Marx and the Earth. An Anti-critique, di John Bellamy Foster e Paul Burkett, Haymarket Books, 2017. Nel 2001 John Bellamy Foster e Paul Burkett presentarono una nuova, rivoluzionaria comprensione dei fondamenti ecologici del pensiero di Marx, dimostrando che i concetti marxiani di metabolismo universale della natura, metabolismo sociale e frattura metabolica prefiguravano in gran parte la moderna ecologia dei sistemi.

Mostravano come le relazioni ecologiche erano centrali nella critica di Marx al capitalismo, inclusa la sua analisi del valore.

Nel 2016, pubblicando Marx and the Earth, Bellamy Foster e Burkett ampliano questa analisi allo scopo di rispondere alle recenti critiche ecosocialiste al pensiero di Marx. Ne risulta una vera e propria anti-critica, che punta al ruolo cruciale che giocarono nella originaria critica marxiana del capitalismo la dialettica, la termodinamica dei sistemi aperti e una consapevolezza riguardo al valore intrinseco ed estetico della natura, rendendo possibile una nuova sintesi rosso-verde.



Di seguito, il paragrafo finale della conclusione di Marx and the Earth (pagg. 239 - 241) dell'edizione pubblicata nel 2017 da Haymarket Books. Il libro di Bellamy Foster e Burkett è tuttora inedito in Italia.



Ripristino metabolico: verso uno sviluppo umano sostenibile


Non importa quanto sia grave l’emergenza climatica planetaria che abbiamo di fronte, non importa per quanto ancora proseguiremo lungo il percorso di un cambiamento climatico catastrofico, la risposta che dobbiamo dare ai problemi ambientali globali è essenzialmente sempre la stessa: la lotta per ricreare un equilibrio nel nostro rapporto con la Terra, prima che il sistema Terra, attraverso suoi meccanismi di ripristino, ne crei uno proprio, inadatto alla vita umana su questo pianeta. Tutto ciò richiede la creazione di un modo di produzione collettivo, sostenibile ed egualitario. Per ottenere questo risultato, dobbiamo invertire il processo che ha prodotto una frattura nel ricambio organico tra umanità e natura e cominciare, come Marx sosteneva, a «ripristinare» quanto è stato compromesso. O in un futuro non troppo lontano svilupperemo quelle forme sostenibili di vita che sono richieste dalla situazione in cui ci troviamo, oppure ci verranno imposte, in condizioni ambientali per noi assai meno favorevoli, dagli stessi meccanismi retroattivi del pianeta. Nessuno forse, meglio di Del Weston*, ha colto nel miglior modo la natura sistematica e rivoluzionaria che il cambiamento ecologico comporta quando scrive:

I concetti marxisti di frattura e ripristino delle condizioni metaboliche rappresentano i miei punti di partenza su cui indicare i principi di una organizzazione sociale futura. Affrontare i problemi creati dalla frattura metabolica [indotta dal capitalismo] richiede cambiamenti strutturali radicali che includono lo smantellamento dei rapporti di produzione sociali capitalistici che attualmente dominano i rapporti che gli uomini hanno instaurato con l’ambiente per procurarsi i mezzi di sussistenza. Il ripristino delle condizioni metaboliche significa che dobbiamo rendere locali le condizioni di produzione e consumo e limitare il consumo a ciò che a livello locale la biosfera può sostenere, nel contesto di un ciclo continuo volto a integrare le basi biologiche della produzione. I rapporti di produzione social capitalistici debbono essere trasformati in rapporti di produzione sociali che siano collettivi, cooperativi e non basati sullo sfruttamento dell’uomo e della natura. La dis-alienazione degli uomini nei rapporti di produzione riveste una particolare importanza. Così, come le riforme keynesiane non sono in grado di risolvere i difetti che stanno alla radice dell’economia capitalistica, un ambientalismo che non sorge da una analisi dei rapporti sociali di produzione e di classe non è in grado di risolvere quelle contraddizioni del capitalismo che hanno dato origine al riscaldamento globale e alle altre varie sue crisi [ambientali]. Le società umane hanno la necessità di vivere dentro cicli metabolici – produzione, consumo e rifiuti – facendo parte così di un ciclo autosufficiente in cui il solo nuovo input è l’energia proveniente dal sole. La natura, in questa nuova economia, sarà riconosciuta come la fonte ultima della ricchezza.

Weston insiste sul fatto che un tale sistema di ripristino del metabolismo sociale richiede:

1) la ricostituzione dei beni comuni;
2) la sicurezza alimentare;
3) una comunità di produttori;
4) economie senza crescita (per come viene intesa e contabilizzata nel PIL);
5) equità, giustizia ecologica e ridistribuzione;
6) una reale democrazia partecipativa.

In definitiva una tale visione dello sviluppo umano sostenibile corrisponde al socialismo/comunismo per come viene definito da Marx: un mondo nel quale “i produttori associati, regolano razionalmente questo loro ricambio organico con la natura, lo portano sotto il loro comune controllo… che essi eseguono il loro compito con il minore possibile impiego di energia e nelle condizioni più adeguate alla loro natura umana”.

(* Del Weston (1950 - 2012), ricercatore presso la Curtin University e l'University of Tasmania, in Australia. Autore di: The Political Economy of Global Warming: The Terminal Crisis, 2013).


Gli autori


John Bellamy Foster è direttore della Monthly Review e professore di sociologia all'University of Oregon. Ha scritto ampiamente di economia politica e si è affermato come un importante sociologo ambientale. È autore di Marx's Ecology: Materialism and Nature (2000), The Great Financial Crisis: Causes and Consequences (con Fred Magdoff, 2009), The Ecological Rift: Capitalism's War on the Earth (con Brett Clark e Richard York, 2010) , The Theory of Monopoly Capitalism: An Elaboration of Marxian Political Economy (New Edition, 2014), Marx and the Earth: An Anti-Critique (con Paul Burkett, 2016) tra molti altri.

Paul Burkett è professore di economia all'Indiana State University. Le sue pubblicazioni sul marxismo e l'ecologia includono Marx and Nature: A Red and Green Perspective (2014) e, con John Bellamy Foster, Marx and the Earth: An Anti-Critique (2016).


Traduzione a cura della Redazione di Antropocene.org