Perché non si vedono più le stelle. Inquinamento luminoso e messa a reddito della notte, di Wolf Bukowski, Eris, 2022. Il ciclo continuo del consumo trova un alleato nella luce artificiale che modifica l’ambiente urbano, che provoca danni alla salute dell’uomo, ma anche agli animali e alle piante. Che cavalca la paura e mette a reddito la notte rendendo possibile attività tipicamente diurne in nome del profitto.

L’utilizzo della luce a livello urbano va di pari passo con i concetti di decoro/degrado e con il securitarismo. L’insicurezza percepita e la paura del crimine sono alimentati proprio da quello stesso utilizzo della luce che ridefinisce i nostri contesti urbani. Abbiamo perso l’abitudine al buio al punto di percepire solo gli spazi bui come pericolosi.

Com’è possibile che il buio non esista più? La sovrailluminazione costante, onnipresente – in particolare nei Paesi definiti sviluppati – fa male al clima, al pianeta e alla salute. Come si può combattere contro questa luce inquinante, securitaria, “decorosa”?



La troppa luce notturna, in particolare, porta a conseguenze per la salute umana, come le alterazioni della melatonina e della regolazione ormonale, ma incide anche sulla vita degli animali selvatici, provocando loro smarrimento, come nel caso di una specie di uccelli, lo junco occhiscuri. Ma le conseguenze si manifestano anche sulle piante e il loro ciclo vitale, ma anche sull’assenza di impollinatori notturni.

Oltre a ciò, l’inquinamento luminoso è anche inquinamento tout court, dal momento che vi è uno spreco di energia prodotta che contribuisce alle emissioni e al cambiamento climatico, «anche nel caso del fotovoltaico se viene costruito su terreni agricoli», sottolinea l’autore.

Bukowski ricostruisce la genesi delle politiche di illuminazione pubblica per il contrasto dell’insicurezza, o meglio: al pari delle altre politiche sul decoro, il punto è la cosiddetta percezione di insicurezza, poiché gli studi e le statistiche non sono in grado di dimostrare che effettivamente strade e piazze più illuminate facciano diminuire i reati.

«Soprattutto negli ultimi decenni, far leva sulla paura è stato il meccanismo con cui si è affermata ed estesa l’illuminazione eccessiva – sottolinea l’autore – Il problema non è l’illuminazione in sé, ma l’eccesso rispetto alle reali esigenze nel contesto urbano o per la sicurezza stradale. Sulla sicurezza si è puntato tanto perché l’illuminazione è stato uno dei tanti modi in cui si è trasformata la città per rassicurare la popolazione impaurita, che era impaurita da tante altre cose».


LEGGI L'INTERVISTA di Riccardo Liguori a Wolf Bukowski - Linkiesta 23.09.2022 CLICCA QUI