La sesta estinzione. Una storia innaturale, di Elizabeth Kolbert, Neri Pozza, 2014. La storia narrata in queste pagine comincia circa duecentomila anni fa quando, in una ristretta porzione dell’Africa orientale, compare una nuova specie animale. È una specie non dotata di grande forza e neanche di alti tassi di fertilità.

Tuttavia, i suoi membri attraversano fiumi, altopiani, catene montuose, cacciando altri mammiferi. Arrivano in Europa, si mescolano con creature simili a loro e le sterminano. Incrociano il cammino di altri animali fisicamente più forti ma incapaci di riprodursi con rapidità – enormi felini, orsi giganteschi, tartarughe grosse come elefanti – e li spazzano via. Attraversano i mari, raggiungono isole abitate da creature abituate all’isolamento totale e ne determinano la sparizione.

Grazie poi a molteplici fattori, si riproducono con una frequenza così impressionante che la vita del pianeta risulta profondamente alterata: intere foreste vengono abbattute, numerosi organismi vengono trasportati da un continente a un altro.
Scoprono, infine, riserve sotterranee di energia, modificando così profondamente la composizione dell’atmosfera e, con essa, gli equilibri climatici e chimici degli oceani, che numerose specie animali e vegetali sono costrette a emigrare verso i poli e numerose altre si ritrovano abbandonate nel deserto.
La specie che ha alterato in tal modo la vita del pianeta si è autonominata, a un certo punto della sua storia, «specie dell’homo sapiens» e, tra le catastrofi da essa causate, cinque sono state così grandi da meritare il nome di «Big Five».

Questo libro, che ha avuto uno strabiliante successo al suo apparire negli Stati Uniti, ripercorre la storia dei «Big Five» per gettare luce su un altro allarmante evento che gli esseri umani stanno producendo. È presto per dire se esso è comparabile, per forza e portata, ai «Big Five», ma è in corso ed è noto col nome di Sesta Estinzione.
Dalla foresta pluviale amazzonica alla cordigliera delle Ande, dalla Grande Barriera Corallina alla moria di organismi riscontrabile nel giardino di casa propria, Elizabeth Kolbert conduce il lettore nei luoghi di questa Estinzione attraverso un avvincente racconto in cui all’entusiasmo per le nuove, recenti conoscenze sull’argomento si unisce l’orrore che esso comporta.



RECENSIONE


Nel corso dell’ultimo miliardo di anni la Terra ha sperimentato 5 grandi estinzioni di massa a seguito di più o meno improvvisi cambiamenti climatici e ambientali. L’evento sicuramente più conosciuto avvenne 65 milioni di anni fa, a cavallo tra il Cretaceo ed il Terziario, quando un asteroide di 10 km centrò il Golfo del Messico, estinguendo, tra le altre specie, anche i dinosauri. Nel suo nuovo libro Elizabeth Kolbert testimonia come l’avvento dell’epoca dominata dalla specie umana, l’Antropocene, stia provocando effetti parimenti devastanti sulla biosfera, causando una contrazione delle specie viventi ad una velocità comparabile a quella delle estinzioni precedenti.

Elizabeth Kolbert si reca negli angoli più remoti del pianeta. Dalla foresta equatoriale dell’America Centrale dove, in una suggestiva escursione notturna, si unisce ad un gruppo di biologi alla ricerca di una specie di rana ormai prossima all’estinzione. Fino all’Islanda quando, sulla barca di un pescatore locale, tenta di abbordare lo sperduto scoglio roccioso di Eldey dove nel 1844 furono uccisi gli ultimi due esemplari di great auk , Alca gigante.

Sorprendentemente Elizabeth Kolbert riconduce l’inizio della sesta estinzione a 40,000 anni fa quando Homo Sapiens cominciò ad impattare irreversibilmente la biosfera estinguendo l’uomo di Neanderthal col quale aveva coabitato durante parte dell’ultima epoca glaciale. Con un volo pindarico l’autrice ci riporta infine nell’epoca contemporanea e precisamente nel suo giardino in Nord America dove le specie erbacee originarie sono state ormai completamente rimpiazzate da altre importate dall’Europa in seguito al viaggio di Colombo nel 1492.

In conclusione, Elizabeth Kolbert ci presenta un’affascinante serie di esempi sparsi nel tempo e nello spazio ma con un denominatore comune: la perdita irreversibile di un patrimonio genetico generatosi durante milioni di anni di evoluzione e scomparso, geologicamente parlando, in un battito di ciglia. Con questa testimonianza eccezionale l’autrice pone una pietra miliare nel diffondere la consapevolezza di questo evento senza precedenti perché un’umanità consapevole sarebbe almeno a metà del viaggio verso un’inversione di marcia.

Paolo Gabrielli

fonte: Climalteranti