è possibile fare nuove aggiunte agli attuali impianti a carbone o gas e che quelli esistenti devono essere eliminati entro un decennio se si vuole raggiungere l'obiettivo di rimanere al di sotto di 1,5°C di aumento.

Per molti versi, la rivelazione più importante del "Riepilogo per i responsabili politici" della Parte III è la sua insistenza sul fatto che i miglioramenti tecnologici, volti a una relativa decarbonizzazione, non siano sufficienti. Piuttosto, ciò che è richiesto è una massiccia transizione sociale nella produzione e nel consumo di materiali. Sebbene la stabilizzazione del clima al di sotto di 1,5°C di aumento richieda la rimozione dell'anidride carbonica (CDR), non esiste una semplice soluzione tecnologica al problema del cambiamento climatico. I tentativi di intervenire in modo massiccio con mezzi tecnologici sul clima, per contrastare l'effetto delle emissioni di carbonio, portano pericolose minacce al pianeta, inteso come spazio sicuro per l'umanità.

Attualmente, la tecnologia solare ed eolica rappresentano solo il 7% del consumo energetico mondiale e i combustibili fossili costituiscono la maggior parte restante. Sebbene l'espansione solare ed eolica debba essere incoraggiata, il radicamento economico della tecnologia dei combustibili fossili ha inibito qualsiasi rapido progresso reale. L'incremento delle strategie di decarbonizzazione attuate dalle aziende hanno portato, complessivamente, a un decoupling (disaccoppiamento) relativo ma non assoluto delle emissioni [2] a causa della crescita economica, con emissioni di carbonio totali in aumento anche se l'input della produzione di carbonio è di per sé diminuito.

Maggiori speranze nell'immediato futuro offrono invece gli approcci CDR (Carbon Dioxide Removal) [3] biologici o naturali, come il rimboschimento/riforestazione, il ripristino degli ecosistemi e la gestione del suolo. Al contrario, il potenziale per la cattura diretta dell'aria e lo stoccaggio del carbonio, l'aumento dell'erosione dei minerali, il miglioramento dell'alcalinità degli oceani e la cattura e lo stoccaggio della bioenergia e del carbonio - sono tutti limitati dalla mancanza di ricerca e sviluppo, dai costi elevati e dalle conseguenze potenzialmente pericolose. L'energia nucleare pone troppi ostacoli e pericoli per essere una parte importante della soluzione. In generale, "l'aumento, la diffusione e il diffondersi globale delle tecnologie di cattura e stoccaggio del carbonio (CCS), dell'energia nucleare e della rimozione del carbonio (CDR)" sono discutibili e pertanto non possono svolgere il ruolo principale
nell'attenuazione dei cambiamenti climatici.

Pertanto, la posizione generale del Rapporto AR6 "attenuazione" (o Parte III) va — per la prima volta nelle elaborazioni dell'IPCC — nella direzione di un sostanziale ricorso a strategie mirate alla questione del consumo, esplorando forme di riduzione del consumo di energia in tutti i settori economici e avviando con decisione percorsi di conservazione e di basso consumo energetico. Le città devono essere ridisegnate per diventare “città nuove”, costruite su basi sostenibili, completamente diverse. Il trasporto deve abbandonare i veicoli sportivi e altri divoratori di carburante e spostarsi verso il trasporto di massa, con auto elettrificate, biciclette, tuk-tuk (risciò automatici) e motociclette. Bisogna ridurre le diete pesanti a base di carne. Bisogna ridurre drasticamente la produzione di plastica. “Negli scenari di bassa domanda energetica”, afferma il Rapporto, “la domanda di energia nel 2050 risulta inferiore del 40% rispetto al 2018, mentre il benessere viene mantenuto e migliorato”.

Sono necessari “fondamentali cambiamenti strutturali a livello globale” (e ad ogni altro livello) nei sistemi di produzione e consumo. Le transizioni accelerate del cambiamento climatico richiedono il passaggio a sistemi di sviluppo sostenibile completamente nuovi.
Il "cambiamento trasformativo" deve sostituire i cambiamenti incrementali favoriti dallo status quo.

La Parte III "Riepilogo per i responsabili politici", pone una forte enfasi sull'ingiustizia climatica come aspetto centrale dell'intero problema climatico. Il Rapporto sottolinea che “il 10% più ricco a livello mondiale (su base pro capite) contribuisce alle emissioni globali dieci volte più del 10% più povero.” Più specificamente, "il 10% più ricco del mondo contribuisce per circa il 36-45% alle emissioni globali di GHG [gas a effetto serra], mentre il 10% più povero del mondo contribuisce per circa il 3-5%". Tanto quanto “il 46% delle emissioni di CO2 dei paesi in via di sviluppo nel 2010 e il 41% nel 2015 provenivano dalla produzione di esportazione verso i paesi sviluppati,” indicando che la contabilizzazione delle emissioni climatiche dovrebbe essere basata sul consumo piuttosto che sulla produzione. La metà di tutte le emissioni dell'aviazione proviene dall'1% più ricco.

