Fonte: Climate&Capitalism - 25.06.2023

La recensione di Peter Boyle del libro di Kohei Saito Marx in the Anthropocene: Towards the Idea of Degrowth Communism (Climate & Capitalism, 23 giugno 2023) fornisce un eccellente resoconto dei suoi punti principali.

La mia critica può essere riassunta nel seguente modo: “Sì al comunismo della decrescita”, ma anche “Sì all'ecosocialismo della buona crescita” purché ci si arrivi.

Nella transizione ecosocialista al comunismo della decrescita che Boyle indica, inizierebbe il processo di accorciamento radicale della settimana lavorativa e di liberazione della creatività umana, della socialità e della solidarietà sociale.

Boyle cita Hickel: «Sebbene sia possibile passare al 100% di energia rinnovabile, non possiamo farlo abbastanza velocemente da rimanere sotto gli 1,5°C o i 2°C, se continuiamo a far crescere l'economia globale ai ritmi attuali».

Una transizione di questo tipo significa che i combustibili fossili dovrebbero essere eliminati più velocemente di quanto le energie rinnovabili possano essere create per sostituirli. Ma Hickel non dice cosa deve crescere – oltre alle forniture di energia rinnovabile – e cosa deve decrescere, in questa transizione. Per rispondere a questa domanda è essenziale decostruire la crescita economica nelle sue componenti.

Il marchio della decrescita è stato messo in discussione da Josef Baum un decennio fa:

«Walter Hollitscher, un filosofo materialista austriaco, in un dibattito svoltosi alla fine degli anni '70, sosteneva che l'unica cosa che deve assolutamente crescere è la soddisfazione dei bisogni. In sostanza, da un punto di vista socio-ecologico la questione della crescita o della decrescita è semplice: non ci può essere una risposta affermativa o negativa. Alcuni flussi, stock e attività dovrebbero crescere; altri non dovrebbero crescere ma diminuire, come ad esempio la produzione di armi. Non sembra utile usare il termine “decrescita” senza indicare cosa dovrebbe diminuire, perché l'uso generale della nozione di “decrescita” può essere facilmente inteso come un attacco indifferenziato al tenore di vita e ai mezzi di sostentamento di molti gruppi di persone, soprattutto di ampi settori della società a basso reddito».[1]

Critico la decrescita da una posizione simile.[2] Ma Saito si oppone a qualsiasi forma di crescita economica, anche in un regime ecosocialista e postcapitalista: «L'ecosocialismo non esclude la possibilità di perseguire un'ulteriore crescita economica sostenibile una volta superata la produzione capitalistica, ma il comunismo della decrescita sostiene che la crescita non è sostenibile né desiderabile nemmeno nel socialismo». (p. 209)

È quindi deludente, dal momento che siamo ancora immersi nel capitalismo fossile, che Saito non decostruisca sistematicamente il discorso della decrescita tenendo conto di queste distinzioni, crescita buona contro crescita cattiva, nel contesto di una strategia per raggiungere l'obiettivo del comunismo della decrescita.

Poiché il motore è la lotta di classe a più dimensioni, sempre più ispirata a un'agenda ecosocialista sotto il capitalismo, gli ecosocialisti sostengono comunemente una vigorosa decrescita dei consumi di lusso, in particolare quelli dell'1% della popolazione, e di quelli legato alla dipendenza dalle automobili (anche elettriche), ai consumi delle mega-ville e soprattutto del complesso militare-industriale dei combustibili fossili, unita alla crescita delle forniture di energia rinnovabile, dei trasporti pubblici elettrificati gratuiti, delle abitazioni verdi a prezzi accessibili, delle agro-ecologie che forniscono cibo biologico, dell'assistenza sanitaria e dell'istruzione di prim'ordine per tutti, del governo sociale dell'economia. In altre parole, il perseguimento di un orizzonte ecosocialista, che conduca a un mondo postcapitalista smilitarizzato e in pace.

Saito ci offre una penetrante esegesi degli scritti di Marx, soprattutto del tardo Marx, fornendo profonde intuizioni, rafforzando la critica di Malm all'ibridismo, con una preziosa critica agli “accelerazionisti” di sinistra che si aspettano che la tecnologia porti da sola il comunismo nel mondo. Ma Saito trascura di analizzare la letteratura sulla decrescita e la sua critica da sinistra.

Ad esempio, mi cita: «Molti credono ancora che il marxismo e la decrescita siano incompatibili» (Schwartzman 1996, pp. 209-210), ma io non menziono nemmeno la decrescita, né la sua incompatibilità con il marxismo nel mio articolo del 1996,[3] e purtroppo Saito tralascia qualsiasi discussione sulla termodinamica di Georgescu-Roegen, che è fondamentale per il discorso sulla decrescita.

