Il libro dell'economia partecipativa. La vita dopo il capitalismo, di Michael Albert, il Saggiatore, 2003.

Dopo il trionfo planetario del neoliberismo molti credono che le leggi di mercato siano né più né meno leggi di natura e che il loro corredo di ingiustizie e disuguaglianze sia un male inevitabile.

Ma il fallimento delle alternative storiche al capitalismo non esclude che i princìpi di equità, solidarietà, autonomia e diversità possano sostituirsi a un libero scambio i cui guasti sono sempre più evidenti. Senza limitare la libertà individuale, anzi incoraggiandola. E senza compromettere ricerca, innovazione, sviluppo. Sono questi gli obiettivi dell’economia partecipativa, un sistema di pianificazione “dal basso” che affiderebbe a consigli di lavoratori e consumatori autogestiti l’elaborazione di scelte produttive e di consumo che tengano conto di costi e benefici sociali. Michael Albert, che di “parecon” (dall’inglese participatory economics) è uno dei principali interpreti a livello mondiale, non richiede alcun atto di fede al lettore.

L’economia partecipativa non è una sua invenzione, né un progetto chiuso, ma un esercizio di intelligenza collettiva elaborato da persone di paesi diversi, cui tutti sono chiamati a contribuire. E questo libro è la summa di quanto è stato elaborato e proposto finora. Attraverso un’accurata esposizione e confutazione delle critiche più severe, lo studio di casi e una descrizione dettagliata delle strategie per tradurre il modello in realtà, dimostra che portare la democrazia in tutti gli aspetti della vita economica, dalla produzione all’organizzazione del lavoro, dai consumi alla distribuzione delle risorse non è un’utopia, che un’altro mondo è possibile.


"Il libro dell’economia partecipativa è un programma di riforma economica alternativo al capitalismo, che si fonda sulla partecipazione di lavoratori e consumatori alle decisioni. L’economia partecipativa, originata da una sintesi tra i princìpi della sinistra libertaria e i movimenti di opposizione al neoliberismo, è costituita da una serie di proposte concrete e dettagliate per democratizzare tutti gli aspetti della vita economica, dalla produzione all’organizzazione del lavoro, dai consumi alla distribuzione delle risorse. Scritto come risposta a chi accusa gli oppositori della globalizzazione di sostenere tesi irrealizzabili, il saggio di Michael Albert dimostra che efficienza, produttività, flessibilità e innovazione sono possibili anche in un sistema economico in cui la ricchezza non è concentrata nelle mani di pochi. Michael Albert è cofondatore della casa editrice South End Press e della rivista online Z Magazine. Tra i più attivi giornalisti radicali statunitensi, è autore di numerosi articoli e saggi su temi economici e sociali, sulla globalizzazione e sulla guerra.
Una giusta distribuzione dei compiti richiede che ogni persona goda di una combinazione equa di effetti positivi e negativi sulla qualità della vita nel corso della giornata lavorativa o, se così non è, che siano remunerati conseguentemente. Cioé, perché una persona dovrebbe lavorare in condizioni piacevoli ed un’altra in condizioni orribili, a meno che la seconda non riceva una paga extra per compensare questo carico maggiore? Fortunatamente questo aspetto del Giusto Lavoro è già realizzato nella nostra visione generale, giacché remunerare in accordo allo sforzo ed al sacrificio appiana automaticamente qualsiasi disparità nei fattori della qualità della vita. se remuneriamo in accordo all’impegno e al sacrificio, non appena Betty faccia un lavoro meno soddisfacente e più impegnativo di Salim, produrrà un impegno ed un sacrificio maggiori nel suo lavoro e sarà pagata di più. In questo modo abbiamo già un Giusto Lavoro grazie al nostro accoglimento del principio del Giusto Compenso."
Michael Albert

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