Il "Riepilogo per i responsabili politici" nella Parte III sottolinea che il "concetto di transizione giusta", inizialmente promosso dai sindacati, deve essere incorporato nella politica del cambiamento climatico. “La mancanza di integrazione della giustizia ambientale nelle attività di attenuazione del clima... rischia di aumentare la disuguaglianza a tutti i livelli" e inibisce "un'efficace attenuazione del clima", che richiede una transizione giusta che garantisca che "i lavoratori, le comunità in prima linea e le categorie vulnerabili non siano lasciati indietro nei percorsi a basse emissioni di carbonio". Ancora più sorprendentemente, il Rapporto dichiara: “L'aumento della partecipazione delle donne e dei gruppi discriminati ed emarginati, amplifica l'impulso all'azione pro-clima. L'azione collettiva attraverso i movimenti sociali formali e i movimenti di stile di vita informali espande il potenziale per la politica climatica e sostiene il cambiamento del sistema (alta fiducia). Gli scioperi per il clima hanno dato voce ai giovani in più di 180 paesi.”

Le rivelazioni del Capitolo 1 della Parte III del Sesto Rapporto di Valutazione, è in primis una revisione della recente letteratura sulla "attenuazione". Tuttavia, è degno di nota rispetto ai precedenti Rapporti dell'IPCC, citando una serie di critici di sinistra, tra cui Jason Hickel, Andrew Jorghenson e Andreas Malm e richiamando l'attenzione su questioni fondamentali dell'economia politica e del potere, come il dominio del capitale fossile, la realtà dello scambio ineguale globale e la razionalità della decrescita. Come indica a un certo punto il Rapporto, facendo riferimento all'analisi di Malm e altri: “Il carattere dello sviluppo sociale ed economico prodotto dalla natura della società capitalista” è considerato da molti critici politico-economici “in definitiva insostenibile”. In effetti, una lettura attenta e critica delle rivelazioni del Capitolo 1 lascia pochi dubbi sul fatto che il cambiamento radicale del sistema sia ora l'unica strada rimasta verso un futuro sostenibile per l'umanità. Come affermò il segretario generale delle Nazioni Unite, Antònio Guterres, in una dichiarazione di accompagnamento della pubblicazione del nuovo Rapporto IPCC, questo è "un codice rosso per l'umanità". Semplicemente, non c’è speranza per il mondo a meno che, ovunque, le persone non siano determinate a superare la principale barriera alla sopravvivenza umana: la barriera del capitale stesso.


Crediamo che i lettori di
MR apprezzeranno l'articolo di approfondimento “The Unemployed Epidemiologist Who Predicted the Epidemic - L'epidemiologo disoccupato che predisse l'epidemia” di Eamon Whalen sull'autore di MR e della Monthly Review Press, Rob Wallace, nel numero del 6-13 settembre 2021 di The Nation.


Redazione di Monthly Review


Note:


[1] Shared Socioeconomic Pathways (SSP): Percorsi Socioeconomici Condivisi, suddivisi in cinque diverse narrazioni del futuro del mondo, potenziate da una serie di proiezioni in espansione, ad esempio per la popolazione, l'attività economica, l'urbanizzazione e la disuguaglianza di reddito.
Questa è la loro definizione:
SSP1: Sostenibilità (prendere la strada verde)
SSP2: In mezzo alla strada
SSP3: Rivalità regionale (una strada rocciosa)
SSP4: Disuguaglianza (Una strada divisa)
SSP5: Sviluppo alimentato da combustibili fossili
Sono stati utilizzati per contribuire alla realizzazione del Sesto Rapporto di Valutazione (AR6) dell'IPCC sui cambiamenti climatici. (NdR)

[2] Il decoupling (disaccoppiamento) si verifica quando in un dato periodo il tasso di crescita della pressione ambientale (ad esempio emissioni di gas serra) è inferiore a quello dell’attività economica (ad esempio, il PIL) che ne è all’origine. (NdR)

[3] CDR (Carbon Dioxide Removal): Sistemi di cattura e sequestro dell'anidride carbonica presente in ambiente. (NdR)


Traduzione di Iris Legge - Redazione di Antropocene.org 

Fonte: Monthly Review 01.10.2021


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