Gli "impegni per il clima" delle aziende mascherano l'inerzia e sostengono lo status quo.

Un nuovo rapporto pubblicato mercoledì da tre gruppi di pressione progressisti solleva il velo sui cosiddetti impegni climatici a “zero emissioni nette”, che sono spesso propagandati da aziende e governi come soluzioni all'emergenza climatica, ma che secondo gli autori del documento sono solo una pericolosa forma di greenwashing (diffondere disinformazione in modo da fornire l'immagine pubblica di aziende ecologicamente responsabili), che dovrebbe essere evitata a favore di politiche a “reali zero emissioni”, basate su impegni significativi e a breve termine per ridurre le emissioni globali dei gas serra.

The Big Con: How Big Polluters Are Advancing a ‘Net Zero’ Climate Agenda to Delay, Deceive, and Deny (La grande truffa: come i grandi inquinatori stanno portando avanti un'agenda climatica a "zero emissioni nette" per ritardare, ingannare e negare) è stato pubblicato da Corporate Accountability, Global Forest Coalition e Friends of the Earth International, ed è stato approvato da oltre sessanta organizzazioni ambientaliste. Il documento precede la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici di novembre a Glasgow, in Scozia, e accompagna il proliferare di promesse delle aziende e governi inquinanti per raggiungere la neutralità carbonica [equilibrio tra emissioni e assorbimento]- sempre più attraverso dubbie compensazioni - entro qualche data lontana, spesso l'anno 2050.

Tuttavia, il rapporto afferma che
“Invece di offrire soluzioni reali e significative per affrontare giustamente la crisi che hanno creato in modo consapevole e assumendosi la responsabilità di agire, iniziando con la riduzione drastica delle emissioni alla fonte, le società e i governi inquinanti stanno portando avanti piani a “zero emissioni nette” che richiedono poco o nulla in termini di soluzioni reali o tagli alle emissioni che siano reali ed efficaci. …. Vedono le potenzialità per un percorso globale a "zero emissioni nette" solo in quanto fornisce loro nuove opportunità commerciali, piuttosto che ridurre la produzione e il consumo dei loro prodotti inquinanti.”
“Dopo decenni di inazione, le aziende stanno improvvisamente correndo per impegnarsi a raggiungere le “zero emissioni nette", tra le quali giganti dei combustibili fossili come BP, Shell e Total; giganti della tecnologia come Microsoft e Apple; rivenditori come Amazon e Walmart; finanziatori come HSBC, Bank of America e BlackRock; compagnie aeree come United e Delta; e aziende alimentari, zootecniche, produttrici di carne e agricole come JBS, Nestlé e Cargill. Le aziende inquinanti gareggiano tra loro per dimostrare di essere la società più impegnate ed orgogliose nelle politiche per il raggiungimento delle "zero emissioni nette" entro il 2050 o qualche altra data in un lontano futuro. Negli ultimi anni, più di millecinquecento aziende hanno assunto impegni in tal senso, un risultato applaudito dalla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e dal Segretario generale delle Nazioni Unite.”

“Sempre più spesso, il concetto di "zero emissioni nette" viene frainteso negli ambienti politici e dai singoli attori per non intraprendere le dovute azioni ed evitare responsabilità", afferma il rapporto. “L'idea alla base delle "zero emissioni nette" da parte dei grandi inquinatori è che una attività economica possa continuare a inquinare, o addirittura aumentare le proprie emissioni, cercando di compensare tali emissioni in svariati modi. In questi piani, le emissioni non sono altro che un'equazione matematica: possono essere aggiunte in un luogo e sottratte ad un altro.”
“Questa equazione è semplice in teoria, ma profondamente imperfetta nella realtà", afferma il documento. “Questi schemi vengono utilizzati per mascherare l'inazione, imporre l'onere dei tagli alle emissioni e della prevenzione dall'inquinamento sulle comunità storicamente sfruttate, compromettendo il futuro della collettività, garantendo un impatto distruttivo a lungo termine su terra, foreste e oceani e attraverso lo sviluppo delle tecnologie di geoingegneria. Queste tecnologie sono estremamente rischiose, non esistono sulla scala presumibilmente necessaria e possono causare danni enormi - e probabilmente irreversibili.”

