Il cambiamento climatico, attraverso eventi meteorologici estremi in tutto il mondo, sta ponendo minacce immediate all'umanità e a tutti gli organismi viventi sul pianeta. Altri stress ambientali comprendono l'innalzamento dei livelli dell'acqua o la riduzione delle falde acquifere, la desertificazione e la salinizzazione.

L’agricoltura— in particolare l'agricoltura industriale che richiede degli input chimici — è sia la causa che la vittima di questi cambiamenti. Modelli di coltivazione come la monocoltura che dipendono fortemente dalle acque sotterranee e dai supporti chimici, hanno ridotto la sovranità alimentare dei paesi poveri, generando crescenti problemi ambientali.

Questi problemi, insieme all'impatto del cambiamento climatico, hanno influito sulla sicurezza alimentare causando una famepiù grave e diffusa, tanto che il numero di persone che soffrono la fame nel mondo ha ripreso ad aumentare dal 2015, l'anno in cui le Nazioni Unite hanno proclamato la Fame Zero  entro il 2030 come Obiettivo di Sviluppo Sostenibile.

Quindi, quando questa settimana si riunirà il primo Vertice delle Nazioni Unite sui sistemi alimentari, la sua più grande preoccupazione dovrebbe essere come apportare i necessari cambiamenti nei nostri modelli di produzione, distribuzione e consumo di cibo, per adattarli meglio alla natura e renderli più resilienti. Ovvio, vero?

A quanto pare, no. Il timore crescente tra molte parti interessate è che, invece di riconoscere la necessità di strategie veramente trasformative, il vertice potrebbe finire per legittimare e sostenere modelli agricoli orientati alle aziende - il ché aggraverebbe il problema.

Impantanati nella polemica

Il Food Systems Summit è stato oggetto di polemiche, fin dalla fase della sua pianificazione. Gli organismi delle Nazioni Unite con sede a Roma – FAO (Organizzazione per l'Alimentazione e l'Agricoltura), WFP (Programma Alimentare Mondiale) e IFAD (Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo) - che hanno lanciato l'allarme sulla mancanza di sostenibilità e la disuguaglianza all'interno dei sistemi alimentari globali - sono stati, di fatto, messi da parte. Invece è stato scelto come partner il World Economic Forum, una piattaforma non ufficiale che rappresenta essenzialmente gli interessi corporativi globali: una scelta incredibile con poche giustificazioni.

Il vertice stesso è guidato dall'inviata speciale delle Nazioni Unite, Agnes Kalibata, presidente dell'Alleanza per la rivoluzione verde in Africa (AGRA), che è stata criticata per aver sostenuto una particolare strategia sull'Africa, senza trasparenza o responsabilità. Sono stati espressi timori che tutto questo potrebbe diventare un'opportunità per ulteriori raccolte fondi per l’AGRA, che presto finirà i soldi, nonostante abbia ottenuto magri risultati nei 15 anni della sua esistenza.

L’AGRA è stata lanciata nel 2006 dalle fondazioni Bill & Melinda Gates e Rockefeller. È stata progettata seguendo le solite linee della "rivoluzione verde": un modello di monocoltura basato sulla combinazione di sementi commerciali ad alto rendimento, fertilizzanti sintetici e pesticidi chimici che, per aumentare i raccolti, richiede molta irrigazione per acro.

Nella regione asiatica questo modello ha prodotto risultati a medio termine che nel migliore dei casi sono stati contrastanti e associati a gravi problemi ecologici. Un modello che certamente avvantaggia le aziende agricole globali che forniscono input e controllano la distribuzione globale dei raccolti.

Poco da mostrare

Questo potrebbe essere uno dei motivi per cui questo modello è stato imposto all’Africa e perché è stato mantenuto. Mentre la stessa AGRA ha fornito circa 1 miliardo di dollari a 13 paesi, diversi governi beneficiari li hanno investiti sotto forma di sussidi per sementi e fertilizzanti, per molti multipli di tale importo. Questi apporti sono stati ben superiori ai fondi destinati alla coltivazione agroecologica.

Ma c'è poco da mostrare per questa spesa. Inizialmente, l’AGRA mirava a raddoppiare i raccolti e i redditi familiari di 20 milioni di piccoli agricoltori africani entro il 2020 e a dimezzare l'insicurezza alimentare in 20 paesi attraverso miglioramenti della produttività. Sebbene successivamente abbia ridimensionato i suoi obiettivi, non ha fornito alcuna prova dei risultati effettivi - e la Fondazione Gates si è fermamente rifiutata di rivelare i risultati di una verifica che si dice abbia condotto.

Tuttavia, uno studio accademico indipendente non ha trovato quasi alcuna prova di aumenti significativi della produttività, del reddito o della sicurezza alimentare dei piccoli produttori; invece, il numero di persone che soffrono la fame nei paesi dell'AGRA, sembra essere aumentato del 30% nei primi 12 anni di attività. Secondo l'ONU, da quando è stata fondata l'AGRA, la fame grave è aumentata del 50% nell'Africa sub-sahariana.

Strategie agroecologiche

Questo è il motivo per cui le associazioni di agricoltori, la società civile e i gruppi religiosi di tutta l'Africa si sono schierati contro la promozione di AGRA e hanno chiesto che maggiori fondi vengano destinati a strategie agroecologiche basate sui piccoli agricoltori, che sarebbero più eque e più sostenibili nel tempo. Grandi esperti di questioni alimentari che hanno lavorato a stretto contatto con il sistema delle Nazioni Unite, tra cui il relatore speciale sul diritto al cibo, Michael Fakhri; il suo predecessore, Olivier De Schutter (ora relatore speciale su povertà estrema e diritti umani) e Martin Cole (presidente del gruppo di esperti di alto livello sulla sicurezza alimentare e la nutrizione), hanno segnalato che il vertice potrebbe erodere ulteriormente il sostegno pubblico e la legittimità delle Nazioni Unite. Grazie a queste preoccupazioni, diversi gruppi della società civile e di agricoltori hanno deciso di boicottarlo.

Sembra ovvio che lo scopo fondamentale di un vertice sui sistemi alimentari nel mondo di oggi debba essere quello di garantire che tutti abbiano accesso a cibo nutriente e abbordabile, e che non debbano soffrire la fame o che cadano in pratiche malsane di consumo alimentare; che questo cibo sia prodotto in modi sostenibili, che tengano conto dei limiti e dei crescenti vincoli imposti dalla natura e che non creino danni ecologici futuri; e che i piccoli agricoltori, che provvedono alla maggior parte della coltivazione nella maggior parte del mondo in via di sviluppo, siano in grado di sostenere se stessi e le loro famiglie e di guadagnare un reddito ragionevole attraverso questa attività. Se è così, allora chiaramente il Food Systems Summit deve allontanarsi da una strategia come quella di AGRA, invece di promuoverlo e di cercare finanziamenti per più dello stesso modello fallito.

Questi problemi sono troppo seri e urgenti per lasciare che rimangano irrisolti. L'umanità non può continuare a far saltare per aria le poche possibilità che ha di salvare sé stessa e il pianeta.


Jayati Ghosh

Traduzione di Iris Legge - Redazione di Antropocene.org 

(Questo articolo è stato originariamente pubblicato su Social Europe il 20 settembre 2021.)

Fonte: Monthly Review 25.09.2021


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