Presumo che Saito si riferisca ai miei articoli e libri più recenti – ad esempio, la nostra critica a Kallis (2017).[4] Egli cita Hickel e Kallis,[5] ma non la nostra critica.[6]

Al contrario, Saito afferma che: «Il progresso tecnologico può far retrocedere i limiti in una certa misura, ma l'entropia aumenta, l'energia disponibile diminuisce e le risorse naturali si esauriscono. Questi sono fatti oggettivi, indipendenti dalle relazioni sociali e dalla volontà umana». (p. 113)

Ma, in un mondo in cui ci sia il 100% di energia rinnovabile globale, questo debito di entropia viene pagato allo spazio come calore di scarto, senza contribuire al riscaldamento globale come avviene oggi con l'80% dell'energia derivata dal consumo di combustibili fossili. Inoltre, questa fornitura di energia rinnovabile, superiore all'attuale consumo di energia primaria, può alimentare un'economia circolare globale necessaria per il comunismo della decrescita, ma questa infrastruttura energetica deve essere creata con una crescita reale di questo settore dell'economia fisica.

In questa transizione, a partire dal capitalismo, la capacità di mitigazione e adattamento al clima e l'eliminazione della povertà energetica che affligge il Sud globale devono essere create sotto forma di forniture di energia principalmente eolica e solare.[7] Saito non affronta questa sfida.

Cita John Bellamy Foster:

«La società, in particolare nei paesi ricchi, deve muoversi verso un'economia di stato stazionario, il che richiede il passaggio a un'economia senza formazione netta di capitale, che rimanga all'interno del bilancio solare». Lo sviluppo, in particolare nelle economie ricche, deve assumere una nuova forma: qualitativa, collettiva e culturale – enfatizzando lo sviluppo umano sostenibile in armonia con la visione originale del socialismo di Marx» (p. 210).[8]

Ma i paesi ricchi, che hanno la responsabilità storica di aver generato pericolosi cambiamenti climatici a causa del loro consumo di combustibili fossili con i maggiori impatti sul Sud del mondo, devono ora essere ritenuti responsabili di finanziare e aiutare a implementare le necessarie infrastrutture per l'energia eolica/solare, soprattutto nel Sud del mondo, oltre a convertire le proprie economie fisiche in città verdi, trasporti pubblici elettrificati, agroecologie ecc., smantellando il complesso industriale militare dei combustibili fossili.

In effetti, Saito riconosce l'importanza del ruolo delle energie rinnovabili: «Come soluzione alla crisi climatica, i pannelli solari e i veicoli elettrici sono essenziali, ma la tecnologia delle batterie ad essi associata è ad alta intensità di risorse, soprattutto per quanto riguarda i metalli rari». (p. 41)

Ma non riconosce che esistano soluzioni per affrontare la grave sfida dell'estrattivismo in una robusta transizione verso l’energia eolica/solare, vale a dire l'utilizzo di questa fornitura di energia per riciclare i metalli, comprese le enormi scorte ora incorporate nei combustibili fossili e nelle infrastrutture militari in un'economia fisica circolare, nonché la sostituzione di elementi comuni al posto di altri più rari (ad esempio, il sodio al posto del litio nelle batterie) nelle tecnologie rinnovabili e nello stoccaggio dell'energia.[9]

Il comunismo della decrescita è vicino nel concetto al Comunismo Solare, entrambi con un'economia fisica a stato stazionario e aggiornando al XXI secolo la frase di Marx, «Ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo i suoi bisogni!»*, in riferimento tanto agli esseri umani che alla natura. Ciò corrisponde a quella che ho recentemente definito l'epoca futura del Solarcommunicene.[10] Ci si augura che il libro di Saito contribuisca a promuovere questo futuro.


Note

[1] Josef Baum, In Search for a (New) Compass – How to Measure Social Progress, Wealth and Sustainability?, «Transform! European journal for alternative thinking and political dialogue», 2011.

[2] David Schwartzman, A Critique of Degrowth and Its Politics, «Capitalism Nature Socialism», 2012.

[3] David Schwartzman, Solar Communism, «Science & Society», Vol. 60, No. 3, Fall 1996, pp. 307-331.

[4] G. Kallis, Socialism Without Growth, «Capitalism Nature Socialism» (2017); D. Schwartzman e S. Engel Di Mauro, A Response to Giorgios Kallis’ Notions of Socialism and Growth, «Capitalism Nature Socialism», 2019.

[5] J. Hickel, Degrowth: A Theory of Radical Abundance, «Real-World Economic Review», 2019; G. Kallis, Socialism Without Growth, op. cit.

[6] David Schwartzman, Solar Communism, op. cit.; D. Schwartzman, A Critique of Degrowth and Its Politics, op. cit.; D. Schwartzman, Degrowth in a renewable energy transition?, pdf, University of Exeter Seminar, 4 Aprile, 2022.

[7] https://climateandcapitalism.com/2022/01/05/a-critique-of-degrowth/; http://theearthisnotforsale.org/dschwartzman_exeter42022.pdf

[8] J.B. Foster, Marxism and Ecology: Common Fonts of a Great Transformation, «Monthly Review», 2015.

[9] https://climateandcapitalism.com/2022/01/05/a-critique-of-degrowth/

[10] David Schwartzman, An Ecosocialist Perspective on Gaia 2.0, «Capitalism Nature Socialism», 2020.

* La citazione è da Karl Marx, Critica al Programma di Gotha (Massari, Bolsena, 2008, p. 53), che a sua volta parafrasa gli Atti degli Apostoli (At 4, 35)


David Schwartzman

Traduzione di Alessandro Cocuzza - Redazione di Antropocene.org

Fonte: Climate&Capitalism 25.06.2023


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