Tra i principali risultati del rapporto:
    • I grandi inquinatori, comprese le industrie dei combustibili fossili e dell'aviazione, hanno esercitato forti pressioni per garantire il passaggio del Q45, un credito d'imposta che sovvenziona la cattura e lo stoccaggio del carbonio. Un rapporto (pdf) del 2020 dell'ispettore generale del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha portato alla luce che le aziende di combustibili fossili hanno indebitamente rivendicato quasi un miliardo di dollari in crediti Q45.
    • L'International Emissions Trading Association, descritta dagli autori del rapporto come "forse il più grande lobbista globale del mercato delle emissioni e delle compensazioni, i entrambi i pilastri dei piani climatici a ‘zero emissioni nette' degli inquinatori",  ha sfruttato il suo notevole potere per spingere la sua agenda di greenwashing ai colloqui internazionali sul clima.
    • I principali inquinatori hanno fatto generose donazioni alle università, tra cui il Massachusetts Institute for Technology, la Princeton University, la Stanford University e l'Imperial College di Londra, nel tentativo di influenzare la ricerca relativa alle "zero emissioni nette". Al Global Climate and Energy Project della Stanford, l’ExxonMobil si è riservato il diritto di rivedere formalmente la ricerca prima che fosse completata e ha potuto inserire membri del personale aziendale nei team di sviluppo.

“L'approccio migliore e più comprovato per affrontare la crisi climatica nella giusta maniera è quello di ridurre significativamente le emissioni ora e in modo equo, avvicinandole a reali zero emissioni al più tardi entro il 2030", afferma il rapporto, riferendosi a una situazione in cui non ci sono emissioni di carbonio prodotte da un bene o un servizio e senza l'impiego di compensazioni. “Le soluzioni intersettoriali di cui abbiamo bisogno esistono già, sono comprovate e sono realizzabili adesso. Tutto ciò che manca è la volontà politica di farle avanzare, a dispetto degli ostacoli frapposti da parte dell'industria.”

“La gente di tutto il mondo ha già chiarito cosa vuole", afferma il rapporto. “Soluzioni significative che possono essere implementate ora sono già descritte dettagliatamente in piattaforme come il People’s Demands for Climate Justice, la Liability Roadmap, L’Energy Manifesto, e tante altre risorse che racchiudono la saggezza di chi è in prima linea nella crisi climatica.”

Sara Shaw, co-coordinatrice del programma per la giustizia climatica e l'energia presso Friends of the Earth International e co-autrice del documento, ha affermato che "questo rapporto mostra che i piani a "zero emissioni nette" dei grandi inquinatori non sono altro che una grande truffa... La realtà è che aziende come Shell non hanno alcun interesse ad agire veramente per risolvere la crisi climatica riducendo le loro emissioni da combustibili fossili. Invece, il loro piano è di mantenere lo status quo, pur ripulendo la propria immagine con la piantagione di alberi e schemi di compensazione che non potranno mai compensare l’estrazione e la combustione dei combustibili fossili. Dobbiamo prendere atto in fretta del fatto che stiamo cadendo in trappola. Le "zero emissioni nette" rischiano di oscurare la mancanza di azione, finché sarà  troppo tardi.”

Lidy Nacpil, coordinatrice dell'Asian Peoples Movement on Debt and Development, che ha approvato il rapporto, ha avvertito che "le proclamazioni del raggiungimento dell’obbiettivo delle 'zero emissioni nette' sono pericolosi inganni". L’obiettivo delle  "zero emissioni nette" suona ambizioso e visionario, ma in realtà consente ai grandi inquinatori e ai governi ricchi di continuare a emettere [gas serra] che, secondo loro, verranno cancellati attraverso tecnologie non testate e pericolose, il mercato del carbonio e le compensazioni che spostano l'onere dell'azione a favore del clima sul Sud del mondo. I grandi inquinatori e i governi ricchi non dovrebbero solo ridurre le emissioni a zero, ma devono anche pagare i risarcimenti per l'enorme debito climatico dovuto al Sud del mondo.”

In conclusione, il rapporto afferma che i leader mondiali devono "ascoltare le persone e dare una volta per tutte la priorità alla vita delle persone e al pianeta piuttosto che alle forze del profitto e della distruzione.”

"Per evitare il collasso sociale e planetario", si afferma, "devono ascoltare gli appelli di milioni di persone in tutto il mondo e perseguire politiche che facciano uscire le nostre economie in modo giusto ed equo dai combustibili fossili e che promuovano soluzioni reali che diano priorità alla vita - ora.”

Brett Wilkins

Adattato da Common Dreams, June 9, 2021, sotto una licenza Creative Commons 3.0.


Traduzione di Iris Legge - Redazione di Antropocene.org

Fonte: Climate&Capitalism 10.06.2021


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