Fonte: REDD Monitor - 27.01.2024

Decine di migliaia di persone vengono cacciate dalle loro terre per creare dei “conservation parks” per i turisti.



Il governo della Tanzania sta intensificando la sua campagna di sgomberi, violenze e restrizioni dei mezzi di sussistenza contro le popolazioni indigene e le comunità locali che vivono nei pressi dei parchi nazionali del paese. Il 25 gennaio 2024, l'Oakland Institute ha lanciato un Allarme urgente sulla situazione in Tanzania.

L'Oakland Institute evidenzia tre aree del paese in cui si verificano abusi contro i diritti umani per mano del governo e della Tanzania National Parks Authority (TANAPA).


Distretto di Simanjiro:
Il 14 gennaio 2024, i ranger paramilitari della TANAPA hanno sparato a diversi pastori Masai nel villaggio di Komotorok, nel distretto di Simanjiro, fuori dal Parco nazionale di Tarangire. I ranger hanno arrestato otto persone e sequestrato ottocento capi di bestiame.

Nel dicembre 2022, più di tremila capi di bestiame sono stati sequestrati per essere entrati nel Parco nazionale del Tarangire. Il bestiame apparteneva a pastori del distretto di Simanjiro.

Il responsabile del Parco nazionale del Tarangire, Mathew Mombo, ha dichiarato che il bestiame è stato sequestrato ai confini del Parco nazionale. «Stiamo avvertendo i pastori di interrompere immediatamente i loro piani di portare il bestiame nel Parco Nazionale, perché continueremo a sequestrarlo e a prendere provvedimenti severi», ha detto Mombo a Mwananchi.

L'Oakland Institute ha riferito che «fonti locali riferiscono che il bestiame non si trovava nel parco quando è stato sequestrato».


Ngorongoro Conservation Area:
Il 17 gennaio 2024, il governo tanzaniano ha annunciato che cambierà lo status giuridico della Ngorongoro Conservation Area per impedire l'insediamento umano all'interno dell'area protetta. Circa centomila persone, quasi tutti pastori Maasai, verrebbero così sfrattate con la forza, contro la loro volontà.

Il governo ha fissato l'obiettivo di sfrattare ventimila persone entro marzo 2024.

Da diversi anni il governo minaccia di sfrattare i Maasai della Ngorongoro Conservation Area. Mentre il turismo ha avuto un boom a Ngorongoro, il governo ha tagliato i servizi alle persone che vi abitano. «Il governo ci sta sistematicamente affamando», ha dichiarato una donna del villaggio di Oloirobi all'Oakland Institute nel 2021.

Una ricerca condotta dall'Oakland Institute ha messo in luce i difetti dei piani governativi di sfratto dei Masai. L'Oakland Institute ha rilevato che «i siti di trasferimento non solo non dispongono di acqua e pascoli adeguati, ma i residenti esistenti vengono cacciati per far posto a quelli trasferiti, creando conflitti».

Nel novembre 2023, Rainforest Rescue e l'Oakland Institute hanno lanciato una petizione per fermare lo sfratto dei Maasai dalla Ngorongoro Conservation Area. La petizione è stata firmata da più di 135.500 persone: aggiungete il vostro nome alla petizione e condividetela il più possibile.


Parco nazionale di Ruaha:
Si sono intensificati gli sforzi del governo per sfrattare le persone, per far posto all'espansione del Parco nazionale di Ruaha. I ranger della TANAPA hanno sequestrato attrezzature agricole e fertilizzanti per impedire ai contadini di coltivare le loro terre all'inizio della stagione delle piogge.

Nel dicembre 2023, le comunità hanno presentato una causa alla Corte di giustizia dell'Africa orientale nel tentativo di fermare questa oppressione.

L'espansione del Parco nazionale di Ruaha fa parte di un progetto della Banca Mondiale da 150 milioni di dollari intitolato Resilient natural resource management for tourism and growth [Gestione resiliente delle risorse naturali per il turismo e la crescita] (REGROW). Nel 2023, l'Oakland Institute ha pubblicato un rapporto che «ha rivelato come decine di migliaia di indigeni e comunità locali debbano affrontare sfratti mentre i ranger finanziati dalla Banca sono accusati di omicidi, stupri e altre scioccanti violenze».

Nel novembre 2023, il Consiglio di amministrazione della Banca Mondiale ha approvato una raccomandazione del suo gruppo di ispezione per indagare sul progetto. Ciò ha fatto seguito a una richiesta presentata da due abitanti del villaggio colpito, con il sostegno dell'Oakland Institute.

Nell'Allarme urgente, Andy Currier, analista politico dell'Oakland Institute, afferma che,

«L'intensificarsi delle violenze e degli sgomberi da parte del governo coincide con l'avvio dell'indagine della Banca Mondiale. Circa 100 dei 150 milioni di dollari totali sono già stati erogati per il progetto. Sembra che invece di fare pressione sul governo per fermare gli abusi, l'avvio dell'indagine abbia portato il governo a intensificare il suo piano di sgomberi diffusi, lasciando che i ranger della TANAPA continuino impunemente le loro violenze».

L'indagine del Gruppo d'ispezione dovrebbe concludersi entro luglio 2024. Gli abitanti dei villaggi colpiti dalle violenze e dagli sgomberi sostenuti dalla Banca chiedono alla Banca Mondiale di congelare il finanziamento del progetto mentre l'indagine è in corso.


La comunità internazionale deve chiedere conto al governo

L'Oakland Institute sottolinea che i piani di sfratto, le restrizioni ai mezzi di sussistenza e la violenza dei ranger della TANAPA rappresentano «una chiara escalation di violenza da parte del governo di Samia Suluhu».

Le comunità che subiscono le violenze del governo e della TANAPA chiedono il sostegno internazionale. L’Oakland Institute riferisce che le comunità hanno dichiarato: «Come donatori del governo tanzaniano, siete nella posizione di salvare la vita, i mezzi di sussistenza e la cultura della nostra gente. Potete essere silenziosi e complici, oppure prendere posizione per la giustizia, la dignità e i diritti umani».

Anuradha Mittal, direttrice esecutiva dell'Oakland Institute, si unisce agli appelli della comunità internazionale affinché il governo tanzaniano ne risponda:

«I piani devastanti che stanno distruggendo la vita delle comunità indigene Maasai e di altre comunità non hanno nulla a che fare con la conservazione dell'ambiente, ma con l'avidità.

«Nel nord della Tanzania, le comunità Maasai hanno dichiarato che non lasceranno le terre che gestiscono da generazioni. Nonostante la minaccia di arresti e detenzioni arbitrarie, migliaia di coraggiosi difensori della terra Maasai continuano a protestare e a denunciare i piani di sfratto, dimostrando al mondo che non rinunceranno alla loro lotta.

«Quante altre persone dovranno perdere le loro terre, i loro figli, il loro futuro prima che la comunità internazionale prenda provvedimenti concreti e chieda conto al governo?»


Chris Lang

Traduzione di Alessandro Cocuzza

Fonte: Climate&Capitalism 27.01.2024


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